RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

9/4/2016

 

 


 

Simon Boccanegra

alla Scala di Milano

L'ultima opera in cartellone al Teatro alla Scala, prima della pausa estiva, è stata Simon Boccanegra di Giuseppe Verdi nell'allestimento di Federico Tiezzi del 2010. Simon Boccanegra è opera mai uscita dal repertorio alla Scala anche se ripresa con intervalli decennali, tuttavia sarà la celeberrima edizione Abbado/Strehler a fare storia e avere una significativa presenza e rivalutazione dello spartito dal 1971 al 1982. Nel periodo in cui Daniel Barenboim fu direttore musicale, si programmò una nuova produzione la quale fu coprodotta con la Staatsoper di Berlino, altro teatro ove egli era direttore stabile.

La produzione di Federico Tiezzi (oggi ripresa da Lorenza Cantini) con scene di Pier Paolo Bisleri e costumi di Giovanna Buzzi, si colloca nel solco della tradizione ma con buon effetto teatrale e lineare concezione drammaturgica. Molto belle le scene di Bisleri, che non ricalca scorci genovesi ma trova efficacia nella sghemba visione della città marinara e sontuosità nelle scene interne ricche di magnificenza. Spettacolari i costumi della Buzzi per cromatismi e sfarzosa ricchezza sartoriale. La regia di Tiezzi non scava particolarmente nei drammi dei personaggi ad eccezione del protagonista, al quale assegna una particolare irruenza nel prologo, appropriata incisività di potere in seguito, accomunata da paterno sentimento e debolezza umana nel finale. Lettura appropriata e anche di stile che si vede con piacere senza trovare innovazioni ma neppure deliri cui siamo abituati dalle odierne regie.

Il vero trionfatore di questa ripresa è stato il direttore Myung-Whun Chung, bacchetta che conosciamo da tempo e che ogni volta ascoltiamo con grande piacere. La sua lettura scava in maniera minuziosa nello spartito verdiano, scardinando tutte le dinamiche più variegate. Memorabili sono i passi intimistici del primo atto, ricchi di morbidezze e grandi sfumature dei recitativi. Ancora, la grande scena del consiglio è truce e incisiva ma altrettanto efficace è la concezione generale impostata su suoni timbrati, variegati e di grande senso teatrale. Per raggiungere tali vette il direttore ha avuto a disposizione un'orchestra di rilievo assoluto, precisa, attenta, e in forma smagliante confermandosi eccellenza a livello internazionale. Lo stesso si può affermare per il coro, istruito dal bravo Bruno Casoni, puntuale e di emozionante ammirazione professionale.

Per Simon Boccanegra è d'obbligo un protagonista di statura, considerata la “nuova” carriera di Placido Domingo per la Scala, è stata d'obbligo la scelta accumunata in alternanza con Leo Nucci, altro “vero” baritono anche se in fase conclusiva di carriera. Su Domingo baritono ho già espresso le mie opinioni in altre occasioni, sinteticamente le ripeto. Non è per niente un baritono, ma un tenore con lunga carriera che marca il passo e il tempo. Anche in quest'occasione si riconfermano, tuttavia pur rilevando che i fiati sono sempre più corti e il canto forzato, l'attore è di grande fascino e impatto teatrale, ma è troppo poco per considerare queste performance memorabili, anzi ci se ne domanda spesso il significato.

Ben diversa la prova di Krassimira Stoyanova, la quale passa con molta facilità dalla Marescialla straussiana all'Amelia verdiana e questo è gran pregio. La cantante è molto precisa, ben impostata con un'emissione stilizzata, ottimo utilizzo del fraseggio e dei piani ma altrettanto capace di slanci passionali amorosi e drammatici. Una prova sicuramente lodevole.

Il Fiesco di Dmitry Belosselskiy s'impone per una voce molto importante e di autentico vero basso profondo. Purtroppo la tecnica è sommaria, i colori mediocri e il fraseggio latente. Peccato. Molto buona la prova di Giorgio Berrugi, anzi mi permetto di dire la miglior prova finora da me ascoltata. Tenore dotato di bella voce, slanciata, ben amalgamata nei registri che gli permette di realizzare un efficace Gabriele Adorno soprattutto nella zona acuta. Magnifica la performance di Massimo Cavalletti che disegna un Paolo Albani di tutto rispetto sia sotto l'aspetto teatrale sia canoro, utilizzando una voce potente e solida affiancata da un fraseggio molto pertinente.

Completavano la locandina il bravo Ernesto Pannariello (Pietro) e i professionali Luigi Albani (capitano) e Barbara Lavarian (ancella).

Successo trionfale al termine con ovazioni per Domingo e Chung.

Lukas Franceschini

31/7/2016

Le foto del servizio sono di Brescia e Amisano Teatro alla Scala.