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Innsbruck

L'eclettico genio di Johann Sebastian Bach

Nasce pressoché adulto il genio di Johann Sebastian Bach, magnificamente e miracolosamente compiuto. I rovelli e le crisi paiono fuggire la sua perfetta padronanza del fatto musicale. Bach trascende i limiti del tempo: sintetizza il passato e anticipa il futuro con una forza che sorprende ancora oggi. Le Innsbrucker Festwochen der Alten Musik gli hanno dedicato un concerto, nella Spanischer Saal del castello di Ambras, fulcro originario della rassegna che, ogni estate, porta i massimi specialisti del barocco nelle lande del Tirolo austriaco. Programma dedicato a opere celeberrime, in una particolare alchimia di sacro e profano che accenna alla vastità del dettato bachiano e al suo straordinario eclettismo. Il compositore di Eisenach accoglie ogni influsso, traducendolo in una sintesi del tutto personale e dalla spiccata originalità; in tutti i campi raggiunge vertici estremi. Attinge al concerto italiano, ad esempio nei sei Concerti Brandeburghesi, declinandolo come mai era stato fatto prima. La sua inesauribile fantasia gli permette infinite combinazioni strumentali e variazioni formali. Nel Quinto, forse l'ultimo composto, crea il primo concerto per tastiera solista della storia.

La Hofkapelle München diretta da Rüdiger Lotter mostra brillante e spigliata aderenza al repertorio. Quando la musica si ferma, per lasciare spazio alle esternazioni del clavicembalo, è come se il tempo stesso subisse una trasformazione. Si resta incantati ad ascoltare la cascata di note inanellate dalla bravissima Olga Watts, sino alla catartica ripresa del tutti. Analoga forza comunicativa nel celebre Concerto per due violini BWV 1043, interpretato con ammirevole eloquenza. Il virtuosismo non è mai fine a sé stesso, ma sempre al servizio dell'espressione affettiva.

E ancora le cantate luterane, declinate con una tale ampiezza di mezzi e varietà di atteggiamenti da esaurire il genere. Ich habe genug, scritta per la festa della Purificazione, è una cantata solista pura, scevra dei consueti corali. Originariamente scritta per voce di basso e successivamente rielaborata in diverse tessiture dallo stesso Bach, ha offerto l'occasione per ascoltare le doti del contraltista Terry Wey. Linea vocale perfetta, mai algida nell'espressione, sempre aderente ai contenuti del testo. Il ritmo cullante della prima aria, con le sinuose figure intessute dagli archi, allude al sonno della morte, costantemente illuminato dalla fede nell'Altissimo. La tensione mistica e interiore trova nell'aria centrale, ancora animata dal simbolismo onirico, vette di emotività. In Vergnügte Ruh, beliebte Seelenlust, Wey si impone per la perfezione del fraseggio e la purezza del timbro. La sua voce sembra respirare all'unisono con l'orchestra, in un amalgama che restituisce perfettamente l'intensa e profonda spiritualità bachiana.

Riccardo Cenci

10/9/2019

La foto del servizio è di Michael Venier.