RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Buon compleanno, OSN!

Ripresa in grande stile per l'Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai all'Auditorium Arturo Toscanini di Torino, giovedì 25 settembre 2014 alle 21:00, per il concerto inaugurale della stagione. Con un valore aggiunto: l'OSN compie vent'anni. In principio erano quattro, le orchestre della Rai, nelle sedi di Roma, Napoli, Milano e Torino (quest'ultima nata nel 1931 – quando la Rai si chiamava Eiar – presso il Teatro di Torino, di cui oggi, in via Verdi 26, a pochi metri dalla Mole Antonelliana, non rimangono che i ruderi, dopo un bombardamento della seconda guerra mondiale); poi, nel 1994, tutte e quattro si fusero in una sola, scegliendo come sede proprio la città che la RAI , anzi la sua antenata, la URI (Unione Radiofonica Italiana) la vide nascere, il 27/08/1924: Torino. Da quel momento, a partire dai primi due concerti, diretti da Georges Prêtre il 24 e Giuseppe Sinopoli il 29 settembre, è stato un susseguirsi ininterrotto di grandi nomi, quali Herbert von Karajan, Antonio Guarnieri, Leopold Stokowski, Sergiu Celibidache, Carlo Maria Giulini, Mario Rossi, Victor De Sabata, Otto Klemperer, Karl Böhm, Igor Markevitch, Lorin Maazel, Thomas Schippers, Zubin Metha e Wolfgang Sawallisch, per non parlare di compositori come Richard Strauss e Igor Stravinskij, che vi diresse la sua Ode elegiaca in memoria di Natalia Kussevitzky, il Concerto in re per violino e orchestra e Perséphone. Consigliato, per chi volesse spulciare in emeroteca alla ricerca di qualche informazione in più, l'articolo a pag. 40 della Stampa di mercoledì 24 settembre 2014.

Vent'anni, si diceva: la cifra tonda andava festeggiata adeguatamente. Significativa quindi la scelta della Missa Solemnis Op. 123 di Ludwig van Beethoven, accompagnata da un programma di sala altrettanto prestigioso a firma di Massimo Mila . A fare gli onori di casa, come d'obbligo, il direttore principale (dal 2009) Juraj Valcuha, preceduto questa volta sul palco dal sovrintendente Michele Dall'Ongaro e dal sindaco Piero Fassino, che in un breve discorso ha ringraziato l'OSN per il decisivo contributo a fare di Torino un polo culturale d'eccellenza.

A dar vita alla magia della Missa Solemnis, capolavoro del “terzo stile” beethoveniano, nato tra il 1818 e il 1824, sono stati, oltre all'OSN stessa, il Coro Maghini e i solisti Veronica Cangemi, Eva Vogel, Jeremy Ovenden e Andreas Scheibner.

Il primo accordo con cui si apre il Kyrie, un re maggiore a piena orchestra, è da interpretare in modo possente ma non eroico, grandioso ed intimo allo stesso tempo, già in se stesso pacificato, nonostante sia una supplica di pietà, perché si rivolge fiducioso ad un Essere che ci perdonerà di sicuro (personalmente è questo che sento nel Kyrie della Missa Solemnis, un senso assoluto di fiducia, ben diverso dal sofferto Kyrie I della Messa in si minore di Bach o da quello drammatico e quasi teatrale della Messa in do minore KV 427 di Mozart, forse nel complesso le tre Messe più belle mai scritte in tutta la storia della musica): ed è esattamente così che arriva quell'accordo, sotto la direzione attenta di Valcuha, dalle file dell'orchestra. La performance, poi, si mantiene di notevole livello lungo tutta l'esecuzione. Di sicuro impatto e di ottima riuscita sono stati, per citare a volo d'uccello alcuni passaggi, il monumentale ed energico attacco del Gloria, con una poderosa sezione di percussioni in gran forma, l'Et incarnatus dei solisti, particolarmente ben riuscito, la conclusione del Credo, che nella lettura di Valcuha quasi non sembra una conclusione, proiettata com'è sul Sanctus, il Sanctus stesso, con uno splendido Roberto Ranfaldi violino solista ad accompagnare le voci nella sezione del Benedictus, ed un Agnus Dei che trasporta lontano, estatico e drammatico insieme.

Plauso al coro Maghini, diretto dal maestro Claudio Chiavazza, sempre all'altezza della situazione, compatto e netto in quasi tutti gli attacchi. Stranamente sottotono, data l'importanza dell'occasione, i solisti. Veronica Cangemi, soprano, ha affrontato la partitura beethoveniana non senza difficoltà nel registro acuto, dove la voce si faceva spesso stridula e perdeva di rotondità. Migliore la prestazione di Eva Vogel, mezzosoprano, all'altezza della parte. Poca potenza vocale e qualche accento di naïveté di troppo nella prova di Jeremy Ovenden, tenore dal timbro chiaro, perfetto per un mozartiano Don Ottavio, ma non troppo adatto alla vocalità beethoveniana, che richiede una voce più corposa (insuperabile resta, secondo me, René Kollo nell'incisione del 1978, per la direzione di Leonard Bernstein e con la Concertgebouworkest di Amsterdam). Andreas Scheiber, basso, riequilibra il quartetto di solisti col suo timbro chiaro, quasi baritonale, dotato di grazia, anche se di volume appena sufficiente.

A difesa dei cantanti, è da dire che la richiesta vocale beethoveniana nella Missa Op. 123 è piuttosto esigente, dunque non facile da soddisfare. Si tratta comunque di particolari non molto rilevanti, anche perché la parte del leone è svolta quasi costantemente dal coro. Un giusto tributo di applausi ha infatti coronato la fine del concerto. Il miracolo della musica, quella vera, che affascina e rapisce il neofita come l'esperto, si è compiuto nuovamente. Buon compleanno, OSN, e… grazie!

Christian Speranza

30/9/2014