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Nessun giusto si è mai arricchito in fretta

Pluto

Da sinistra: Massimo Giustolisi, Adriano Aiello e Antonio Caruso.

La rassegna Percezioni 2013- 2014 ha preso il via domenica 17 novembre, al Centro Zo di Catania, con il Pluto di Aristofane, per la regia e l'adattamento di Guido Turrisi. Nonostante i poderosi tagli alla cultura inferti dal governo Monti prima, da quello Letta poi, con un senso del risparmio quanto mai opinabile, giacché colpiscono con olimpica indifferenza teatri ed enti lirici senza mai interrogarsi a fondo sulla qualità dei servizi offerti dalle singole istituzioni, qualità che dovrebbe essere l'unico metro di giudizio per continuare o meno ad erogare finanziamenti, che a loro volta dovrebbero essere destinati agli spettacoli e non agli stipendi di sovrintendenti, direttori artistici e figure politiche varie; nonostante tali difficoltà, dicevamo, questa rassegna riesce ancora ad andare avanti, offrendo anche quest'anno cinque spettacoli, più uno fuori abbonamento. Dopo il Pluto, infatti, sarà la volta de Il circo, scritto da Antonio Aiello, di Pas de trois all'italiana, comprendente due atti unici, La caccia al lupo di Giovanni Verga e Terzetto spezzato di Italo Svevo, per proseguire con La favola del figlio cambiato, di Luigi Pirandello e L'alba, il giorno e la notte di Dario Niccodemi. Lo spettacolo fuori abbonamento prevede altri due atti unici: Inaugurazione, di Pier Maria Rosso di San Secondo, e La Voix Humaine, di Jean Cocteau.

Pluto, considerata facente già parte della cosiddetta commedia di mezzo, pur non essendo una delle più eccelse commedie di Aristofane, ha tuttavia momenti di grande attualità, che l'accorta e rispettosa riduzione di Turrisi ha senz'altro conservato ed enfatizzato, legando senza forzature gli aspetti polemici del testo, riferentisi di fatto ad una città ridotta dalla guerra in condizioni economiche pressoché disastrose, alla nostra attuale situazione: come nella Grecia antica, anche qui, adesso, le persone per bene non trovano alcuna ricompensa alla loro onestà, ma sono ridotte in miseria; oggi come ieri, politico è sinonimo di corruzione e malaffare, e ancor oggi la ricchezza arride, cieca più dell'antico Pluto, solo a disonesti, evasori e malandrini vari, ma senza alcuna speranza, almeno a breve termine, che le cose possano ritornare al loro posto grazie ad un Pluto che abbia riacquistato la vista.

Da sinistra: Antonio Caruso, Giuseppe Bisicchia e Adriano Aiello.

Un testo pervaso da un'acre polemica, oggi quanto mai attuale, che la compagnia Gli Stravaganti ha interpretato con grande professionalità, ma al tempo stesso con garbata ironia, evidenziando senza caricare le tante battute polemiche che potrebbero tranquillamente affibbiarsi ai nostri politici, manifestando al tempo stesso quella pura gioia di fare teatro che tante e tante volte abbiamo notato in questi valenti attori. Unica concessione esplicita alla modernità, un grande Euro portato in scena alla fine della commedia, ostensiva chiave di lettura in favore di un ideale (ma non troppo) gemellaggio tra l'antico e il moderno, almeno quando si parla di ricchezze ingiustamente acquisite e ancor più ingiustamente mantenute ed accresciute.

Antonio Caruso, nei panni di Cremilo, il contadino che incontra Pluto cieco e lo conduce al tempio di Esculapio per fargli riavere la vista e ridistribuire così equamente la ricchezza, premiando gli onesti e affamando i disonesti, ha interpretato con verve brillante il suo personaggio, prestando la sua ottima mimica ai numerosi duetti con Pluto, interpretato da Giuseppe Bisicchia con grande sicurezza scenica, ma soprattutto con Adriano Aiello, il servo Carione, vera rivelazione dello spettacolo: dotato di un talento notevolissimo, si è rivelato un perfetto caratterista, capace da solo di infondere brio, movimento ed ilarità rutilante a tutta la commedia. A suo totale agio nel ruolo comico, ha fatto volta a volta da spalla a Caruso e a Bisicchia, emergendo poi come protagonista quando gli effetti della riacquistata vista di Pluto si manifestavano nella totale trasformazione dei poveri in ricchi, di un ricco politicante in miserabile, e causavano addirittura l'arrivo di Ermete incaricato da Zeus di rimettere le cose a posto: qui Aiello da interagito con maestria, strappando sincere risate al folto pubblico intervenuto, ma senza mai ricorrere ad artifici da avanspettacolo che avrebbero ridotto il lavoro a triviale buffonata: naturale e sciolto, non ha allentato mai il controllo della recitazione, offrendo una figura di servo ilare sì, ma dietro il quale si celava una garbata ironia che gli consentiva di trattenersi sempre al di qua della grassa risata, infondendo al suo umorismo una vena di amarezza che a tratti si faceva palpabile.

Da sinistra: Guido Turrisi, Nadia Trovato, Antonio Caruso, Giuseppe Bisicchia, Adriano Aiello, Rosy Bellomia, Massimo Giustolisi e Valerio Santi.

Ottima anche la prestazione di Massimo Giustolisi, che ha interpretato tre personaggi: il povero Blessidemo, il ricco Giusto e un Giovane, come anche quella di Valerio Santi, nei panni del Sacerdote di Esculapio, del Lestofante e di Ermete. Un plauso particolare infine a Nadia Trovato che è stata una Povertà scultorea, una Vecchia esilarante e spassosa, e una Moglie di Cremilo ben a suo agio nella ricchezza, prestando a tutti i suoi personaggi una gestualità scenica di prim'ordine e una dizione davvero eccellente.

Le scene, di Piero Lo Monaco e Mario Platania, hanno dimostrato ancora una volta come si possa fare tantissimo con poco denaro, sol che si abbia cultura e gusto scenico: ammiccante ed audace la scelta delle musiche, che accompagnavano la recitazione quasi come un controcanto. Bellissimi, storicamente ineccepibili e curati sin nei minimi particolari, i costumi di Rosy Bellomia.

Giuliana Cutore

21/11/2013

Le foto del servizio sono di Enrico Sigillo.