RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Die Fledermaus di Strauss al Bellini di Catania

E davvero stupefacente come dinanzi all'indomabile veemenza ritmica dell'operetta di Johann Strauss Die Fledermaus (Il Pipistrello), apparentemente ed ingannevolmente semplice da eseguire, tante salde e robuste compagini orchestrali tendano a scivolare talvolta negli effetti sonori quasi bandistici, mentre la messa in scena tende a sua volta a slittare spesso nel varietà e nell'avanspettacolo, naturalmente intesi questi ultimi nelle loro migliori e più brillanti accezioni.

La versione dell'operetta straussiana offertaci dal Teatro Massimo Bellini di Catania si è sempre mantenuta nei limiti nell'eleganza e della compostezza, dando vita ad un affiatato ensemble artistico che nel complesso ha contribuito non poco alla riuscita dello spettacolo. Ci riferiamo in particolare alla regia di Michele Mirabella che ha saputo dosare, equilibrare e proporzionare con mano felice tutta la spensieratezza, lo slancio, l'impeto, l'irruenza, l'effervescenza e la verve tipica dell'allegra composizione, considerata e catalogata oramai come il vero e proprio emblema della Belle Ėpoque austriaca. Il maestro Andrea Sanguineti, che sostituiva il maestro Xu Zhong assente per un malessere, ha condotto con estremo brio ed eleganza la frizzante orchestra del nostro teatro (l'ouverture è stata eseguita con squisito garbo), non riuscendo talvolta a contenere ed arginare certe estreme e troppo robuste sonorità che intaccavano e talora sbreccavano la gaiezza e la vaporosità del milieu scenico.

Le scene ed i costumi di Alida Cappellini e Giovanni Licheni ci sono parsi in perfetta sintonia con la vicenda, così come le luci di Franco Ferrari ed i significativi movimenti mimici creati da Silvana Lo Giudice. Indiscutibile inoltre la bravura degli attori Maurizio Micheli e Tullio Solenghi, che intervenendo nella sezione dell'operetta, diremmo noi ad libitum, hanno impersonato rispettivamente le figure di Vittorio Emanuele II di Savoia e Giuseppe Garibaldi, con vari, simpatici e congruenti riferimenti ad avvenimenti attuali della storia italiana, scatenando l'ilarità ed il buon umore del pubblico etneo presente nel parterre e nei palchi.

Il senso della misura e dell'equilibrio sembra si sia anche riversato sul cast canoro, che nel complesso non è mai andato a parare nell'atteggiamento lirico tonante e stentoreo, mantenendo sempre dei colori espressivi sobri e controllati con una spruzzatina di sbarazzina nonchalance. Perfettamente a sua agio nel ruolo di Rosalinde ci è parsa Stefania Bonfadelli, così come Diletta Rizzo Marin che ha mostrato una versatilità sbalordiva nel ruolo di Adele, sfoggiando una duttilità canora ed un'agilità degne di una soubrette a tutto tondo. Bruno Taddia nella parte di Gabriel von Eisenstein e Danilo Formaggia in quello di Alfred hanno saputo infondere calda vitalità e spensierata leggerezza alla partitura, sia come cantanti che come attori. Giuseppe Esposito si è rivelato un esilarante ed umoristico Frank, mentre Nidia Palacios ha reso con ricercata sprezzatura il personaggio dell'annoiato e scettico Principe Orlofsky. Molto efficaci nei loro ruoli Salvatore Todaro (Falk), Giovanni Monti (Blind), Evelyn Famà (Ida) ed il comicissimo Francesco Foti (Frosch).

La versione ritmica ed i dialoghi tradotti in italiano da Luigi Lunari in verità poco hanno sottratto alla fascinosa specificità dell'esecuzione in lingua originale. Da segnalare infine l'ottimo libretto di sala realizzato dall'Ufficio Stampa del Teatro Massimo Bellini di Catania che esibiva tre gradevoli saggi sull'operetta dei rinomati critici musicali Pietro Rattalino, Sergio Sciacca ed Ernesto G. Oppicelli.

Giovanni Pasqualino

27/5/2013

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando per il Teatro Massimo Bellini di Catania.