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Paolo Fresu e Uri Caine

si esibiscono a Noto Musica

Ci ha sorpreso di continuo, immersi in un'atmosfera sempre cangiante, il connubio strepitoso del trombettista sardo Paolo Fresu e del pianista americano Uri Caine, nel secondo appuntamento del 42° Festival Internazionale Noto Musica, che si protrarrà fino al 24 agosto sotto la direzione artistica di Corrado Galzio e Ugo Gennarini. Uno straripante Cortile dei Gesuiti, in pieno centro storico della città barocca, ha apprezzato con grande entusiasmo la performance dal titolo Two minuettos, in omaggio al maestro per eccellenza della polifonia, ovvero Johann Sebastian Bach.

Nota anticonformista, in linea con la serata fra vividi giochi di luce, quella di Paolo Fresu che si è esibito a piedi scalzi facendo anche un intervento strumentale tra il pubblico. Ed entrambi poliedrici gli artisti, figure d'eccezione in ambito jazz e non solo: il fascino del binomio, infatti, è quello di far rivivere in modo intenso la musica antica, con pagine delicate del Seicento e del Settecento, accanto al pop song e allo standard jazz, tre generi che la serata ha visto susseguirsi, come ha detto Fresu in apertura, dopo un'esibizione di tre giorni a Milano al Teatro dell'Elfo due anni fa. Scelta non facile, di certo preziosa, quella di attingere alla musica del passato, con due brani toccanti di Claudio Monteverdi e George Friedrich Handel: Sì dolce è il tormento e Lascia ch'io pianga, in atmosfera sognante, tratti rispettivamente dalla sesta raccolta di madrigali (che comprende appunto il Quarto scherzo delle ariose vaghezze del 1624, su testo di Carlo Milanuzzi) e dall'opera Rinaldo (composta nel 1711) con una celebre aria per soprano e basso continuo, su versi del poeta Giacomo Rossi. Il duo ne ha rivisitato lo struggersi per amore di entrambe con spicco di essenza lirica, come nei rilievi sopranili di due brani della musicista barocca Barbara Strozzi (L'amante bugiardo e La travagliata).

Qualità preponderante in questo ambito, come si evinceva dal flicorno di Paolo Fresu, vero strumento di recitazione nelle ascensioni madrigalistiche, quanto nella tenuta lunghissima del suono pop, sul pianismo accorto e travolgente di Caine, fra Cheek to Cheek (scritta da Irving Berlin nel 1935 per Fred Astaire e Ginger Rogers e cantata da Frank Sinatra) e le aperture melodiche di entrambi nello stupendo integrarsi di Almeno tu nell'universo, di Maurizio Fabrizio e Bruno Lauzi, suscitando il ricordo della coinvolgente interpretazione di Mia Martini.

Estrosi dunque ambedue nel dominio dello strumento, con quel sincopato che riveste e vivifica il pop senza snaturarlo, quanto nell'eclettico Gershwin di I loves you Porgy, e col savoir faire di trascolorare quasi all' improvviso nell'atmosfera di un Novecento più bizzoso e recalcitrante, come in Doxy, eseguito sul piano elettrico (composto da Sonny Rollins, tratto dall'album del 2009 Think), in Night in Tunisia (composto da Dizzy Gillespie e Frank Paparelli nel 1942) o nella tradizione popolare svedese riveduta in Dear old Stockholm, di Anders Fryxell. E che dire del sommo Bach del Minuetto in sol minore? Un gioco di ritmica lucidissima, giostrato con assoluta originalità sulla quadratura dell'imperituro maestro di Eisenach: il duo Fresu- Caine ne ha orientato su intemperanze jazzistiche i rilievi tematici fra uno strumento e l'altro, trasponendoli su un versante che ha infranto ogni barriera con una creatività che non dimenticheremo e dimostrando ancora una volta quanto la musica del passato possa tornare in auge, illuminando il presente di ogni platea.

Anna Rita Fontana

6/8/2017