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Il Cavaliere Pedagna

chiude la stagione del Brancati di Catania

La stagione 2016-2017 del Teatro Brancati di Catania si chiude con un classico della commedia vernacolare siciliana, Il Cavaliere Pedagna di Luigi Capuana, che è andato in scena l'11 maggio, con repliche fino al 28, per la regia di Giuseppe Romani, le scene di Giuseppe Andolfo e i costumi delle Sorelle Rinaldi. Il lavoro, che era stato scritto in italiano nel 1903 da Capuana per l'attore Ermete Novelli che non poté mai rappresentarlo, fu poi tradotto in siciliano dallo stesso autore, col titolo Lu Cavaleri Pidagna, e venne interpretato nel 1904 da Giovanni Grasso al Teatro Adriano di Roma.

La trama, priva dei vecchi motivi di onore che rendevano la commedia siciliana “fatta di sangue e coltellate”, gioca su alcuni temi divenuti poi un classico del teatro dialettale: la fuitina, un padre benestante e vecchiotto vittima delle trame di una canzonettista giovane e belloccia e che non vuole perdonare la figlia rimasta vedova con due bambini, l'amico prete e il notaio del paese che cercano di fare da paceri, e una cameriera impicciona e assolutamente maldisposta verso la canzonettista a tutto vantaggio della padroncina, che il padre non vuole assolutamente riprendersi in casa. Una commedia giocata su motivi psicologici e su studi d'ambiente, magari ormai un po' datata, ma ricca di spunti comici che il pubblico mostra ancora di gradire moltissimo.

Il cast, formato da attori che hanno trovato nella recitazione verista del teatro vernacolare il loro punto di forza, si è esibito con grande verve e immedesimazione, strappando al numeroso pubblico della prima calorosi e ripetuti applausi anche a scena aperta. Miko Magistro, nel ruolo del cavaliere Pedagna, ha dato vita a un personaggio molto realistico, evitando di scadere nel caricato o di calcare troppo la mano nelle scene con la giovane canzonettista, interpretata dalla brava Evelyn Famà. Efficace anche Riccardo Maria Tarci, nei panni del mafioso Carru Longu, pur se con una certa inclinazione a una recitazione un po' sopra le righe. Disinvolto Turi Giordano nel ruolo del preposto Balata, che ha dipinto un prete di provincia di buon animo, ma ostacolato nella sua opera di paciere dal notaio Scafiti, stralunato e distratto, interpretato da un Tuccio Musumeci in gran forma, e che ha esibito la sua consueta efficacissima mimica che non ha mancato di strappare reiterati applausi. Molto a suo agio infine nel ruolo della cameriera Donna Mara Guia Jelo, che nel teatro vernacolare dà il meglio di sé, con una recitazione sanguigna e concitata che ben si adattava al personaggio.

Una commedia godibilissima, nonostante le sue tematiche siano ormai fuori tempo, che ha degnamente concluso una stagione variegata ma di buon profilo, in grado di incontrare i gusti degli spettatori più disparati.

Giuliana Cutore

13/5/2017

La foto del servizio è di Dino Stornello.