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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Alevtina Ioffe dirige l'orchestra

del Teatro Massimo Bellini di Catania

Concerto sinfonico dal carattere originale e poco usuale quello proposto sabato 22 aprile dal Teatro Massimo Bellini di Catania (con replica il 23), in quanto ha accostato un titolo alquanto raro e poco eseguito come Der Dämon op. 28 di Paul Hindemith con la più frequentata Sinfonia n. 6 in si minore “Patetica” di Pëtr Il'ic Cajkovskij.

La prima partitura appartiene al periodo giovanile di Paul Hindemith perché composta nel 1922 ed è in effetti un ballo-pantomima in 2 quadri di Max Krell dal quale l'anno successivo il versatile compositore tedesco selezionò e trasse una Suite op. 28a da concerto che ne riproponeva le danze più significative. Dalla composizione emana un carattere perturbante ed inquietante profondo, attraverso cui si manifesta a chiare lettere la volontà di un demone intenzionato a mantenere il suo dominio su due inebrianti e ammalianti sorelle attraverso il fascino e la seduzione della danza. La forza icastica dell'abbagliante pagina è stata resa con grande suggestione dall'orchestra del nostro teatro, guidata con notevole precisione ed esperta professionalità da Alevtina Ioffe, conduttrice dalla lettura rifinita e puntigliosa. L'artista moscovita ha saputo cogliere l'afflato inquietante, magico ed occulto della trama armonica e trasmetterlo e trasfonderlo alla compagine orchestrale, che l'ha assecondata con un rigore quasi perfetto.

Lo stato di grazia dell'orchestra del Bellini si è ancor più spiegato ed estrinsecato a tutto campo nell'esecuzione della splendida e struggente Sinfonia n. 6 in si minore “Patetica” di Cajkovskij, evidenziando interventi solistici di limpida pulizia sonora e nel contempo ripieni orchestrali di rifinito nitore e cristallina trasparenza. Direttore e compagine strumentale hanno saputo raggiungere una coesione e una simbiosi di intenti interpretativi alquanto rara, al punto che si è riversata come una vera e propria cascata d'acqua sul pubblico del Bellini, con una fragranza e una gradevolezza di sonorità di raffinata tenerezza, unite a un'espressività e a un dinamismo fonico definito e cesellato, arricchito e potenziato da un afflato di malinconico e tormentato languore, lo stesso compositore russo annotò riguardo alla sua partitura: "Mai nessuno conoscerà il segreto di questa sinfonia all'infuori di me stesso".

Un'interpretazione davvero mirabile e magistrale da parte di conduttore e strumentisti, ben tre sono state le chiamate alla ribalta, che ci auguriamo si ripeta e si riproponga con sempre maggior frequenza all'interno del nostro meraviglioso teatro che un grande direttore d'orchestra come Gianandrea Gavazzeni nel suo volume Scena e retroscena ebbe a definire per la sua acustica «uno Stradivari».

Giovanni Pasqualino

23/4/2017

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.