RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Zurigo

Il ritorno di una grande operetta

 

Che il direttore di un teatro d'opera importante si prenda la cura di mettere in scena di persona un'operetta, e per la prima volta nella sua carriera, anche se gode della fama de Il paese del sorriso, è davvero poco usuale. Subito celebre, dalla prima nel 1929, soprattutto grazie al protagonista, Richard Tauber, e all'arcinota aria del secondo atto (“Tu che m'hai preso il cor”), oggi è praticamente sparita del repertorio dei grandi teatri, se si fa eccezione di qualcuno in area tedesca e particularmente austriaca. Peccato, perchè ancora funziona molto bene e innanzitutto ha musica di grande qualità. La data della prima non viene citata a caso e il non lieto fine dovuto a differenze di abitudini e tradizioni può far venire alla mente situazioni attuali non piacevoli.

Ciononostante Andreas Homoki ha scelto, e bene, per darci una visione non in secondo o terzo grado, e si è avvicinato all'ottica del grande musical, in partenza divertente. Sono stati tagliati dialoghi e qualche personaggio, ma il successo è stato vivissimo. Scene sobrie, costumi sfarzosi – in particolare i numeri destinati alle signore del coro, bravissime anche nel canto, come i signori loro colleghi – ritmo incalzante.

Fabio Luisi concertava molto bene già dalla sinfonia iniziale, ma forse un po' forte anche se non c'erano dei problemi con il palcoscenico. Difficile che ci fossero se, al suo debutto scenico nella meravigliosa – e per niente facile – parte del principe Sou-Chong c'era il più autentico erede della tradizione di grandi protagonisti, Piotr Beczala. Molto disteso, in grandissima forma, anche buon ballerino e attore, l'eccezionale tenore sparava acuti sfavillanti, eteree mezzevoci, un centro e un grave più corposi che in altre occasioni ed esibiva un fiato riguardevolissimo, di tenuta quasi incredibile, e naturalmente aveva come premio delle ovazioni a non finire, meritatissime.

Julia Kleiter era una buona Lisa: la voce si è sviluppata ulteriormente anche se magari ha perso un po' di bellezza, ma la parte le sta molto comoda. Rebeca Olvera, nel ruolo della sorella del principe cinese, Mi, si mostrava molto simpatica e cantava con entusiasmo. Spencer Lang, secondo tenore, Güssl, può avere una bella carriera: si tratta di un lirico di ottima tecnica e bel timbro, per ora senza troppo volume, ed è anche un bravo attore. Cheyne Davidson e Martin Zysset facevano ridere con i loro personaggi rigidi, sempre attenti all'interesse della corte imperiale. Il pubblico, molto numeroso, dimostrava di gradire tantissimo tutto lo spettacolo .

Jorge Binaghi

8/7/2017

La foto del servizio è di Toni Suter.