RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La Traviata

all'Arena di Verona

Come annunciato l'Opera Festival all'Arena di Verona non avrà nessun nuovo allestimento, pertanto si è scelto di riproporre i migliori degli ultimi. È il caso de' La Traviata di Giuseppe Verdi ideata da Hugo de Ana nel 2011.Allestimento in pieno classicismo fine secolo XIX realizzato in un'imponente scenografia composta di grandi cornici vuote, che raffigurano un ambiente decadente e in parte “falso” come il mondo vive e circonda Violetta. Il lussuoso ambiente è solo apparenza, pregiudizi e dogmi della classe sociale sono regole dalle quali non si può prescindere. Infatti, le cornici vuote di specchi e quadri potrebbero identificare il vuoto di una vita vissuta nella lussuria e che l'amaro destino non può colmare, una sorta di redenzione quando l'occasione si presenta. Spettacolo improntato sulla magnificenza, ricco di colore e luci, ma piccoli dettagli e una regia di alto livello non tralasciano il dramma borghese dei protagonisti. Non vi sono parole per descrivere la bellezza dei costumi, ideati come le scene dallo stesso de Ana. Grandi momenti d'effetto durante le due feste, con tanto di fuochi d'artificio in quella del secondo atto, cui si somma la bellissima prova del Corpo di Ballo che s'impegna nelle belle coreografie di Leda Lojodice.

Sul podio dell'Arena debuttava, salvo errori, Jader Bignamini, direttore ormai conferma del panorama nazionale. La sua lettura è stata asciutta e ben calibrata nella scansione delle dinamiche, tuttavia si deve rilevare una generale sfasatura tra buca e palcoscenico, probabilmente dovuta alla scarsa esperienza nell'anfiteatro, e una generale lentezza nei tempi, magari rifiniti, ma poco teatrali. Il coro diretto da Vito Lombardi esegue con insolita ruotine il suo compito.

Discreta la performance di Nino Machaidze la quale non ha particolare attrattiva nella zona centrale e il duetto con Germont ne risente. Più a suo agio, anche se non nitidissima nei passi d'agilità e stranamente per accento drammatico nella parte conclusiva. Francesco Demuro non trova in Alfredo un personaggio ideale per la sua tara vocale, la quale è sovente messa in difficoltà nel settore acuto ma anche nella proiezione vocale la quale è malferma. Meglio il Germont di Gabriele Viviani, il quale avrebbe dalla sua una voce rilevante ma poco duttile e sovente spreca le sue risorse in fraseggi banali e colori opachi, ma il personaggio nel complesso è centrato.

Molto bravi gli interpreti secondari, i quali seppur in brevi passi e grande presenza scenica danno lustro allo spettacolo. Molto efficaci la Flora di Clarissa Leonardi, il Gastone di Paolo Antognetti e il Marchese di Romano da Zovo, ai quali si sommano le prove positive di Alessio Verna (Barone), Paolo Battaglia (Grenvil), Madina Karbeli (Annina), Cristiano Olivieri (Giuseppe) e Victor Garcia Sierra (domestico e commissionario).

Anfiteatro abbastanza gremito per una recita infrasettimanale di luglio con un pubblico molto entusiasta e generoso negli applausi finali.

Lukas Franceschini

27/7/2016

Le foto del servizio sono di Ennevi – Arena di Verona.