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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

45° Festival della Valle d'Itria

Opere in masseria

Una delle attività più innovative del Festival, con pochi anni alle spalle, è il decentramento in periferia con le serate denominate opere in masseria, in linea di massima due intermezzi comici del Settecento. Questa volta si trattava della bellissima masseria San Michele nelle vicinanze di Martina Franca. Le operine scelte (tra i 45-50 minuti circa l'una) erano L'ammalato immaginario di Leonardo Vinci e La vedova ingegnosa di Giuseppe Sellitti, entrambe in edizione critica di Gaetano Pitarresi e di Marinella Laterza, rispettivamente. Il secondo dei titoli sembrava più lungo del primo, che era una meraviglia di velocità in testo, musica e azione, forse con un finale un po'precipitato.

Buona l'idea di unire entrambi i titoli di trama e personaggi più o meno simili incarnati dagli stessi cantanti, assolutamente tipici come si può facilmente dedurre dai titoli, con una messinscena semplice e ingegnosa (perfino troppo in alcuni momenti) per la regia di Davide Gasparro, molto ben diretti gli artisti e anche i i due eccellenti mimi, necessari per l'azione ma un po'invadenti, in particolare nell'intermezzo di Vinci.

La Cappella Musicale Santa Teresa dei Maschi era ineccepibile, ben guidata da Sabino Manzo. Lavinia Bini (Erighetta e Drusilla) non era in grado di cantare nell'ultima delle cinque repliche, ma interpretava fantasticamente, mentre la giovane e valente Maria Silecchio (soprano) cantava molto bene e sicura, e si lasciava coinvolgere anche in alcuni momenti nel giuoco scenico. Bruno Taddia (Don Chilone/Strabone) è un artista fantastico che in questo repertorio supera senza difficoltà con la sua capacità interpretativa e la sua musicalità i limiti di una voce in principio modesta. Pubblico molto attento e partecipe e applausi molto convinti.

Dal punto di vista artistico direi che è stata complessivamente la serata migliore, oltre che la più originale, di questo Festival, che comprendeva anche una versione semiscenica di Coscoletto ovvero Il Lazzarone di Offenbach, in omaggio al compositore.

Jorge Binaghi

7/8/2019

La foto del servizio è di Clarissa Lapolla.