RECENSIONI
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La Nave delle Spose

al Piccolo Teatro della Città

Il Piccolo Teatro della Città ha proposto, dal 18 al 20 dicembre, una densa e suggestiva pièce dove la danza si intreccia strettamente ad un'atmosfera da cuntu siciliano: La nave delle spose, liberamente ispirata al testo di Lucia Sardo ed Elvira Fusto, e interpretata dalla stessa Lucia Sardo con le coreografie di Silvana Lo Giudice. Il lavoro trae spunto dalla pratica, in auge nei primi decenni del ‘900, del matrimonio per procura tra gli immigrati americani di origine siciliana e donne che, vuoi per miseria, vuoi per vicende familiari e personali non proprio edificanti, vuoi per necessità di scomparire o per menomazioni che le affliggevano, non avevano altra scelta che maritarsi di fatto a scatola chiusa, attirate nel contempo da quell'America descritta come paese di immense opportunità, quasi un Eldorado, e dalla reale possibilità di sfuggire una volta per tutte al tetro e retrivo ambiente isolano.

Sulle note di Renè Aubry e di Ennio Morricone, La Nave delle spose narra attraverso una danza rutilante le vicende di queste donne imbarcate per un lungo viaggio di fatto alla volta dell'ignoto, cercando al contempo, sulle parole della narratrice, di focalizzare le loro aspettative, i loro desideri, le loro ansie, le loro angosce. Si va così dalla giovane muta alla vedova di un mafioso che deve assolutamente scomparire dalla Sicilia, dalla sposa bambina allettata dai bei vestiti che il futuro sposo le ha mandato, alla ragazza che abbandona con dolore un amore impossibile, sino all'unica che è davvero felice di andare in America, contenta della sua scelta e che sente già di amare lo sconosciuto consorte.

Su questa esile vicenda, tutta psicologica, i giovani danzatori, Martina Caruso, Dario Castro, Silvia De Nizza, Giorgia Di Prima, Alessia Greco, Carla Lo Giudice, Simonetta Piccione, Roberta Russo, Sabrina Todero, Giorgia Torrisi e Laura Tringale, si sono mossi con buona professionalità, complici anche le luci di Simone Raimondo, offrendo al pubblico uno spettacolo di buon livello, cui il racconto di Lucia Sardo, in un siciliano stretto e desueto, conferiva a tratti una patina di vibrante arcaicità in netto contrasto con la modernità assoluta dei movimenti coreografici.

Giuliana Cutore

22/12/2015