RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Barcellona

Una certa vaghissima farfalla

Madama Butterfly è naturalmente un'opera favorita del pubblico ma questo non vuol dire – anche se per ora si è avuto l'agognato ‘tutto esaurito', per il mese di luglio ancora sta a vedersi – che si senta il bisogno di ben tredici repliche con quattro compagnie di canto parzialmente diverse (in particolare quando nella pratica non vi si trova nessun interprete eccezionale). Il fatto che parla chiaro è che il titolo non tornava dal lontano 2006 (quando ‘prima' – fino ai primi anni sessanta del passato secolo – era quasi d'obbligo ogni due/tre stagioni). Ho visto al momento uno solo dei cast e magari a luglio riuscirò a vederne un altro: le ‘Butterfly' a dosi massicce, se non sono particolarmente originali e geniali, possono portare all'overdose.

In quest'occasione c'era un Pinkerton interessante, Roberto Alagna (ideale per presenza scenica e colore vocale, ma costretto adesso a cantare sempre e in ogni caso forte oppure fortissimo – riuscendo a evitare il grido, che ha sfiorato solo alla fine di ‘Addio fiorito asil'). Protagonista era il soprano Hui He, protagonista molto valida e professionale ma non particolarmente ispirata o entusiasmante per quanto riguarda fraseggio o gestualità, e se le mezze voci sono decisamente migliorate il grave si è indebolito. Entrambi sono stati fatti oggetto di lunghi e prolungati applausi in fine recita. Bene accolti anche Sharpless e Suzuki: Giovanni Meoni (corretto ma forzando inútilmente la voce) e Jossie Pérez (convincente nell'aspetto scenico ma disperatamente intubata in tutta l'emissione). Vicente Ombuena era un Goro efficace di mezzi molto – troppo – discreti. Alquanto convincenti anche tutti gli altri coprotagonisti.

Diligente ed equilibrata anche, con momenti migliori nella seconda parte, la direzione di orchestra di José Miguel Pérez-Sierra (non è facile presentarsi al Liceu con quest'opera). La messinscena era quella già vista e apprezzata per la sobrietà (e la mancanza di qualsiasi novità, che qualche volta non guasta, a parte il risparmio di soldi più che mai necessario) di Moshe Leiser e Patrice Caurier.

Jorge Binaghi

30/3/2013