RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Buon Natale dalla Rai

Gli auguri di Natale da parte dell'Orchestra Sinfonica Nazionale (OSN) non potevano che arrivare sulle note di brani a tema: è quanto accaduto durante il concerto di sabato 23/12/2017 sotto la bacchetta di James Conlon, suo direttore principale, all'auditorium Toscanini di Torino. Si comincia cronologicamente dalla Sinfonia che apre la seconda parte del Weihnachtsoratorium (Oratorio di Natale) BWV 248 di Johann Sebastian Bach, un insieme di sei cantate destinate alla liturgia di sei diversi giorni attorno al Natale. Scritto a Lipsia per le festività natalizie del 1734-35, è in realtà in parte opera di riciclo e assemblaggio di musiche precedenti adattate a un nuovo testo ispirato ai Vangeli e reso in forma poetica da Picander (alias Christian Friedrich Henrici). Nel caso della Sinfonia qui presentata, essa apre la cantata per il giorno dopo Natale, dedicato all'adorazione dei pastori: da qui il ritmo cullante di 12/8, in linea con la tradizione dei brani “pastorali”.

Del Messiah HWV 56 di Georg Friedrich Händel, oratorio per soli, coro e orchestra del 1741, vengono invece presentati due brani: l'Ouverture, brano breve, severo e conciso “alla francese”, in quella forma cioè consolidata in Francia durante il periodo di Lulli (introduzione lenta – sviluppo veloce fugato – eventuale ripresa dell'introduzione), utilizzata anche come sinfonia d'apertura delle opere serie; e la Pastorale, un brano dolce e cullante, analogo al precedente brano bachiano. Entrambi sono presi dalla prima parte dell'oratorio, dove viene descritta la nascita del Messia. Del Messia, e non di Cristo: ché il testo, un laborioso copia-e-incolla di estratti dell'Antico e del Nuovo Testamento elaborato da Charles Jennens, delinea la figura del Messia evitando di passare per la figura di Cristo: si delinea così un testo obliquo, trasversale, che abbraccia tutta la Bibbia e la rilegge in versione messianica. Hector Berlioz e Franz Liszt sono invece i protagonisti del prosieguo del concerto. Del primo sono in programma tre estratti da L'enfance du Christ Op. 25, del 1854: Marche nocturne; La fuite en Egypte; Le repos de la Sainte Famille. Scritti originariamente per soli, coro e orchestra, sono qui presentati in veste puramente strumentale. La fuite en Egypte nacque quasi per caso nel 1850 come schizzo orchestrale; a quel nucleo originario Berlioz aggiunse in seguito il testo e altri brani, fino a darne veste definitiva come composizione a soggetto sacro, completando il tutto nel 1854 e presentando l'opera alla Société Philarmonique come “curiosità archeologica” dell'immaginario compositore Pierre Ducré, maestro di cappella del XVII secolo, emersa casualmente durante i restauri della Sainte Chapelle: piccola presa in giro per rivalersi dell'insipienza storico-musicale dei suoi contemporanei a lui ostili. Il trucco riuscì e il pubblicò applaudì senza riserve alla prima esecuzione. Di Liszt sono in programma I Re Magi e I pastori alla mangiatoia, tratti dal Christus, oratorio per soli, coro, orchestra e organo S 3. Nel 1865 Liszt, sotto un forte impulso religioso, ricevette la tonsura e gli ordini minori in Vaticano. Risalgono a quel periodo la maggior parte delle composizioni sacre, tra cui proprio il Christus, scritto a più riprese tra il 1862 e il 1866: la nascita e la morte di Cristo messi in musica su testi in latino tratti dalle Sacre Scritture e dalla liturgia cattolica e scelti dallo stesso Liszt. Termina il concerto sicuramente la parte più famosa della serata: la suite Op. 71a dallo Schiaccianoci di Pëtr Il'ic Cajkovskij. Soggetto natalizio soprattutto per la cornice entro cui si muove la storia: lo schiaccianoci del titolo è infatti un regalo che Clara e Fritz, figli del presidente Silberhaus, ricevono dal nonno per Natale. Durante la notte il buffo ometto dai grandi denti si trasforma in un principe e inizia una serie di danze con Clara. Soggetto leggero e a suo modo commovente, che esalta il mondo dell'immaginazione grazie alla stupefacente orchestrazione di Cajkovskij, il quale non esita a impiegare, per la prima volta nella storia della musica, la celesta, novità dell'epoca, inventata nel 1866 da Mustel.

Un programma ricco e variegato, che ha permesso di sfoggiare tutta la gamma timbrica dell'OSN, dalle sonorità più barocche di Bach e di Händel (clavicembalo compreso per il basso continuo) a quelle più romantiche e fantasiose degli altri autori. Il pubblico, fattosi per l'occasione più variegato, è stato però deluso dalla mancanza di oggettivi riferimenti “natalizi”: le melodie più popolarmente natalizie sono state infatti accuratamente evitate, e forse avrebbe meglio qui figurato L'adorazione dei Magi dal Trittico botticelliano di Respighi, proposto nel concerto del 15-16/12/2017, con il Tu scendi dalle stelle incastonato a metà brano. Discorso a parte per la suite dello Schiaccianoci, resa celebre grazie anche al suo impiego in Fantasia di Walt Disney: la sua esecuzione ha come risvegliato la platea, percorsa dal fremito del: «Ma questa l'ho già sentita!»

Conlon si dimosta direttore all'altezza di tutti i brani, sapendo passare attraverso i diversi repertori con disinvoltura, coadiuvato da un'orchestra in splendida forma, nonostante i pressanti impegni che la vedranno protagonista del Concerto di Natale ad Assisi il 25/12. Plauso particolare per i fiati, coinvolti soprattutto nella seconda parte del concerto, più ieriatici e composti in Berlioz e Liszt, più “volanti” nelle varie danze caratteristiche di Cajkovskij (danza russa, danza araba, danza cinese ...). Maggior coinvolgimento per gli archi invece nella prima parte, più barocca, sempre molto uniti e con un deciso rilievo per i bassi, come a sottolinearne il compito armonico-ritmico nei brani – e contrappuntistico, nel caso del fugato dell' ouverture händeliana. L'orchestra, dapprima limitata nel numero, viene ingrandita per il repertorio romantico fino al numero pieno codificato da Wagner (8 contrabbassi, 16 violini primi), il che, filologicamente, ha sempre la sua ragion d'essere, fino al coinvolgimento di tromboni e tuba per Cajkovskij. Al termine del concerto, un Conlon visibilmente soddisfatto, microfono alla mano, ha augurato a tutto il pubblico buone feste. Nota di colore sui frac neri, i cappelli da Babbo Natale di alcuni professori d'orchestra hanno allietato gli ultimi minuti in compagnia dell'OSN, che ha ripetuto, come bis, il finale spumeggiante e festoso del Valzer dei fiori, ultimo brano in programma della suite dallo Schiaccianoci.

Christian Speranza

27/12/2017