RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Olivo e Pasquale

inaugura il Donizetti Festival 2016

Il Donizetti Festival ha inaugurando alla grande, al Teatro Sociale, con una bellissima produzione di Olivo e Pasquale, opera del 1827, in nuovo allestimento ideato da Ugo Giacomazzi e Luigi di Gangi di OperaAlchemica e su una revisione sui materiali coevi a cura di Maria Chiara Bertieri per la Fondazione Donizetti.

Nel 1826 Gaetano Donizetti e il librettista Jacopo Ferretti tornano a collaborare dopo tre anni dal felice esordio con L'Ajo nell'imbarazzo. Purtroppo non raggiungeranno i felici risultati precedenti poiché il libretto deriva da una commedia prolissa che mette a confronto caratteri drammaturgici in contrasto. In assenza di un testo accattivante il compositore produsse una partitura solo a tratti geniale. Limitazioni al compositore vi furono anche in occasione della prima rappresentazione, Teatro Valle di Roma il 7 gennaio 1827, avendo a disposizione una compagnia non di prestigio, oltre a dover comporre il ruolo di Camillo, innamorato della primadonna, per un mezzosoprano. L'amoroso en-travesti era tipico dell'opera seria, basta pensare al Romeo dei Capuleti e Montecchi o ai paggi con parti anche rilevanti. Il pubblico romano trovò stridente la scelta, anche perché l'opera buffa si avvicinava in maniera incisiva alla vita realistica borghese. L'opera non fu un trionfo ma un successo di stima, anche se Donizetti non ne era particolarmente soddisfatto. Quando l'opera fu rappresentata al Teatro Nuovo di Napoli il 1° settembre 1827, Donizetti rettificò la versione romana adattando il ruolo per tenore, e intervenne in alcuni punti dello spartito rimodellando parte della struttura ma soprattutto “napoletanizzando” l'opera, cioè dialoghi parlati in luogo dei recitativi cantati e almeno un ruolo “tradotto” in dialetto.

Come riferito dalla curatrice della revisione, Maria Chiara Bertieri, per la ricostruzione di Olivo e Pasquale nelle due versioni romana e napoletana non ci si è potuto avvalere delle fonti autografe, tutt'oggi inesistenti. La versione partenopea è stata condotta su una delle partiture manoscritte che sono conservate, e la scelta è caduta su quella custodita presso il Conservatorio di Milano nella quale vi sono interventi a mano di Donizetti. Questo lavoro ha portato alla luce una partitura di qualità, che non potremo definire capolavoro, ma sicuramente piacevole e che aggiunge un tassello importante nella conoscenza e nell'ascolto di uno dei massimi compositori dell'Ottocento.

Donizetti è appena trentenne quando compone Olivo e Pasquale e già possiamo affermare che l'arte del mestiere la conosce, di lì a poco verranno capolavori sia comici sia drammatici di assoluta rilevanza nel corso del secolo. Nel nostro caso i riferimenti rossiniani sono evidenti, ma con uno stile personale, che rasenta una comicità di commedia raffinata. In taluni momenti si percepiscono temi che saranno sviluppati poi, le due ore e mezzo di musica sono incalzanti e si ascoltano piacevolmente.

Brillante e spassosissimo lo spettacolo creato dal duo Giacomazzi-Di Gangi, coadiuvati dal team Sara Sarzi Sartori, Daniela Bertuzzi e Arianna Delgado, per le scene e costumi. L'impronta è quella della commedia brillante con pochi oggetti ma che ben indentificano la drammaturgia. Una sena costellata da una cornice di banconote fa capire quanto il denaro sia importante per Olivo, astuto e rude commerciante, che vuole far sposare la figlia per interessi economici con Le Bross. Bellissimo l'ingresso del combinato fidanzato sulla prua di una nave. I costumi sono coloratissimi e molto curati, senza individuare un'epoca precisa ma la mano è creativa e molto felice. I registi hanno curato con molta attenzione la recitazione, soprattutto i dialoghi parlati, i quali non sono mai caduti nella logora macchietta ma sono stati realizzati con gusto teatrale e ritmo incalzante. Continue gags e guazzabugli tipici del dramma giocoso sono risolti con grande partecipazione dai cantanti e grande divertimento da parte del pubblico. Uno spettacolo divertente e godibile che speriamo non si fermi solo a Bergamo.

Sul podio c'era Federico Maria Sardelli, una garanzia poiché musicista raffinato e ottimo concertatore. Fermamente convinto della genialità del compositore, valorizza con la sua direzione le diverse sfaccettature dello spartito imprimendo vivacità e leggerezza drammaturgica, minuziosa elegia nei passi romantici, perfetto rapporto tra buca e orchestra, sollecitando l'ottima Orchestra dell'Accademia del Teatro alla Scala in una prova nitida e precisa e sempre contenuta nelle sonorità. Molto buono anche il contributo del Coro Donizetti Opera istruito da Fabio Tartari, che negli ultimi anni ha raggiunto una qualità encomiabile.

La compagnia di canto era formata da alcuni artisti di lunga carriera affiancati da giovani artisti che ormai si sono affermati in importanti produzioni e che sicuramente in futuro avranno occasione di emergere ancor più. Le due voci gravi, i protagonisti Olivo e Pasquale, erano rispettivamente Bruno Taddia e Filippo Morace. Il primo ha dato prova di grande esperienza teatrale e buona tenuta vocale seppur non sempre precisa, ma lo stile e la musicalità erano rilevanti soprattutto nell'istrionico fraseggio del rude ruolo. Anche il secondo ha reso una prestazione divertentissima, facendo sfoggio del “suo napoletano”, abbinato a un canto preciso e morbido oltre ad un raffinato accento e colore vocale.

Laura Giordano, Isabella, tolta qualche incertezza nell'aria d'entrata, ha poi fornito una prova molto brillante trovando terreno particolarmente fertile in questo ruolo brillante e virtuoso, accomunando anche una musicalità ferma che le permette di essere credibile nelle parti più patetiche. Ottima prova.

Molto buona la prova dei due tenori principali. Pietro Adaini, Camillo, che conferma in crescendo doti non comuni, affrontando un ruolo molto arduo, la prima aria è davvero terribile nel settore acuto, ma il tenore siciliano la affronta con impeto e grande tecnica, la quale gli permette di emergere anche nel secondo atto affrontando una parte per nulla facile ma con una padronanza di stile e musicalità davvero ammirevoli. Ottima prova anche per Matteo Macchioni, Le Bross, dotato di voce molto bella, chiara e di precisa intonazione e proiezione. Molto ben cantata l'aria d'ingresso, anche in questo caso non “un'arietta”, con una precisa esibizione delle agilità.

Il terzo tenore, Edoardo Milletti, ha reso il ruolo del vanesio Columella con grande arte scenica accomunata a un canto preciso e brillante. Raramente anche in teatri più “grandi” si possono ascoltare tre tenori cosi bravi e la giovane età è un'aggiunta per un futuro che sarà sicuramente luminoso. Completavano il cast in ruoli minori come caratteristi Silvia Beltrami e Giovanni Romeo. Entrambi hanno fornito una prova maiuscola per brio musicale e precisa impostazione canora.

A tutta la compagnia va inoltre attribuito un plauso particolare per l'ottima prova nella recitazione, priva di orpelli manierati, ma brillante e divertente grazie ad una regia pulita e molto attenta alla giocosità del dramma. Infine, ma non per ultimo, va un plauso particolare al direttore artistico Francesco Micheli, che ha dato una svolta a un Festival che stava diventando monotono, offrendo novità e coraggio artistico che va applaudito per gli esiti raggiunti.

Al termine dello spettacolo a tutta la compagnia è stato tributato un trionfo molto caloroso e meritato sotto tutti i punti di vista.

La stagione del Donizetti Festival 2016 è dedicata al compianto M.o Gianandrea Gavazzeni nel ventennale della scomparsa.

Lukas Franceschini

5/11/2016

Le foto del servizio sono di Rota – Fondazione Donizetti.