RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Milano

L'arte di Anna Caterina Antonacci

Dopo la sua trionfale Cassandre ne I Troiani di Berlioz, questa notevole interprete fuori misura non era più tornata alla Scala. Si sapeva che qualcuno nell'anteriore gestione non l'apprezzava particolarmente ma le cose non sono cambiate fino a questo concerto davvero memorabile dello scorso 17 Giugno. Speriamo – ma sono scettico – che le montagne si muovano.

Si sa che un recital di canto alla Scala è già un successo se c'è la metà della sala, e ancora di più se non c'è in programma una sola aria d'opera. Qui era il caso ma i presenti superavano ampiamente quel limite benchè, ovviamente (questo lo dico tra l'ironico e il serio e pensoso ), non ci fossero compositori di grido : spiace per Respighi, Fauré, Hahn e Poulenc.

Del primo – il soprano canta sempre un gruppo italiano – si sentivano le quattro canzoni delle Deità silvane (versi di Antonio Rubino), forse non le migliori per via dei testi troppo manierati e il linguaggio assolutamente artefatto. Se D'Annunzio non è un poeta che scherza quando ci si mette resta comunque un grande e così Sopra un'aria antica era senz'altro la migliore del gruppo italiano.

Poi toccava a due francesi dissimili tra di loro, Fauré e Hahn. Del primo si offriva L'horizon chimérique (tutto un programma già nel titolo, su versi di Jean de La Ville di Mirmont), quattro canzoni delle quali tre parlano del mare con quegli accenti tra il romantico, l'intimo, il misterioso, e un'altra della luna. Hahn era un bon vivant, scriveva melodie, articoli, cantava, dirigeva l'Opéra: l'esatto opposto di Fauré. Squisito, frivolo, gioviale, malinconico ma sempre strizzando un occhio, e l'Antonacci non poteva scegliere meglio per finire la prima parte che i cinque primi numeri di Venezia in vernacolare. Che l'autore l'abbia pensato per una voce maschile (baritonale quale la sua) solo aumentava il piacere soprattutto nei momenti sensuali o erotici di Sopra l'acqua indormenzada, La barcheta, L'avertimento, La biondina in gondoleta e, per finire, quella canzone che la cantante ha portato in trionfo un po' dappertutto, Che pecá. A parte l'espressività e i gesti – sempre misurati – che destavano sorrisi e qualche risata sonora faceva venir voglia di sentirla recitare in una commedia di Goldoni.

La seconda parte – con un abito distinto, sempre elegante, ma più scuro come si conveniva – la vedeva impegnata seduta o in piedi a incarnare Elle, l'innonimata che cerca ancora di ricuperare l'amante sapendo che non è possibile, dell'opera La voix humaine di Poulenc. C'era dunque tutta un'opera (di un atto), ma nascosta e... col pianoforte. Diciamo qui che Donald Sulzen (il maestro che sempre accompagna il soprano nei concerti) ha avuto un compito difficilissimo e quasi senza guardare l'Antonacci: una simile intesa parla già chiaro e alto della capacità musicale e artistica dei due. Al pianoforte il capolavoro di Poulenc diventava forse ancora più struggente che con l'orchestra e sottolineava con distacco o partecipazione gli umori cambianti della protagonista. L'Antonacci ha ulteriormente approfondito – se era possibile – la sua interpretazione con delle inflessioni, delle sfumature, frasi cantate, sussurrate o declamate che trovavano un pubblico raccolto, silenzioso e finalmente teso di fronte alla disperazione con cui si conclude il monodialogo.

Gli applausi costringevano l'artista a dare ancora un'altra prova della sua arte. Con semplicità si rivolgeva al pubblico per ringraziare e dire che vista l'impossibilità di cantare qualsiasi altra cosa dopo l'opera di Poulenc aveva scelto la più improbabile. E faceva un'Habanera di un altro ruolo suo che diventava un discorso – nostalgico, ironico, minaccioso – sull'amore e quindi andava benissimo con il testo di Poulenc. Nel modo di porgere e di concepire questo pezzo l'Antonacci si metteva nella linea diretta delle grandi Carmen non veriste e senza note di petto, per capirci, la de los Ángeles, la Berganza e la Crespin – di quest'ultima, non a caso, l'Antonacci è stata grande amica, e l'unica cantante presente al momento dell'inaugurazione della mostra all'Opéra in onore dell'indimenticabile soprano allora recentemente deceduto.

Jorge Binaghi

29/6/2018