RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Les Chevaliers de la Table Ronde

Preziosa proposta quella del Teatro La Fenice in collaborazione con il Palazzetto Bru Zane, Centre de Musique Romantique Française, al Teatro Malibran è stata allestita per la prima volta in Italia l'opéra-bouffe Les Chevaliers de la Table ronde di Louis-Auguste-Florimond Ronger, detto Hervé.

“È una delle miei migliori partiture, ma non sono le cose migliori ad avere successo presso il pubblico…” Così scriveva Hervé nel 1881 a un critico teatrale. In effetti, non aveva tutti i torti ma la vita artistica del compositore fu molto alterna e messa in ombra (anche da una non nascosta rivalità) dall'altro musicista francese d'operette Jacques Offenbach. Hervé non è solo compositore, scrive i versi, la prosa e i soggetti delle sue opere, cantante (interpretava la maggior parte dei ruoli principali dei suoi lavori e anche di altri), si occupava della messa in scena e di tutto il lavoro di produzione. Muovendosi con difficoltà nella Parigi musicale di metà ‘800 deve interrompere la sua produttività per guai giudiziari (corruzione di minore) cui segue un periodo di carcere e un successivo peregrinare nella provincia francese spingendosi addirittura in Africa del Nord. Deve ricominciare tutto da zero. Offenbach intanto mieteva successi straordinari e si accaparrava i migliori teatri della capitale per il genere. A Hervé non resta che accontentarsi di sale minori come il Théâtre de Délassements-Comiques per poi passare al Théâtre des Variétés nel quale presenterà il suo primo vero successo L'oeil crevé (1864). Offenbach, che monopolizzava la scena parigina, ebbe dei contrasti con la direzione del Théâtre des Bouffes-Pariseins e questa diatriba dette l'occasione per Hervé di presentare l'operetta in tre atti Les Chevaliers de la Table ronde il 17novemebre 1866. Non fu un trionfo ma nemmeno un fisco clamoroso. I parigini erano impegnati in altri ascolti (Mignon e La Vie parisienne), inoltre il soggetto leggendario, seppur attualizzato e molto diverso, non entusiasmava e i critici non erano dalla parte di Harvé causa un libretto che si burlava dei mitici cavalieri. Il compositore credeva fermamente nel suo spartito tanto che nel 1872 ne propose una nuova versione, la quale ebbe un po' più di fortuna della precedente, ma solo veicolata al territorio francese. Oltre confine il silenzio totale. Eppure l'opera-buffa di Hervé è molto divertente e ha pezzi di grande interesse, ad esempio il ritornello dei cavalieri che suona come una Marsigliese buffa, grandi ballate e arie sillabate tipiche dell'opera buffa settecentesca, ma va rilevato soprattutto il talento del compositore capace di grande ironia e raffinata musicalità ed è un peccato che sia cosi poco conosciuto.

La proposta del Bru Zane e Fenice è pertanto di assoluto interesse offrendo al pubblico un repertorio oserei affermare quasi sconosciuto attualmente. La produzione è stata realizzata dalla Compagnie Des Brigands nella quale emerge un lavoro, più che sul singolo, sull'intero cast di attori e ballerini tipici dell'operetta, sfavillanti, dal senso teatrale ritmico incalzante e una vis comica di prim'ordine. Spettacolo itinerante, per questo volutamente snello ma elegante, con un impianto fisso senza una connotazione storica, potrebbe essere una scena di grande produzione d'avanspettacolo di serie “A” alla quale ci siamo disabituati. Porte girevoli che permettono entrate e uscite repentine, costumi variopinti, divertentissimi di vario stile tra il moderno e lo storico. Tutto questo era realizzato con grande garbo e stile ironico da Pierre-André Weitz che firma regia, scene e costumi, ma sono soprattutto la verve, il brio e l'impatto frizzante che egli è riuscito a infondere all'intera compagnia a colpire lo spettatore, il quale segue i tre atti in un sol fiato senza intervallo divertendosi e ridendo con gusto. Le allusioni sociali, sessuali, atemporali non si contano e sono tutte azzeccate.

La partitura utilizzata è una trascrizione per tredici cantanti e dodici strumenti da Thibault Perrine e funziona benissimo nella concertazione di Christophe Grapperon, che dirige sempre con polso brillante e senza perdere colpo di ritmo.

La compagnia di canto era composta dagli artisti stabili de Les Brigands, i quali si cimentano in una recitazione teatrale vibrante e indemoniata, cui è parallelo un canto forbito e professionale anche se la precisione stilistica non era omogenea per tutti, ma il comune denominatore di un genere operistico, opera-bouffe in stile comique, era garantito. Per tali principi mi esento da una singola considerazione ma accomuno tutta la compagnia in un plauso meritevole: Damien Bigourddan (Rodomonte), Antoine Philippot (Sacripante), Arnaud Marzorati (Merlino), Mathias Vidal (Medoro), Ingrid Perruche (Duchessa Totoche), Lara Neumann (Angelica), Chantal Santon-Jeffery (Melusina), Clémentine Bourgoin (Fleur-de-Neige), Rémy Mathieu (orlando), David Ghilardi (Adamigi), Théophile Alexandre (Lancillotto), Jérémie Delvert (Rinaldo), Pierre Lebon (Ogier).

Successo strepitoso da parte del pubblico che purtroppo non affollava il Teatro Malibran come l'operazione culturale meritava, ma fiducioso che tale scoperta continui con altri capolavori della musica francese.

Lukas Franceschini

24/2/2016

La foto del servizio è di Mathieu Crescence & Pierre-André Weitz.