RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Aida alla Scala

nel classico allestimento di Franco Zeffirelli

Alla Scala ritorna l'opera Aida nel celebre allestimento del 1963 creato da Lila De Nobili, scene e costumi, e Franco Zeffirelli, regia. La produzione è stata proposta in occasione dei novantacinque anni del regista toscano. Ritornare al passato è stato opportuno dopo il precedente allestimento di Peter Stein non proprio azzeccato. È un allestimento “vecchio”, ma detiene ancora il suo fascino di un mondo sorpassato nell'allestire un'opera lirica. La mano di Zeffirelli, oggi ripresa da Marco Gandini, non si fa vedere molto, quello che resta nell'immagine dello spettatore è la favolosa vena artistica della scenografa, che ci sorprende e ci lascia meravigliati, anche se taluni possono affermare che trattasi oggi di pagina da rivista illustrata. Dei bellissimi costumi, che è facile confrontare con le foto originali, è restata poca traccia nel corso del rifacimento, restano inalterati quelli del coro e delle comparse. La complessità di un allestimento storico è giustificata se la scena sbalordisce. Accade sovente, pur pagando il pegno d'interminabili intervalli. Ridimensionata la regia nelle grandi scene d'assieme, che penalizza lo stesso significato della ripresa. Tuttavia al pubblico piace e anche se non è scaturito l'applauso al levarsi del sipario, commenti di meraviglia e approvazione si potevano percepire dal pubblico, che per la cronaca registrava alla quarta recita un tutto esaurito.

Debuttava sul podio del Teatro alla Scala il sessantatreenne direttore israeliano Daniel Oren, sostituendo il previsto collega Nello Santi. Oren ha al suo attivo centinaia di rappresentazioni di Aida, soprattutto all'Arena di Verona, e a memoria non ricordo di aver ascoltato al chiuso il titolo in oggetto. La direzione era rifinita nel dettaglio e molto calibrata nelle sonorità, il preludio atto I era quasi cameristico. In seguito abbiamo avuto una lettura fluida, efficace nelle grandi scene d'assieme, sempre maestoso, difetta invece nei momenti più intimistici, in particolare al terzo atto, dove mancava un tratto poetico nel fraseggio. Vero che il cast non era proprio esaltante, e il maestro è dovuto scendere a compromessi ed è giusto rilevare che li ha seguiti e calibrati con grande talento. L'orchestra era brillantissima e pulita, impegnata in una lodevole prova. Il coro diretto da Bruno Casoni si esibiva in modo superlativo per compattezza e concentrazione. Bravissimo il Corpo di Ballo del Teatro alla Scala su coreografie di Vladimir Vasiliev.

Krassimira Stoyanova, Aida, era la cantante più interessante della locandina. Al ruolo, almeno in Italia, è arrivata tardi ma non si possono non considerare il sapiente uso del fraseggio e un buon utilizzo dei colori attraverso una voce bella e ricca di armonici. Meno emozionante nei passi drammatici ove il settore acuto è compresso senza produrre danni e il celebre do smorzato è appena accennato, quasi assente. Nel complesso una buona prova offerta da una solida artista.

Aggettivi che non possiamo condividere con Jorge De Leon, Radames, che sostituiva all'ultimo il collega indisposto. Riconosciamo al volenteroso tenore spagnolo l'ardua impresa, ma non possiamo che considerare la sua esibizione nel solco dell'ordinarietà, poiché tolto un timbro apprezzabile, la tecnica vocale è approssimativa con risultati poco edificanti. Delude anche Violeta Urmana, Amneris, la quale mantenendo un registro medio e grave ancora solido, difetta nella zona acuta che è disintegrata con emissioni al limite dello strillo, mentre il personaggio nobile e aristocratico è ben realizzato. L'Amonasro di George Gagnidze è qualificato dal fiume di voce del cantante, fiume che però potrebbe utilizzare con più stile e qualche maggiore raffinatezza.

Molto bravo Vitalij Kowaljow, un Ramfis di rango, austero e incisivo sia nel canto sia nell'interpretazione, mentre Carlo Colombara era un Re piuttosto sbiadito. Particolari lodi per i due allievi dell'Accademia del Teatro alla Scala: Enkeleda Kamani e Riccardo Della Sciucca, i quali erano rispettivamente una precisa e sensibile Sacerdotessa e un mirabile Messaggero, che nel breve intervento ha messo in luce una vocalità calibrata, precisa e molto musicale.

Successo convinto con numerose chiamate al termine.

Lukas Franceschini

2/6/2018

Le foto del servizio sono di Brescia & Amisano.