RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

Un giorno di regno

al teatro Giuseppe Verdi di Busseto

Il Festival Verdi, come ogni anno, porta un titolo nel Teatrino della città natale di Giuseppe Verdi, in quest'occasione è stata la volta di Un giorno di Regno, secondo titolo della cronologia, proposto in un riadattamento dello storico spettacolo ideato da Pier Luigi Pizzi per il Teatro Regio di Parma nel 1997.

Ormai tutte le opere di Verdi fanno parte della comune programmazione e pertanto non è più il caso di parlare di rarità, ovvio che alcuni titoli prevalgono su altri, ma come nel nostro caso anche Un Giorno di Regno vanta una discreta riproposta negli ultimi vent'anni. È comunemente noto che l'opera fu un fiasco quando fu rappresentata alla Scala dopo il felice esordio con Oberto, e i motivi sono altrettanto noti: un libretto, seppur scritto da Felice Romani, antiquato e prolisso, la vena artistica del compositore che proprio non si adattava all'opera buffa (avrà la sua rivincita con l'epilogo di Falstaff, ma quella fu una commedia), e la composizione veloce, come di prassi al tempo, nel momento più buio della sua vita (la morte di moglie e figli). Tuttavia non possiamo oggi, dopo un'analisi critica, scartare o censurare del tutto l'opera che offre alcune pagine d'innegabile valore, a fianco di una musica non brutta ma che se paragonata ad altra coeva risulta, in effetti, minore. Aggiungo che è doveroso ogni tanto proporre anche opere cosiddette minori, per il Festival Verdi obbligatorio poiché è una manifestazione monotematica.

Lo spettacolo è uno dei più belli e fantasiosi di Pizzi, oggi ripreso e riadattato per il ristrettissimo palcoscenico del Teatro Verdi di Busseto da Massimo Gasparon, il quale ha curato anche le luci. È indubbio che il progetto originale, pensato in grande, offrisse una visione ampia e di sontuosa suggestione sia scenografica sia coreografica. La sapiente mano di Gasparon ha avuto esito brillante nel mantenere intatta la concezione primaria, "ristringendo" il tutto in un piacevolissimo affresco onirico e di brillante recitazione, di una drammaturgia connotata da alcune mancanze. Il gioco teatrale è vivace e spassoso, quasi rasentando la commedia dell'arte, garbato ed elegante mai troppo caricato. L'inserimento di alcune coreografie rendono ancor più brioso il racconto, connotando uno stile elegante. Le bellissime scenografie di Pizzi sono ridotte al minimo ma la visione non perde il suo fascino, fortunatamente si è potuto allestire la cucina con il baldacchino e le forme di parmigiano, un chiaro omaggio alla città. Di grande classe e fattura i coloratissimi costumi che danno un tocco identificativo all'insieme.

Molto positiva la prova di Francesco Pasqualetti, direttore e maestro concertatore, il quale guida con mano sicura l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna, con tempi spediti, suoni controllatissimi, e dona un valido apporto alla giovane compagnia di canto, che conduce con anima ma soprattutto con estrema accuratezza.

Nel cast primeggia il Cavalier Belfiore di Alessio Verna, ottimo attore e cantante molto rifinito e dotato di solida e morbida voce, la quale gli permette un canto sempre preciso, raffinato e sicuro in tutti i registri. Bene anche Perrine Madoeuf, Marchesa del Poggio, che vanta una buona impostazione vocale con agilità limpide, una lineare vena lirica cui si deve aggiungere una rilevante disinvoltura scenica. Giulietta di Klebar era interpretata da Tsisana Giorgadze, una giovane cantante ancora un po' acerba, infatti il registro acuto era talvolta stridulo, ma il materiale è interessante e considerato che le parti liriche sono più uniformi, avrà tempo e occasione per rifinirsi.

Molto professionale e garbato nel canto il Barone di Kelbar di Levent Bakirci, meno funzionale l'Edoardo di Sanval di Carlos Cardoso, tenore stentoreo e poco equilibrato, cui bisogna rendere giusto encomio per l'esecuzione della difficile aria. Matteo Loi si distingue con professionalità nel ruolo del Signor La Rocca, Rino Matafù è un pregevole Delmonte e Andre Schifaudo un corretto Conte di Ivrea. Ottimi gli interventi del Coro del Teatro Comunale di Bologna diretto da Andrea Faidutti.

Al termine successo pieno per tutta la compagnia.

Lukas Franceschini

5/11/2018

Le foto del servizio sono di Roberto Ricci.