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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Bellini a Puteaux

atto unico di Domenico Trischitta al Piccolo di Catania

Vincenzo Bellini giunse a Parigi nell'agosto del 1833 e prese alloggio al Boulevard des Italiens, rue de la Méchanderie 24, in un piccolo appartamento riempito soltanto da un salottino, un pianoforte e poche sedie. I più bei salotti della capitale francese l'ebbero come gradito ospite e in essi conobbe grandi protagonisti della letteratura e dell'arte dell'epoca quali Victor Hugo, Alfred de Musset, Heinrich Heine, Fryedryk Chopin, George Sand, Franz Liszt. Fra tanti personaggi conobbe anche i coniugi ebreo-inglesi, o sedicenti tali, Levys, che attratti dall'intelligenza, dalla simpatia e dalla fama del giovane artista lo invitavano saltuariamente a trasferirsi nella loro villa di Puteaux, sobborgo a poco più di mezz'ora da Parigi dove, lontano dal frastuono e dai rumori della grande città, il musicista avrebbe potuto meglio ispirarsi per poter seguire il suo estro compositivo. La villa dei Levys era situata all'estrema periferia dell'abitato, Rampe de Neuilly 19 bis, ed era sprofondata fra i fiori, in mezzo ad un giardino rigoglioso. Vi si accedeva da un cancelletto posto alla destra della costruzione e aveva numerose stanze che i Levys avevano arredato con molto buon gusto. L'appartamento di Bellini era situato all'interno, al secondo piano, con una sola finestra e dava sulla parte posteriore della villa, dalla quale si poteva godere la vista della natura. Un luogo ideale per il musicista che aveva bisogno di tale ameno ambiente per potersi concentrare e lavorare. Dopo la rappresentazione dell'opera I Puritani, avvenuta sabato 24 gennaio del 1835 al Théatre Italien di Parigi con immenso successo (registrò ben diciassette repliche), il compositore etneo ottenne il 3 febbraio, per desiderio di sua maestà re Luigi Filippo, l'onorificenza di Cavaliere della Legion d'Onore.

Nell'estate dello stesso anno il musicista si era recato nella villa dei Levys per ritemprarsi dalle fatiche del successo e per elaborare nuove idee e nuovi libretti da mettere in musica, ma a fine agosto cominciarono a manifestarsi i sintomi di quella brutta gastroenterite che lo avrebbe condotto alla tomba. I coniugi Levys, temendo che Bellini avesse contratto il colera, lo abbandonarono per timore del contagio nella loro villa di Puteaux alle cure di un medico italiano, tale dott. Luigi Montallegri, e alla custodia del giardiniere Hubert. Le cure del medico non ottennero alcun risultato positivo e così il povero musicista il 23 settembre del 1835 verso le cinque del pomeriggio si spense in solitudine e lontano dalla sua terra d'origine. In seguito sono state fatte varie ipotesi e supposizioni sulla sua morte, certo è che fino a oggi rimane ancora qualche ombra sui motivi della sua dipartita. Si parlò anche di un avvelenamento e fu disposta un'autopsia per volontà del Re di Francia, quest'ultima non rivelò tracce di veneficio ma solo un grande ascesso sotto il fegato e segni di ulcerazioni alle budella.

Presso il Piccolo Teatro di Catania di via Ciccaglione lo scrittore e drammaturgo Domenico Trischitta ha fatto rappresentare sabato 13 maggio (replica domenica 14) il suo atto unico Bellini a Puteaux, con il quale ha inteso ricostruire l'ultimo periodo di vita del musicista e la sua morte solitaria. La fantasiosa e romanzesca creazione di Trischitta si avvale di molti elementi storici che però vengono resi funzionali alla sua originale e personale ricostruzione dei fatti, ricostruzione che ha inteso far risaltare la personalità, la creatività e l'attaccamento viscerale alla propria terra dell'artista catanese.

Trischitta ha impostato la pièce tutta sul triangolo coniugi Lewis-Bellini, mentre storicamente non vi è alcuna certezza che la donna sia stata amante del compositore. Inoltre è vero che il marito amministrò circa trentamila franchi di azioni spagnole per il musicista, ma è anche vero che l'affarista poi restituì alla famiglia del musicista catanese l'intera somma di denaro. Trischitta invece immagina che la donna, abilmente manipolata dal marito, diventi strumento di occhiuta rapina e che, divenuta amante del compositore, lo soggioghi per spillargli i denari.

Gli attori Piermarco Venditti (Bellini), Carlo Caprioli (Samuel Lewys) e Ornella Cerro (Honorine Levys) hanno recitato con sicuro mestiere riuscendo a rendere al meglio nei loro rispettivi ruoli. Molto semplici ma efficaci e funzionali all'ambientazione le scenografie di Giorgia Casali, eleganti e ben rifiniti i costumi curati da Cettina Bucca. La regia di Massimiliano Perrotta è stata originale e molto accurata, anche perché ha saputo ben adattare e calibrare le musiche belliniane sull'intero dramma.

Giovanni Pasqualino

15/6/2017

La foto del servizio è di Dino Stornello.