RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Ov'è Lucia?

Da sinistra: Piero Terranova, Rosanna Savoia e Francesco Palmieri.

Un lugubre corteo di neri incappucciati, preceduto da un feretro portato a spalla, entra dall'ingresso principale del nostro teatro lirico, dirigendosi a lenti passi verso il palcoscenico. Il motivo principale della Marcia Funebre di Fryderyk Chopin si alza mesto e malinconico dal golfo mistico come un vento gelido e agghiacciante. Le tenebrose ed inquietanti presenze, spiegherà poi una voce fuori campo, non sono altro che coristi e lavoratori del Massimo Bellini ed il feretro rappresenta il teatro, che per mancanza di fondi sarà in futuro destinato senz'altro a chiudere i battenti.

Il colpo di teatro nel teatro, il modo originale, elegante e fortemente allusivo ideato dai dipendenti del Teatro Bellini per tentare di definire la situazione economica oramai insopportabile ed insostenibile dei vari tagli e degli stipendi arretrati ci è apparso comunque assolutamente realistico e fortemente icastico, riferito ad un'Italia oramai giunta davvero al collasso. Una cosa è assolutamente certa, la nostra nazione non può certo tagliare sulla cultura (teatri, musei, biblioteche, pinacoteche ecc.) che rimane, proprio per le modalità di formazione antropologica proprie del nostro paese, uno degli elementi essenziali della sua storia e civiltà. I nostri politici e amministratori devono trovare al più presto delle soluzioni, non certo colpendo sempre ed alla cieca tutti i lavoratori ma sforzandosi di operare delle accurate e scrupolose selezioni, ed evitando soprattutto di tagliare stipendi di poche migliaia di euro al mese mantenendo invece compensi stellari per alti dirigenti amministrativi e super divi. Per quanto poi riguarda, qualora fossero presenti, i singoli casi di apatia o assenteismo dal lavoro, vadano controllati e perseguiti secondo le modalità della legge, ma senza fare di tutta l'erba un fascio!

Comunque sia, lo stato di precarietà economica nel quale si trovano oggi tutti i teatri d'Italia si è certo ripercossa anche sul nostro pregevole Bellini, ed a sua volta sulla resa generale della Lucia donizettiana presentata al pubblico in prima serata venerdì 3 dicembre, a chiusura della Stagione Lirica e dei Balletti 2013.

Da sinistra: Francesco Palmieri, Salvatore D'Agata e Piero Terranova.

La regia di Guglielmo Ferro, molto scarna ed essenziale, non ci ha convinto in primis per le sue abnormi proiezioni, specie quella del secondo atto che si avvicinava parecchio all'ingrandimento al microscopio di un preparato o di una sezione anatomica, in secundis per l'assenza totale di qualsiasi riferimento o allusione ad un quadro ambientale o paesaggistico offerto dal libretto. La direzione musicale di Marcel Plasson è stata carente innanzitutto per certe velocità davvero turbinose e affrettate estranee alla partitura donizettiana, ma sono anche da segnalare la gravissima mancanza della ripresa dell'esposizione nel duetto Lucia-Edgardo, che punta direttamente alla cadenza senza alcuna ripetizione e la meno grave eliminazione della scena della torre (attuata con più frequenza). Opprimenti e pesanti i costumi di François Raybaud, poco significative le scene di Stefano Pace e sempre lugubri e tetre le luci di Bruno Ciulli. Il coro preparato e diretto da Tiziana Carlini ha eseguito bene e con buona dizione i suoi interventi anche se ha troppo spesso mostrato i muscoli con sonorità talvolta eccessive e assordanti come è avvenuto in “Per te d'immenso giubilo”.

Il baritono Piero Terranova ha saputo ben rendere vocalmente la turpe figura di Lord Enrico Ashton, la sua tornita brunitura riusciva davvero a dare uno smalto bronzeo ad ogni singola frase, anche se la sua resa scenica non ci è parsa altrettanto efficace. Non molto a suo agio nel personaggio eponimo ci è parso il soprano Rosanna Savoia che ha offerto un'esibizione corretta come lettura di note ma alquanto opaca e poco duttile, specie per quanto riguarda espressività, dinamicità e tecnica propriamente belcantistica. Alessandro Liberatore (Edgardo) se stava male avrebbe dovuto lasciar perdere, sarebbe stato molto meglio!

Grande e unico pregio di quest'edizione della Lucia di Lammermoor è stato a dire il vero il programma di sala con saggi di Fulvio Stefano Lo Presti, Maria Vittoria D'Amico e Giovanni Idonea, impreziosito anche dall'originale e interessante materiale iconografico.

Giovanni Pasqualino

5/12/2013

Le foto del servizio sono di Giacomo Orlando.