RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Aminta/Orfeo

alla 67ª Sagra Musicale Malatestiana

La Sagra Musicale Malatestiana, giunta alla 67ª edizione, propone da qualche anno spettacoli di nicchia nella parte finale della rassegna. Quest'anno è stata la volta di Aminta/Orfeo, uno spettacolo di lirica e prosa di cinquecentesca memoria.

Arguto ideatore è stato Alessandro Taverna, figura di spicco in campo musicale e culturale da anni e di consolidata esperienza. In questo spettacolo si fondono due generi, musica e prosa, che al tempo era definita festa teatrale. Infatti, ci sono passi di Aminta, favola pastorale di Torquato Tasso, scritta a Ferrara nel 1573, e di Orfeo dolente di Domenico Belli. Il tutto avviene storicamente a Firenze, Palazzo della Gherardesca, nel 1616; alla favola teatrale, ove si racconta dell'amore di Aminta e Silva, sono interpolati cinque intermedi in stile musicale. Questa era una pratica assai frequente a cavallo tra i secoli XVI e XVII. Trattasi del germoglio che poi fiorirà nell'opera lirica, emblema musicale e culturale italiano della più fiorente esportazione. Le affinità drammaturgiche dei due testi si sviluppano sul sentimento dell'amore, inconsolabile in Orfeo per la perdita di Euridice, e in parte sconfitto scendendo negli inferi, consolatorio quello di Aminta che trova supporto nelle braccia di Silvia.

Prima rappresentazione moderna, quella di Dominico Belli a 400 anni dalla prima rappresentazione, nella splendida cornice della Sala Pamphili del Complesso degli Agostiniani.

Spettacolo bipartito e non associato, questa la linea adottata dagli artefici della messa in scena: Luca Brinchi e Daniela Spanò, assieme alla collaborazione drammaturgica di Erica Z. Galli e Martina Ruggeri (di Industria Indipendente). La dissociazione è evidenziata dal predominante sviluppo di Aminta in forma teatrale e videoregistrata, con musiche non proprio seducenti di Franz Rosati, mentre l'esecuzione di Orfeo è relegata nel fondo buio della sala, ove è collocato l'ensemble strumentale e i cantanti. Insomma un binomio che non si rifaceva a un ideale di rievocazione di Festa teatrale cinquecentesca, anzi il moderno prevarica soprattutto in Aminta, ove un culturista provocatorio, Satiro, si cosparge il corpo di terra dorata, mettendo insieme forse intenti diversi ma simili. Le prove attoriali, però registrate in video, di Francesco Bonomo, Giorgia Visani e Michael Schermi, sono molto efficaci, convincono anche i video ben realizzati con un efebo Aminta (Lorenzo Anzuini) e un'enigmatica Silvia (Clelia Scarpellini).

Ben diversa e di altra statura l'esecuzione musicale di Orfeo, anche se realizzato in forma concertistica. Eccellente la direzione di Francesco Cera, qui in veste anche di clavicembalista, per l'aderenza allo stile primiero della parola cantata. Contribuisce a questo rilevante risultato il ristretto complesso strumentale, di raffinata musicalità. I solisti si distinguono per lo stesso stile e impegno rilevante. Riccardo Pisani è un Orfeo capace di sfumature e timbri molto appropriati. Molto bravo anche Walter Testolin, voce grave di pregevole recitar cantando. Nel ruolo di Calliope spiccava la voce grave con ottimo fraseggio di Damiana Pinti. Le tre grazie, Santina Tomasello, Letizia Calandra e Lucia Franzina fornivano una buona professionalità. Completavano il reparto vocale Andres Montilla-Acurero e Alberto Allegrezza, che assieme agli altri formavano anche il coro di grande musicalità.

Esito ambiguo e non entusiasmante al termine, presumo per la realizzazione scenica più che per quella musicale, ma sicuramente un'occasione rara per ascoltare un autore dimenticato e dove un'attenta analisi può anche razionalizzare gli affetti di Orfeo con quelli di Aminta

Lukas Franceschini

2/10/2016