RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Zibaldone di Amorosi Sensi di Salvatore Rabuazzo

edito dalla casa editrice “Prova d'autore”

La tipologia di scrittura aforistica, propria dei filosofi non sistematici, dei mistici, dei visionari, dei profeti e degli asceti, rimane pur sempre la forma letteraria più diretta ed efficace usata da chi vuole arrivare a scuotere, senza tergiversare, i precordi del lettore. Da Friedrich Nietzsche ad Emil Cioran l'antisistemicità dell'aforisma, nella sua apertura e dilatazione semantica mai definitiva né tampoco definitoria, rifiuta sempre e comunque la circoscrizione del limite cognitivo qualora non sia simultaneamente intuitivo e affidato altresì all'illuminazione simpatetica. I pensieri in tale mancanza di omogeneità strutturale vengono sussurrati, esposti a bassa voce e quasi insufflati melodiosamente nelle orecchie di coloro che hanno voglia di intendere e non temono né la verità né l'autenticità, due termini altamente significativi per noi che scriviamo, ma che molti intellettuali contemporanei allineati con l'ideologia dell'establishment rifuggono come una deleteria e devastante malattia contagiosa.

Salvatore Rabuazzo, studioso serio, profondo, coraggioso e versatile, nel quale trova ricetto una non comune ed elevata sensibilità spirituale, ha da appena un mese pubblicato l'intrigante volume Zibaldone di amorosi sensi, curato dalla prestigiosa Casa Editrice “Prova d'Autore” di Catania, nel quale per l'appunto egli si misura lealmente ed appassionatamente non solo con se stesso, ma con le proprie esperienze, con la propria problematica umana, psicologica e finanche antropologica. Un testo forte, denso, turgido, attraverso il quale lo studioso mette a nudo il suo cuore e la sua anima, si spoglia di tutti gli inutili orpelli che lo potrebbero avvolgere, offrendosi come San Francesco nudo e crudo, ricco solo e solamente del suo variegato, pregnante e vasto mondo interiore, accostandosi sempre con tatto lieve, delicato e signorile all'anima del lettore, senza però mai blandirla o adularla.

L'autore ci offre un libro vero e autentico, senza smancerie, senza camuffamenti, senza inutili edulcorazioni sentimentali. Con la stessa dolce, spontanea ed ingenua freschezza con la quale un bambino dona ad un suo coetaneo delle biglie colorate o un semplice bacio sulla guancia. Egli sembra aver fatto suo il motto del Vangelo di San Giovanni: «E conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

Da un punto di vista stilistico la scrittura di Rabuazzo ci è parsa ieratica e composta, l'affabulazione si mantiene sempre ammaliante e affascinante, mai noiosa o vessatoria nei riguardi del fruitore. Il suo periodare si innalza, cabra, volteggia nell'aria con l'eleganza e la leggerezza di un gabbiano il cui ampio e fantasioso volo non si può fare a meno di seguire con sguardo ammirato e attonito. Una modalità linguistica circolare, mai rettilinea, affiora ed emerge dagli aforismi dell'acuto pensatore, egli sviluppa delle vere e proprie spirali di semantemi aperti, quasi potessero involversi su se stessi all'infinito. Ogni parola sembra venire scolpita nella pietra ma mai con la foga dell'oratore o del predicatore, sempre invece con la pacata e dimessa serenità del mistico e dell'anacoreta, di colui che costantemente prende le dovute distanze dai banali luoghi comuni. Il perspicace scrittore non urla il suo iter spirituale, lo offre cortesemente e signorilmente al suo prossimo, senza nulla chiedere o pretendere in cambio.

La sua formazione antidogmatica e libertaria compare e scorre come un limpido torrente che viene giù dai monti: “Ciò che genera il male è l'unilateralità del pensiero”; ancora più incisivo e accorato prosegue in un successivo aforisma: «Colui che ha un profondo spirito religioso ed è un vero credente, non può non lottare contro il privilegio e l'ingiustizia sociale. La giustizia sociale è il primo problema che un uomo degno di questo nome deve risolvere come impegno prioritario per risanare profondamente il Mondo e combattere la sua violenza».

Il suo percorso spirituale di elevazione verso la consapevolezza e l'autocoscienza diventa epifania dell'assoluto: «La presenza del Sacro è un'esperienza che non si fa sui libri da messa o su quelli del catechismo: essa nasce dalla capacità di meditazione interiore e dall'incontro che, almeno una volta nella vita, si fa con la propria Anima; ma non è per tutti il compimento di una simile esperienza e molti restano legati solo alla lettera della religione o sono atei nei fatti, come forma di saccente ignoranza e non credono a nulla».

Proseguendo la lettura verso le prose poetiche finali ci imbattiamo nell'aforisma in cui Salvatore Rabuazzo traccia a nostro parere senza infingimenti e senza alcuna ipocrisia il suo autoritratto: «Ciò di cui mi vergogno è, forse, l'aspetto più nobile della mia anima, quello che come la luce tremolante di una lucerna, dirada il buio fitto dell'Ombra, accumulatosi lungo il dipanarsi di esistenze precedenti, cadute nell'oblio; è questo, forse, che renderà il mio cuore più leggero della piuma di Maat, quando verrà sottoposto alla pesatura, davanti al tribunale delle Anime; si tratta della mia naturale propensione a credere alle favole, a farmi illusioni, a vagheggiare amori impossibili e paradisi terreni; una donchisciottesca predisposizione a combattere per cause perse e a cadere nel ridicolo; a essere scambiato per stupido pazzo, o persona del tutto anacronistica e fuori moda; a credere che possano esistere amori senza interesse e senza vincoli di età; a vagheggiare ideali politici in cui possa essere abolito il dominio dell'uomo sull'uomo, in tutte le sue forme; a credere che basti la conoscenza e la cultura per realizzare il bene nel Mondo. Se infatti non avessi queste illusioni, sarei l'uomo più arido e più cinico che possa esistere sulla faccia della terra: non credo infatti e non mi affascinano le Sirene del denaro, del potere, del possesso e non so che farmene di una vita priva dei valori dell'Arte e dell'Amore».

La dirompente e deflagrante forza etica e spirituale di un tale pensiero si commenta da sé. Chi scrive rimane basito e attonito di fronte a tanta saggezza, meditata ed accumulata nel tempo di una sola vita e riversata nello spazio di un solo volume di appena centotrenta pagine. Chi volesse saperne di più e penetrare al fondo nelle meditazioni filosofiche di Salvatore Rabuazzo si fornisca del testo nella sua integralità e non ne rimarrà deluso. Tranne naturalmente gli adulatori del potere, i sudditi della finanza, i mezzani ed i mestieranti della cultura e del pensiero o i lettori di amenità.

Giovanni Pasqualino

2/7/2016