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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Carmen

in un balletto al Teatro Antico di Taormina

Scriveva Friedrich Nietzsche a proposito della Carmen ne Il caso Wagner : «Ho udito ieri – lo credereste? – per la ventesima volta il capolavoro di Bizet. Ancora una volta persistetti in un soave raccoglimento, ancora una volta non fuggii. Questa vittoria sulla mia impazienza mi sorprende. Come rende perfetti una tale opera! Nell'udirla si diventa noi stessi un “capolavoro”. E realmente, ogni volta che ascoltavo la Carmen , mi sembrava di essere più filosofo, un miglior filosofo di quanto non fossi solito credere: ero diventato così longanime, così felice… Questa musica è serena; ma non di una serenità francese o tedesca. La sua serenità è africana: essa ha su di sé la fatalità, la sua felicità è breve, improvvisa senza remissione. Invidio Bizet per aver avuto il coraggio di questa sensibilità che fino ad oggi non aveva ancora un linguaggio nella musica colta d'Europa – il coraggio di questa sensibilità meridionale più abbronzata, più riarsa…».

Ma Nietzsche non fu solo il filoso tedesco a considerare un capolavoro la Carmen poiché essa fu oggetto di grande ammirazione anche da parte di grandi compositori come Johannes Brahms, Piotr Il'ic Caikovskij e Richard Wagner. Va sottolineato che tale indice di alto gradimento perdura ancor oggi in tutti i teatri del mondo dove Carmen rimane una delle opere più eseguite e rappresentate, assieme a Tosca, Bohème, Norma e Aida.

Sabato 15 luglio al Teatro Antico di Taormina, nell'ambito del circuito Anfiteatro Sicilia, promosso dalla Regione Siciliana-Assessorato Turismo, Sport e Spettacolo e Spettacolo e Assessorato Beni Culturali e IS, è andato in scena il balletto in due atti Carmen, una co-produzione fra il Teatro Massimo Bellini di Catania e ASDC Futuro Danza Palermo.

La performance si è avvalsa delle musiche di George Bizet (tratte tutte dall'opera omonima tranne un solo brano desunto dall'Ouverture de L'Arlesienne) e delle coreografie di Josè Perez, coadiuvato da René De Cárdenas. Il ductus del balletto, rivisitato in chiave moderna e contemporanea, si ispirava prevalentemente al dramma lirico omonimo in quattro atti di Bizet con qualche variante riguardo soprattutto al personaggio di Miicaela, che non è più la sposa promessa di José, come recitava il programma esibito alla conferenza stampa di presentazione avvenuta nel Foyer del Teatro Massimo martedì 11 luglio, ma un'amica di Carmen, che desidera diventare, come lei, una donna libera e volitiva, al punto di rendersi complice di Josè, mettendolo al corrente di tutte le azioni della sigaraia. Infine la pregevolezza del balletto si palesava in tutta la sua tragica drammaticità, mostrando la sua estrema attinenza con la cronaca sociale attuale, eviscerando un fenomeno sociale di forte impatto emotivo quale il femminicidio, che si manifesta sempre più come una delle peggiori piaghe che affliggono le cronache nere quotidiane.

Josè Perez (che ha anche svolto la funzione di regista dello spettacolo) ha impresso al personaggio di Don Josè vigore, energia e potenza, avvalendosi di una prodigiosa tecnica e di una formidabile prestanza muscolare e corporea. Altrettanto efficaci le esibizioni di Chiara Amazio (Carmen), Paola De Filippis (Micaela) e Marco Bozzato (Escamillo), che hanno messo in campo ottima preparazione atletica e alta professionalità. Adeguato anche l'efficiente corpo di ballo formato da Roberta Bozza, Beatrice Rancani, Carla Farina, Serena Guerrera, Noemy Cottonato, Lucia Zimmardi, Silvio Liberto, Antonio Barone, Daniele Sciarrone, Francesco Capasso e Vittorio Pagani.

Parecchio attraenti e suggestive apparivano le scene di Raffaele Ajovalast, mentre spiccavamo appropriati e adeguati al contesto globale i costumi di Xanto Danza di Marcella Panico. La conduzione dell'orchestra del Teatro Massimo Bellini di Catania da parte del maestro Stefano Salvatori ci è parsa equilibrata e ben strutturata, anche se le trascrizioni e gli arrangiamenti di alcuni brani tratti dall'opera omonima si sono manifestati non sempre eleganti e brillanti, in quanto mettevano troppo in evidenza la sezione dei fiati a discapito di quella degli archi, con un effetto leggermente bandistico.

Giovanni Pasqualino

17/7/2017

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.