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Bellini cultore di medicina e musicista

di Ugo Carcassi

 

È uscito da qualche mese il saggio di Ugo Carcassi Bellini. Cultore di medicina e musicista curato dalla Carlo Delfino Editore di Sassari. L'autore, docente di malattie infettive, semeiotica, patologia medica, clinica medica, reumatologia nelle Università di Siena, Cagliari e Roma “La Sapienza”, nonché preside della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell'Università di Cagliari è deceduto l'anno scorso e pertanto ci spiace parecchio criticare un saggio in assenza di un eventuale possibile contraddittorio. Tuttavia alcune palesi imprecisioni del lavoro risultano talmente grossolane dal rivelarsi inaccettabili per un attento lettore e dal necessitare di indispensabili smentite, in omaggio all' incontrovertibile ed inoppugnabile attendibilità storica, certamente irrinunciabile per coloro che non intendono abdicare per nessun motivo al criterio della verità.

Il libro prende le mosse da una notizia palesemente falsa e riportata da un'anonima biografia conservata preso il Museo Civico Belliniano della città di Catania, secondo la quale il compositore: «andava a studiare all'Università il triennio di Medicina: il padre e la madre gli dicevano: - perché perdi questo tempo? Lui diceva per prendere una professione». Secondo tale versione Vincenzo Bellini avrebbe frequentato nella città etnea le lezioni di un certo Carmelo Platania “Dottore in medicina”.

Questa teoria cozza con la storia che vede Il compositore catanese partire dalla sua città all'età di diciassette anni e mezzo, cioè nel mese di giugno del 1819 (era nato il 3 novembre del 1801) per il Collegio di Musica San Sebastiano di Napoli, ove compirà i suoi studi musicali sotto la guida di Giacomo Tritto pima e poi di Nicola Zingarelli. A parte tale palese incongruenza il volume riporta la teoria del presunto avvelenamento di Vincenzo Bellini ad opera di emissari della contessa Giulia Somoyloff, amante di Giovanni Pacini, compositore rivale e concorrente nel lavoro ed anch'egli nato a Catania.

Infine il volumetto ipotizza anche la teoria secondo la quale furono i Levys, coppia di avventurieri presso i quali alloggiava Bellini quando morì a Puteaux, ad avvelenare il musicista, perché indebitati con lui. È vero che il banchiere inglese Samuel Levys investì somme affidategli da Bellini, circa trentamila franchi in fondi spagnoli non andati a buon fine, ma è anche vero che poi li restituì in buona parte alla sua famiglia.

La morte di Vincenzo Bellini conserva ancor oggi sicuramente qualche lato oscuro ma da questo a fabbricare fantasiose ipotesi di venefici per gelosie di lavoro o d'amore rimane tutto da dimostrare. Certo è che l'autopsia ordinata dal re di Francia e posta in atto dal dottor Jean Auguste Adolphe Dalmas, allora capo della Salpétrière di Parigi, appurò che la causa di morte del musicista fosse dovuta ad una specie di enterite amebica e di varie ulcerazioni presenti nell'intestino (copia del referto è conservata nel Museo Civico Belliniano di Catania).

Il mistero sulla morte del musicista catanese potrebbe forse essere fugato da un moderno esame antropologico sui suoi resti, cosa peraltro proposta qualche decennio addietro dal presidente della Provincia Regionale di Catania Nello Musumeci, ma il proposito è rimasto pura intenzione e non è mai stato portato a compimento.

Pertanto qualsiasi ipotesi o teoria sulla morte del musicista se non comprovata in modo storicamente e scientificamente attendibile, rimarrà sempre nel campo della congettura e della fantasia, così come nel campo della fantasia e delle illazioni rimane il testo di Ugo Carcassi.

Giovanni Pasqualino

29/6/2017