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Bruxelles

Riesumando Meyerbeer

Edgar Degas, The Ballet-Scene from Meyerbeer's Opera Robert Le Diable.

La Monnaie continua con il suo lento riscatto delle opere principali di Meyerbeer. Dopo l'eccellente produzione di Py diretta da Minkowski di Les Huguenots qualche anno fa è arrivato, in forma di concerto al Palais des Beaux Arts, il titolo che è stato il suo primo grande successo parigino, Robert le Diable, che precede tutti gli altri.

Tre ore di musica, il che vuol dire la partitura praticamente completa, balletto compreso, dove forse si possono trovare alti e bassi ma che segnano una svolta fondamentale per l'opera lirica che non va ignorata nè sottovalutata. C'è un'orchestrazione formidabile, una notevole presenza del coro e di difficoltà vocali per i cantanti, come suole capitare con Meyerbeer, e quindi non solo va lodata l'intenzione ma anche i risultati, complessivamente buoni. Sarebbero stati migliori se Evelino Pidò –molto applaudito – non avesse caricato la mano per quanto riguarda il volume in una sala enorme, non del tutto riempita, e con un'acustica più favorevole agli strumenti e ai cori che non alla voce umana considerata individualmente. L'orchestra del Teatro ha risposto benissimo così come pure il coro, preparato superlativamente da Martino Faggiani.

Il protagonista è il tipico tenore di Meyerbeer con degli acuti pazzeschi e una tenuta di fiato enorme e si può dire che Dmitry Korchak n'è uscito a testa alta, particolarmente squillante in zona acuta, visto che il timbro è un po' opaco per il resto della tessitura. Ottimo francese. Di francese parlando l'unico principale francofono era Nicolas Courjal, Bertram padre di Robert e cioè il diavolo in persona, che ha dato – complice la sua bella voce di basso cantante – una versione più fine e per certi versi meno tremenda del personaggio – la famosa invocazione alle suore diaboliche aveva però tutta l'energia possibile. Tra le signore il ruolo di Alice, la promessa di Roberto, è il più bello e non tanto esteso quanto quello dell'amica Isabelle. Se il primo è un soprano liricoleggero, il secondo è più di forza e con meno pagine virtuosistiche in cui brillare. Yolanda Auyanet, che si presentava per la prima volta a Bruxelles e debuttava il ruolo di Alice, ha avuto un successo formidabile: la parte le sta benissimo ed è stata la sola, in qualche momento, a superare l'orchestra negli insiemi o nei duetti. Lisette Oropesa, Isabella, ha chiaramente deciso di lasciare i ruoli più leggeri per altri più onerosi e, se non ha fatto male, per il momento il grave non è bello nè rotondo e qualche acuto non veniva senza sforzo come prima. Tra gli altri spiccava, nel ruolo breve ma non facile, di Raimbaut, innamorato d'Isabelle ma troppo sensibile all'oro, il giovane tenore belga Julien Dran. Corretti gli altri. Grandi applausi per tutti, specialmente per Oropesa.

Jorge Binaghi

13/4/2019