RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Lucia a casa del Conte Ugolino

La modesta facciata del Teatro Verdi di Pisa racchiude la più fulgida sala lirica ottocentesca della Toscana. Varcandone la soglia, non ho potuto dimenticare che Giacomo Puccini, diciassettenne squattrinato, vi si recò a piedi da Lucca nel 1876 per assistere all'Aida.

Per un teatro di provincia, absit iniuria verbis, che l'anno scorso ha ripreso la recondita Pia de' Tolomei donizettiana, la stagione in corso non è sicuramente di ordinaria amministrazione con un programma, oh quanto audace, di varie rarità piccanti, tra cui Mosè in Egitto di Rossini e Edipo Re di Leoncavallo, e due soli titoli del grande repertorio: La Bohème pucciniana e Lucia di Lammermoor, benché quest'ultima non sia quella allégée che viene proposta più spesso. Se adesso la provincia osa mandare in scena una Lucia senza tagli e con l'impiego della glassarmonica, potranno tanti teatri maggiori continuare a eseguire indisturbati la Lucia “vecchia”?

Stefano Vizioli, regista di fama internazionale e direttore artistico del Teatro Verdi, ha curato l'allestimento già concepito per Saint Louis. La Scozia c'è anche se non si vede. Epoca, ambienti e costumi potrebbero convenire, per esempio, ad una Traviata, quindi si è in pieno Ottocento, altoborghese quanto opprimente, ma è plausibile. Una cupa atmosfera notturna domina costantemente la scenografia pressoché unica e poco immaginosa però funzionale di Allen Moyen, in cui la regia mette opportunamente in risalto la dinamicità corporea dei personaggi.

Ha diretto preciso e coinvolgente Michael Güttler, alla guida della valida Orchestra della Toscana, interpretando suggestivamente sin dal feerico preludio il pathos, la tragedia e l'elegia del capolavoro donizettiano, che, secondo Fedele D'Amico, come forse nessun'altra opera ci addita così direttamente il Cielo. Lo ha ben coadiuvato il Coro Ars Lyrica diretto da Marco Bargagna.

La primadonna scritturata indisposta ha dovuto farsi sostituire all'ultimo momento. Ma la sostituta si è rivelata una magnifica sorpresa. La giovanissima e avvenente croata Marigona Qerkezi (Lucia) ha dimostrato di avere tutte le carte in regola quanto a temperamento e capacità tecniche per incarnare appieno nel canto e sulla scena l'eroina donizettiana, riscuotendo meritatissimi applausi dopo il tour de force della Pazzia con il valore aggiunto del suono estraniante della glassarmonica di Sascha Reckert. Il crudel fratello Enrico era il baritono pisano Alessandro Luongo (che ricordo sontuoso Carlo V in un Ernani sassarese). Un villain elegante con gli accenti appropriati, antagonista implacabile dello sfortunato amante della sorella, Edgardo, suo rivale anche in politica, il quale, almeno nella musica, lo sfida ad armi pari. Infatti il tenore Alessandro Luciano si è “battuto” con valore, sfoggiando un timbro vibrante ed incisivo fino all'incanto dell'addio alla vita nel finale ultimo. Raimondo, nel sobrio clergyman di pastore presbiteriano (ché più di questo non gli spetta), lo ha impersonato sobriamente il basso Andrea Comelli, autorevole pur con un grave poco ampio tendente a ingolarsi. Quanto al secondo tenore, Arturo sposo imposto a Lucia, l'argentino Carlos Natale ha superato impavido l'impervia aria Per poco tra le tenebre e si è reso appropriatamente “antipatico”. A Vizioli è mancata però l'idea geniale di vari suoi colleghi di farci assistere al cruento uxoricidio. Completavano onorevolmente il cast il mezzo soprano Valeria Tornatore (Alisa) ed il tenore Didier Pieri (Normanno).

Fulvio Stefano Lo Presti

28/1/2019

Le foto del servizio sono di Imaginarium Creative Studio.