RECENSIONI
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Barcellona

Un concerto molto speciale di Joyce DiDonato

Davvero speciale, con allestimento compreso, preparato da Ralf Pleguer, con le luci di Henning Blum e Yousef Iskandar di tecnico visuale. C'era perfino un ballerino, Manuel Palazzo, bravo, ma forse l'unico elemento superfluo dello spettacolo. Magari un po' sofisticato il tutto, ma degno da vedersi e soprattutto d'ascoltarsi.

Era l'unica esibizione quest'anno del celebre mezzosoprano al Liceu, accompagnata in quest'occasione dall'orchestra specializzata nel repertorio barocco con strumenti originali Il Pomo d'Oro diretta al cembalo dal giovanissimo Maxim Emelyanicev, che suonava anche, quando ce n'era bisogno, la cornetta barocca.

Il titolo, In guerra e pace. Armonia attraverso la musica, spiega chiaramente di cosa si trattasse. In due parti (guerra e pace) si ascoltavano arie e pezzi istrumentali di Purcell, Leo, Händel (che aveva, giustamente, la parte del leone), Gesualdo, de' Cavalieri y Arvo Pärt.

DiDonato era in forma smagliante, contrariamente a quanto successo esattamente un anno fa qui stesso, e il pubblico l'applaudiva meritatamente, ed era poi la prima volta di una trasmissione in diretta dal Liceu della catena Arte, con streaming compreso, come anche l'orchestra, direttore e solisti e perfino il ballerino. Non si può scegliere un momento meglio dell'altro, ma per la rarità spiccava “Prendi quel ferro, o barbaro” dall'Andromaca di Leonardo Leo (1742) e tra i brani più noti il lamento della Didone di Purcell, o i momenti centrali di Agrippina nell'opera omonima, Cleopatra (Giulio Cesare) e Almirena (Rinaldo) di Händel.

Per finire, un aria di Hasse e in particolare il Morgen di Strauss con il quale, dopo un lungo e sentito colloquio col pubblico, la cantante, con esplicita menzione agli ultimi attentati e alle posizioni del governo del suo paese, chiedeva che la musica ci consenta di superare questi momenti terribili e di diventare più grandi e migliori di quanti lavorano per l'odio...

Jorge Binaghi

9/6/2017

La foto del servizio è di Antonio Bofill.