RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Gala Domingo

all'Arena di Verona

Arena traboccante di pubblico, quasi un tutto esaurito, per la serata di Gala con Placido Domingo in un programma intitolato Antologia de la Zarzuela. In effetti, a onda dell'età non accertata ma bel oltre i settanta e comunque splendidamente portati, il cantante madrileno è forse l'unico che ancora riesce a riempiere il grande anfiteatro, oggigiorno non più così frequentato come un tempo per vari motivi che qui sarebbe fuori luogo analizzare. È stata una festa tutto sommato riuscita per Domingo e per il pubblico che sappiamo amare questo tipo di eventi, anche se il programma non è dei più frequentati al di fuori della nazione iberica.

La “zarzuela” è una forma d'arte che unisce musica, teatro e danza, nata in Spagna nel XVII secolo e identificata con la cultura del paese. Spesso erroneamente il termine zarzuela è tradotto in “operetta-spagnola” poiché in essa sono contenuti molti dialoghi parlati. È un grossolano errore perché l'operetta ha altre caratteristiche che si scostano di molto dal genere. Infatti, in molti casi il genere della zarzuela è drammatico e pertanto si scosta fortemente dal genere allegro e spensierato delle tipiche operette francesi, tedesche, inglesi o italiane. Il momento di maggior successo della zarzuela è il XIX secolo, durante il quale si affermano i maggiori autori e i titoli più rappresentativi. Tra i compositori più conosciuti si possono citare: Emilio Arrieta, Tomas Breton, Ruperto Chapì, Federico Chueca Jacinto Guerrero, Federico Moreno Torroba, José Serrano, Pablo Sorozabal e Manuel Pennella Moreno. Sarebbe lunghissimo l'elenco dei titoli, ma è più rilevante osservare che molti artisti, con una carriera prevalentemente operistica, hanno fornito un contributo eccellente nel genere: Teresa Berganza, Victoria De Los Angeles, Montserrat Caballé, Alfredo Kraus e Placido Domingo. Uno spettacolo di zarzuela permette allo spettatore di godere di diversi temi e caratteri come l'amore, la politica, la società e altri ancora, a questi è affiancato un colore e uno stile musicale molto ritmato e sovente intermezzi danzati con solisti o assiemi, rendendo la zarzuela uno spettacolo unico e particolare. Non è la prima volta che Italia si rappresenta una zarzuela, si ricordano al Teatro agli Arcimboldi le recite di Luisa Fernanda di Torroba, le quali tuttavia non riscossero un grande interesse del pubblico considerando la scarsa affluenza.

È inutile voler classificare Placido Domingo, nato artisticamente tenore, ora spacciato per baritono. In effetti, è e resta tenore anche se canta ruoli composti per baritono. Il talento scenico è immutato, la voce calda e latina risente inevitabilmente dell'usura pur restando straordinariamente ferma e molto efficace nel colore e nel fraseggio, ma il settore acuto è limitato. Pertanto il concerto Antologia de la zarzuela è stato molto felice poiché gli ha permesso di esibirsi in un repertorio a lui molto congeniale (i genitori erano cantanti abbastanza famosi e lui fece le prime esperienze in questo genere), e inoltre portare la zarzuela in uno spazio cosi grande come l'Arena di Verona ha dato la possibilità al grande pubblico di conoscere musica non eseguita nel nostro paese. Il programma spaziava da Gimenez, Soutullo e Vert, Sorozabal e altri, in due ore e più di spettacolo abbiamo avuto il piacere di ritrovare un Domingo in altra veste, che oggigiorno è a lui più consona dei Simon Boccanegra e Macbeth. Resta ineluttabile che la grande professionalità del cantante è ammirevole come lo è altrettanto costatare che la curva è in discesa ma restano strabilianti le intenzioni e alcune caratteristiche vocali che nonostante l'età sono impressionanti. I brani sono stati sapientemente studiati nelle scelte, soprattutto centrali e di grande effetto, mai troppo impegnativi in acuto ma è plausibile. Non è il caso di sottolineare trasporti di tonalità, più efficaci per aiutare il cantante, il quale era per i tempi in vera serata di grazia.

Con lui c'erano il soprano Ana Maria Martinez, cantante non particolarmente privilegiata dal timbro ma sommariamente educata, e il tenore Arturo Chacon-Cruz molto più a suo agio che nel recente Rigoletto e di buona professionalità artistica. Ma è soprattutto la Compañia di Balletto Spagnolo di “Antonio Gades” che ha trionfato nel suo abituale repertorio e dimostrato un grandissimo stile interpretativo sia nelle sezioni di accompagnamento di zarzuela sia in brani solistici su musiche spagnole appositamente coreografati. Straordinario il passo di Flamenco nella seconda parte inframezzato dal preludio del IV atto dalla Carmen di Bizet. Contrariamente a un'opera italiana diretta a Modena nella scorsa stagione è stata una grande sorpresa il direttore Jordi Bernacer, il quale ha avuto mano pregevole in un accompagnamento di grande stile, sostenuto e incalzante nel ritmo. Va lodata anche la bravura nel preparare l'Orchestra dell'Arena, non abituata al repertorio, con grande stilizzazione, cui hanno corrisposto i professori con grande carisma e partecipata intuizione.

Doveva essere un concerto invece ci siamo trovati dinanzi un'esecuzione semiscenica dei vari brani. Il regista Stefano Trespidi ha attinto dai magazzini dell'Arena parte dei costumi e un po' di quelli di scena della Carmen di Franco Zeffirelli, che vorremo dimenticare, realizzando una scena anche efficace ma altrettanto scontata e convenzionale, utilizzando comparse opportunamente in costume che facevano da portantini per inutili tavole e sedie da taverna. Tuttavia non possiamo affermare che l'intento non sia anche riuscito, ma dava ben poca teatralità ai brani poiché non c'era un programma di sala che aiutasse il pubblico a comprendere la drammaturgia dei testi. Decisamente superflui i coriandoli sparati al termine e i fuochi d'artificio (in stile Barbiere di Siviglia di de Ana), perché festa doveva essere, ma la festa la fa l'esecuzione, e il mero trionfalismo è proprio kitsch.

Una nota stonata è stata l'amplificazione, utilizzata da qualche tempo in Arena con opportuni riporti sul proscenio, ma in quest'occasione troppo ingombranti e al limite del fastidio. Serata nel complesso molto apprezzata dal pubblico che voleva festeggiare Domingo, il quale riconoscente ha offerto due bis (altri due erano riservati agli altri solisti) con un'autentica ovazione al termine.

Lukas Franceschini

25/7/2016

Le foto del servizio sono di Ennevi-Arena di Verona.