RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Salome di Richard Strauss

al Bellini di Catania

La vicenda di Salomè che chiede e ottiene la testa di Giovanni Battista viene descritta congruentemente nel Vangelo secondo Matteo 14, 3-12: «…Perché Erode, fatto arrestare Giovanni, lo aveva incatenato e messo in prigione a motivo di Erodiade, moglie di Filippo suo fratello; perché Giovanni gli diceva: Non t'è lecito tenerla! E benché desiderasse farlo morire, temette il popolo che lo teneva profeta. Ora, come si celebrava il giorno natalizio di Erode, la figliuola di Erodiade ballò nel convito e piacque ad Erode; ond'egli promise con giuramento di darle tutto quello che domanderebbe. Ed ella spintavi da sua madre, disse: Dammi qui in un piatto la testa di Giovanni Battista. E il re ne fu contristato; ma, a motivo de' giuramenti e de' commensali, comandò che le fosse data, e mandò a far decapitare Giovanni nella prigione. E la testa di lui fu portata in un piatto e data alla fanciulla, che la portò a sua madre». Questa semplice descrizione ha alimentato la creatività di molti artisti e ha dato origine a varie opere letterarie sulla giovane principessa, in particolare alla novella Hérodias di Gustav Flaubert del 1877 che ispirerà in modo particolare i poeti decadenti fra i quali Huysmans, Laforgue e Oscar Wilde.

Salome, dramma in un atto, scritto appunto da Oscar Wilde in lingua francese e ispirato alla storia della figlia di Erodiade, era destinato a Sarah Bernhardt, la quale tuttavia si rifiutò di interpretarlo a causa dei vari scandali che avevano investito il grande poeta e drammaturgo, i cui eccessi ed eccentricità non riscuotevano certo molto consenso da parte dell'opinione pubblica europea dell'epoca. L'opera venne pubblicata nel 1893 con le illustrazioni in stile liberty di Aubrey Beardsley e la traduzione in lingua inglese venne affidata al giovane amante del poeta e scrittore irlandese, Lord Alfred Douglas (Bosie) che non riuscì nell'impresa e pertanto si ripiegò su una traduzione anonima, anche se nella prima edizione comparve la dedica: “a Lord Alfred Douglas, Traduttore della mia commedia”. Nella versione francese la dedica andrà invece, al poeta Pierre Louÿs. Alla scrittrice Hedwig Lachmann toccò l'onere di ridurre il dramma a libretto in lingua tedesca ed in tale veste venne musicato da Richard Strauss, andando in scena per la prima volta al Königliches Opernhaus di Dresda il 9 dicembre del 1905.

L'opera, che mancava dal nostro teatro Bellini da circa trent'anni, è stata offerta al pubblico etneo in un nuovo e originale allestimento di Pier Luigi Pizzi, il quale curava la regia, le scene ed i costumi. Purtroppo l'eccessiva staticità scenografica (ma anche quella delle luci) nuoceva al dinamismo coreografico e musicale, tant'è che la Danza dei sette veli non ha offerto una particolare fascinazione, sia per la lentezza che per una certa pesantezza di movimenti. Anche i costumi non offrivano particolare icasticità storica né tampoco evocativa e ancor meno simbolica.

La forza della rappresentazione si è sostanziata e coagulata quasi interamente intorno all'aspetto musicale che ha messo in campo un cast vocale efficace e un'orchestra quanto mai incisiva. Jolana Bubnik Fogašová ha fornito al personaggio di Salome una voce fortemente temprata, dagli acuti agili, netti e puliti, con in più una zona media di grande pregio e prestanza. La cantante ha utilizzato anche i passaggi di registro con grande destrezza e sicurezza, riuscendo a dominare l'intera e impervia tessitura della sua parte. Sebastian Holecek (Jochanaan) si è affidato a una vocalità precisa e brunita, la cui robustezza e corposità era sempre composta e ben definita senza alcuna minima sgranatura. Arnold Bezuyen (Herodes), oltre a possedere una splendido organo fonatorio e una tecnica assolutamente efficace, ha offerto un'interpretazione mimica e corporea quanto mai attinente al desiderio lussurioso e depravato che ne guida l'azione. Molto bene anche le esibizioni di Janice Baird (Herodias) e del versatile Michael Heim (Narraboth).

Professionali e assolutamente corretti tutti i comprimari che hanno contribuito non poco alla riuscita della rappresentazione: Sonia Fortunato, Iurie Ciobanu, Enzo Peroni, Aldo Orsolini, Andi Fruh, Alessandro Busi, Roman Polisadov, Giovanni Monti, Daniele Bartolini.

L'orchestra del nostro teatro, diretta con mano ferma e filologicamente molto precisa e corretta da Günter Neuhold imprimeva al testo poetico la giusta linfa vitale, esaltata da un fine cesello dei particolari e dall'equilibrio dialettico stabilito con le voci, che mai venivano sopraffatte o soverchiate dalle sonorità strumentali. Il foltissimo pubblico intervenuto allo spettacolo ha tributato prolungati e calorosi applausi a tutti gli artisti e in particolare ai cantanti.

Giovanni Pasqualino

22/5/2017

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.