RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Parma

Il ritorno di un raro titolo verdiano

L'edizione 2017 del Festival Verdi, che presenta anche Stiffelio in un nuovo e originale allestimento di Graham Vick al Teatro Farnese, Falstaff, La Traviata a Busseto con giovani artisti e la Messa da Requiem tra gli eventi principali, si apriva con una nuova produzione della rara Jérusalem, la versione sostanzialmente ritoccata da I Lombardi che il compositore portava come carta di presentazione per il suo debutto parigino, non limitata solo ai ballabili, venti minuti che, una volta visti e soprattutto con questa coreografia, sarebbe meglio tagliare, non tanto per quanto riguarda la qualità della musica, che avrebbe un posto in versioni di concerto o in frammenti sinfonici di opere di Verdi, quanto per il freno totale all'azione drammatica.

Hugo De Ana ci offre ancora una volta il suo tipico spettacolo alla Cecil B. De Mille con scene enormi e piuttosto primitive, grandi effetti visivi (per esempio la sabbia che cade dall'alto nelle scene di deserto) e i nuovi mezzi tecnici per proiettare soprattutto tanti testi in latino dei tempi delle Crociate. I cantanti – tranne Hélène – sembrano liberi di fare come possono o vogliono e non si può dire che ci sia un'idea fondamentale di regia.

Per la verità, lo stesso capita con la direzione musicale di Daniele Callegari, che legge correttamente la partitura, talvolta con un volume eccessivo nei momenti di assieme, ma l'orchestra del Teatro si presenta in buona forma. Eccellente poi il coro del Regio istruito come sempre benissimo da Martino Faggiani.

Tra i cantanti spiccava nei panni di Roger il basso Michele Pertusi con una notevole resa vocale e, nei limiti del possibile, un buon lavoro scenico. Annick Massis è una cantante musicale e benchè il ruolo solo in parte le si addica – Hélène è un ruolo piuttosto per un soprano drammatico d'agilità e il soprano francese è il tipico di coloratura del suo paese, con scarsi centri e ancora meno gravi, ma di acuti, sovracuti e ornamentazioni ancora notevoli – esce a testa alta dall'impresa, forte anche di una presenza scenica interessante, e riscuote tantissimi applausi. Ramón Vargas ha dalla sua la belleza del timbro, la scuola e la tecnica di tutto rispetto, ma l'acuto incomincia a indebolirsi e dar segni di stanchezza: sceglieva, a ragione, di non arrivare al temibile ‘do' dell'aria di Gaston, ed era molto più a suo agio nel terzetto, nei duetti e soprattutto nella grande scena della degradazione, forse il momento del tutto nuovo e più geniale del Verdi in questo titolo. Tra i comprimari, tutti corretti, il ruolo dello scudiere Raymond veniva ricoperto dal tenore Paolo Antognetti, voce molto interessante. Pablo Gálvez, il conte di Toulouse, dimostrava di avere buoni mezzi e buona presenza scenica. Pubblico folto e grande successo a fine spettacolo.

Jorge Binaghi

7/10/2017

La foto del servizio è di Roberto Ricci.