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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Barcellona

Un doppio debutto al Palau de la Musica

La Fondazione Victoria de los Ángeles sognava da tempo una collaborazione con il Palau de la Música, la mitica sala da concerto dove si è esibita tante volte l'altrettanto mitica cantante. Da tempo anche cercava di assicurarsi la partecipazione di Simon Keenlyside… Ed ecco, non senza grossi sforzi, che i due sogni sono diventati uno che finalmente si è avverato.

Keenlyside si presentava per la prima volta al Palau accompagnato dal suo fedele accompagnatore da trent'anni, Malcolm Martineau, artista residente della Fondazione che ha già accompagnato quest'anno altri concerti e tornerà a farlo oltre alle sue masterclass sul canto da camera. La Fondazione collaborava con il Palau nella prima presentazione del ciclo Grandi voci di questa stagione.

La sala è enorme e un programma serio di Lieder di solito non riempie ma l'affluenza è stata soddisfacente e in più non è suonato un cellulare, quasi non si sentivano le tossi abituali e il gradimento è stato altissimo, prova ultima i tre numeri fuori programma, due Schubert e un Faurè favolosi.

Il programma aveva la solita intelligenza e consistenza, senza nessuna concessione. Nella prima parte dei Lieder di Brahms, di Poulenc e le Histoires naturelles di Ravel. Nella seconda ancora Poulenc e, dulcis in fundo, tanto Schubert, l'amico geniale del baritono. La voce suonava piena, calda, più scura, con tutta la tavolozza di colori, tutte le sfumature – quali mezzevoci! – e un acuto sicuro. Ma questo è niente in confronto con la qualità, l'acume, la versatilità dell'interpretazione. Qualche volta una parola o una frase veniva sostituita da un'altra ripetuta o inventata ma restava sempre nell'ambito del testo e dell'espressività. Così abbiamo riso, sorriso, perfino pianto o quasi, e siamo passati per tutte le fasi dell'amore, del dolore e della malinconia.

Di Martineau si può dire che era il partner ideale, capace di strillare come un grillo in Ravel e di segnalarci il cammino illuminato dalla luna in Schubert e ha suonato anche da solo un numero della Suite française di Poulenc.

Non so se abbia senso segnalare particolarmente un autore, un Lied o una melodia. Naturalmente Brahms, il primo, serviva innanzitutto a riscaldare la voce e mettere l'artista in situazione, ma nei sei numeri spiccavano già i due ultimi, Nachtwandler e Es schauen die Blumen. Di Poulenc, dopo il simpatico Paganini si ascoltavano quattro poemi di Apollinaire (impossibile scegliere una tra questi piccoli gioelli) e più tardi Le travail du peintre, ritratti di pittori famosi dovuti alla penna di Paul Éluard.

Ravel e le sue Histoires naturelles hanno accompagnato Keenlyside dai primi momenti della sua carriera nell'ambito del canto da camera. Delle cinque perle questa volta brillavano di più le due ultime, Le martin-pêcheur e La pintade, in un contrasto notevole di voce e pianoforte.

E poi c'è, sempre, il super Franz, quello che ha fatto dire a una conoscente “solo sentire le prime note della prima canzone e mi è venuto spontaneo il sorriso... ed è rimasto incollato lì fino il giorno dopo”. Non conosco giudizio critico migliore. Tuttavia, tanto per scegliere, direi che i momenti – non nuovi, e perciò ancora più importante – che a mio parere destavano più silenzio (e quindi ammirazione) erano quella meraviglia di Alinde e quasi sulla fine quell'incredibile Nachtstück – a quanto pare a Keenlyside e Martineau riesce particolarmente bene l'evocazione della notte, con o senza luna e stelle, compagna o nemica del pedone... Quando ci sarà dato ascoltare di nuovo il loro Winterreise? – e naturalmente la canzone di addio Abschied con cui si chiudeva il concerto, che all'inizio veniva dedicato da teatro e dalla Fondazione alla recentemente scomparsa Montserrat Caballé.

Jorge Binaghi

13/10/2018

La foto del servizio è di Antonio Bofill.