RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Cajkovskij più Cajkovskij

al Teatro Massimo Bellini di Catania

Aleksandr Cajkovskij insegna presso il Conservatorio di Mosca ed è oggi considerato uno dei più prolifici compositori russi contemporanei. La sinfonia n. 2 Aquarius presentata al pubblico catanese venerdì 31 maggio non ci è parsa possedere quelle doti che tanta critica contemporanea sembrerebbe decantare del musicista nato a Mosca nel 1946. Infatti un tema ossessivo di poche note veniva proposto e riproposto, spesso con minime variazioni, di continuo, ma senza mettere in campo elaborazioni armoniche e contrappuntistiche significative e originali. Pertanto l'intera sinfonia si è rivelata monotona, piatta e ripetitiva dall'inizio alla fine. Nessuna melodia espressiva, nessun profondo dialogo fra le sezioni orchestrali, nessuno sviluppo articolato dell'idea tematica cardine dell'intera partitura, tutto invece si rivelava assolutamente banale, ovvio e ordinario. Un confronto serio con la successiva Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36 di Pëtr Il'ic Cajkovskij non sarebbe né proponibile né quanto meno immaginabile per non dire assolutamente incomparabile ed ozioso.

Infatti, ascoltando già il primo movimento della Quarta Sinfonia del Cajkovskij ottocentesco, si possono notare splendidi effetti strumentali che catturano subito l'ascoltatore, come per esempio il «crescendo» appassionato e incalzante che sfocia come un fiume in piena nella tempesta di un agitato mare sonoro, in mezzo al quale risuona e si staglia energico il tema tragico del destino. Poi la burrasca si placa e appare un motivo di valzer lento che indirizza subito il flusso sonoro verso un carattere sognante e incantato. Al primo tempo sempre vivo e vario nei temi e negli sviluppi segue l'Andantino in modo di canzona, una melodia in tono quasi leggendario, assegnata nella sua enunciazione al solo oboe (con pizzicato d'archi), poi affidata al violoncello. Segue poi una seconda melodia consegnata agli archi, legni e corni. Nel terzo movimento denominato Scherzo, l'effetto del pizzicato continuo degli archi, dall'inizio alla fine, è particolarmente originale e caratteristico. Ad un certo punto irrompe l'oboe con una nota lunga e poi canta insieme ai fagotti una lunga melodia sentimentale che viene riecheggiata dai legni, in modo che i giuochi strumentali si susseguono, si sovrappongono e si intersecano gli uni con gli altri. Infine il quarto e ultimo movimento ha come nucleo melodico il tema di una ben nota canzone popolare russa: «Nel vasto campo una betulla stava…» che Cajkovskij ricama, trasforma, orna, ridefinisce con grande perizia e fantasia. Poi l'animazione fonica va crescendo fino a giungere a un climax sonoro dove a un certo punto riecheggia il tragico tema del fato, dominatore quasi assoluto del primo tempo.

Giustamente il musicologo Stein affermò che questa quarta sinfonia «…manifesta più delle altre il carattere nazionale russo coi suoi due estremi, una malinconia languente, disperatamente nostalgica, e una sfrenatezza selvaggia e rumorosa. Chiamiamola dunque – per contrapposizione alla Quinta, la Romantica, e alla Sesta, la Patetica – la Russa».

La prestante direttrice d'orchestra tedesca Anja Bihlmaier ha dimostrato ottima professionalità unita ad acuta precisione e attenta lettura della partitura. Certo un abbandono maggiore nelle parti più liriche e una maggiore duttilità e morbidezza del gesto ne avrebbero accentuato la leggerezza e il cesello espressivo. L'orchestra del nostro teatro ha seguito al meglio la brava conduttrice evidenziando anche luminose espansioni elegiache specialmente per quanto riguardava le sezioni degli archi e dei legni.

Giovanni Pasqualino

2/6/2019

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.