RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Concerto Gospel al Teatro Massimo Bellini di Catania

Afflusso di giovani e standing ovation finale

Non ci saremmo mai aspettati di vedere un numeroso pubblico giovanile come quello convenuto al Teatro Massimo Bellini di Catania la sera del 27 dicembre al concerto Gospel di James Hall & Worship and Praise. La prestigiosa compagine statunitense di Gospel, Soul e Jazz ha offerto al folto pubblico etneo che riempiva i palchi ed il parterre un'esibizione avvincente e coinvolgente. Formato da bravissimi artisti e guidato da James Hall, vincitore nel 2010 del Grammy Award Gospel, il gruppo vocale e strumentale si è esibito in moltissimi brani che rappresentavano una specie di curriculum cronologico del Gospel dalle sue origini fino ai nostri giorni, con tutte le suggestioni e le varianti ritmiche, armoniche e melodiche determinate dal suo evolversi dalla originaria vita agreste di campagna a quella urbana delle città e delle grandi metropoli.

Così la splendida sala del Bellini è stata immersa in Gospel quali: Beautiful World, Amazing Grace, Oh Happy Days, When the Saints go Marching, Everybody Sing, fino ad adattamenti ritmici e proto jazzistici quanto mai splendidi di brani della tradizione europea come Stille Nacht o l' Ave Maria di Franz Schubert.

Un genere gospel quanto mai stilizzato, poliedrico e nello stesso tempo raffinato quello offerto dai talentuosi artisti afro-americani, nel quale il sound, sempre contenuto e ovattato, mai eccessivo, debordante o invadente, si spargeva e si insinuava con trame dolci, morbide, tenere e vellutate. L'afflato mistico e ieratico si è diffuso dal palcoscenico e tutt'intorno, fino ad arrivare a contagiare emotivamente il pubblico che ha partecipato gioiosamente e dinamicamente, quasi fosse un rito religioso tipico delle chiese evangeliche, con battiti di mani e agitazione ritmica del corpo, intonando perfino i vari Alleluja che si levavano altisonanti fino alla cassa armonica del gioiello realizzato dal Sada.

Questa è sicuramente la strada maestra che la sovrintendenza e la direzione artistica del nostro teatro percorrono per avvicinare il pubblico ed in particolare i giovani al teatro, e crediamo sia l'unica via da percorrere per raggiungere l'obiettivo di riportare gli abbonamenti ai livelli di un passato forse mai esistito ma evocato dai laudatores temporis acti, che continuano a blaterare di un'età paradisiaca, quasi mitica, nella quale esistevano solo ugole d'oro, orchestre inappuntabili, solisti strabilianti, dei quali a dir il vero le registrazioni ci dicono cose ben differenti e… molto, molto meno roboanti!

Insomma per dirla con Theodor Wiesengrund Adorno: «Non c‘è critica al progresso che sia legittima, foss'anche quella che sussume il suo momento reazionario sotto l'illibertà dominante, in tal modo escludendo inesorabilmente ogni abuso che se ne faccia al servizio dei poteri costituiti. Il ritorno positivo di ciò che è ormai andato in rovina si rivela vincolato inesorabilmente alle tendenze distruttive dell'epoca in modo assai più radicale di ciò che viene stimmatizzato come distruttivo. L'ordine che proclama se stesso non è se non il velo che maschera il caos».

Ben vangano quindi i concerti di Gospel, di Jazz, di musica leggera, di musica folk, di musica rock, di musica beat, di musica punk o di qualsivoglia altro spettacolo o genere musicale atto a svecchiare e ad avvicinare e far partecipare un pubblico che rappresenti il mutamento, il fluire ed il divenire della vita e non la stasi, lo stallo, la fossilizzazione, l'inerzia della morte. Ci pare pertinente ricordare a tal proposito quello che diceva un grande compositore e direttore d'orchestra come Gustav Mahler: «La tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri».

Giovanni Pasqualino

28/12/2016

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.