RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Monaco di Baviera

Tutti a letto da Riccardo

Il ‘tutto esaurito' per tantissimi spettacoli è la prima cosa che impressiona dell'Opera dello Stato di Bavaria. E questo nuevo allestimento del Ballo in maschera di Verdi non fa eccezione. Ma subito dopo c'è anche l'aspetto negativo: quanti dei ‘nuovi allestimenti'- di qualsiasi titolo - valgano davvero la pena.

Terza impressione: come fanno a riunire queste compagnie, anche se poi ci sono le cancellazioni, da tanto tempo prima ma anche di ultim'ora?

In questo caso particolare, il direttore, un elemento che, tutto va detto, si trascura un po' o parecchio per il repertorio italiano, Zubin Mehta, è ricordato e ricevuto, qui come a Firenze o a Valencia, con enorme affetto ed entusiasmo. Più che giustificati, anche se poi non si è d'accordo su alcuni dei tempi scelti. Grande lavoro, sempre attento a non sbilanciare il rapporto fra palcoscenico e buca. Orchestra e coro (preparato da Sören Eckhoff) sono stati all'altezza del compito e della loro fama; per il coro si deve anche dire che le loro qualità d'interpreti vanno rilevate anche se poche volte servivano a parola e partitura.

Passando ai cantanti, Anja Harteros ha fatto annunciare che avrebbe cantato l'atto prima e poi avrebbe deciso se continuare o meno (inizio di raffreddore). La sua Amelia sembra di grande levatura, e anche se non cantava dopo, l'interpretazione e la forma di rendere il testo in silenzio merita l'applauso. Al suo posto cantava, alla destra del palcoscenica, Elena Pankratova: voce enorme, vellutata in centro e gravi, di buon acuto talvolta stridulo, e buona volontà per i suoni filati, con dei risultati però modesti.

Piotr Beczala era un Riccardo semplicemente memorabile in una delle parti più complete e insidiose di quelle che Verdi destinava al tenore – e ce ne sono parecchie.... Conosce il suo personaggio bene e dimostra una padronanza assoluta di stile, tecnica, amministrazione di timbro e di forze, e tutto va dall'eccellente all'ottimo. Era già così al non lontano momento del suo debutto assoluto nel ruolo a Zurigo, e adesso è capace di sfumature squisite in un fraseggio che evita la ‘febbre continua' di tanti altri interpreti. Perfino quando la regìa lo costringe a una visione superficiale e capricciosa del Governatore di Boston o re di Svezia che si voglia.

George Petean veniva chiamato tempo fa, al momento della decisione di Simon Keenlyside di rinnunciare per ora al debutto nei panni di Renato. Non gli si può negare voce in quantità; ma qualità, varietà e interesse artistico parlano di un baritono efficace che fa un degno effetto ma in fondo non lascia traccia.

Intelligenti e abili, malgrado il modo in cui venivano sia conciate sia caratterizzate, Sofia Fomina e Okka von der Damerau, e Oscar e Ulrica non sono mica parti di fianco di lusso.

Interessante il Silvano di Andrea Borghini, in un ruolo breve ma che consente di misurare le possibilità di un giovane cantante, purtroppo anch'esso costretto a un'interpretazione alquanto enfatica. Sam e Tom, capi dei cospiratori (qui piuttosto mafiosi di lusso stile Al Capone), erano nelle mani e voci di due buoni bassi: Anatoli Sivko, più subdolo, e Scott Conner, più esasperato.

Non è un caso che l'unico momento davvero felice della messinscena di Johannes Erath fosse la scena finale del secondo atto, perchè seguiva in modo intelligente musica e libretto. Una cosa presto detta ma dimenticata praticamente in tutto il resto della recita, con scena unica di letto centrale dove finiscono tutti, più specchio sopra e scala stile Hollywood anni 30-40 (anche Ulrica veniva presentata sotto questa luce), marionette e attori che mimavano i principali in alcuni momenti (ma non in altri), ecc. Come Oscar dice ‘pur che abbastanza ho detto'. Ma se qualcuno vuole sapere e vedere di più la recita precedente a questa che si recensisce adesso è stata trasmessa in diretta sul canale francotedesco Arte e magari si può vedere anche sul sito del Teatro. Con un'avvertenza al gentile lettore: è chiaro come sempre che una cosa è l'esperienza dal vivo e un'altra quella che si ha davanti al televisore.

Jorge Binaghi

29/3/2016

L1 foto del servizio è di Wilfried Hösl.