RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il concerto

di Alain Claude Sulzer

M. Chagall, Il Concerto.

Un atteso concerto alla Filarmonica di Berlino diventa un vero e proprio snodo spazio-temporale sia per il pianista protagonista dell'esibizione, sia per alcuni personaggi che faranno da spettatori alla stessa. Marek Olsberg dopo aver eseguito musiche di Domenico Scarlatti, Samuel Barber, Robert Schumann e Ludwig Van Beethoven, proprio verso la fine dell'ultimo movimento della Sonata op. 106 di quest'ultimo, toglie le mani dalla tastiera, si alza dallo sgabello e mormorando: “Questo è tutto” si allontana dal palcoscenico, scomparendo dietro le quinte. In realtà il rinomato pianista internazionale aveva già deciso dentro il suo cuore, con quest'ultima esibizione, di lasciare per sempre il concertismo e lo fa con un gesto semplice, secco, netto e certamente non plateale.

La singolarità del gesto, unito alla prematura fine del concerto, comporterà anche lo spostamento d'equilibrio di altre vite, come quella di due donne, zia e nipote, che avranno modo di fermarsi in un bar e riuscire a definire incompatibilità familiari mai evidenziate o quella di una donna dell'alta società che rincasando prima del previsto apprenderà del tradimento del marito con un'altra donna o quella di uno dei camerieri addetti al rinfresco dopo-concerto, che si tramuterà in un abile ladro di gioielli nella villa ospite del ricevimento preparato ma poi annullato, in onore di Marek Olsberg

Lo scrittore e critico letterario tedesco Alain Claude Sulzer, premio Hermann Hesse 2009 per la letteratura, con il suo avvincente romanzo Il concerto (titolo originale Aus den Fugen) pubblicato da qualche mese dalla casa editrice Sellerio di Palermo, ha inteso creare uno spaccato di vita nel quale un evento artistico apparentemente effimero come un'esecuzione pianistica, diventa centro propulsore di fatti ed eventi che modificheranno in modo tangibile e radicale il corso di vita di alcune persone presenti allo spettacolo.

L'attesa ed il fascino di un'esecuzione pianistica si proiettano così come immensi riflettori condizionanti l'agire umano, le sue sognanti aspettative, le sue amare delusioni, le sue pregnanti realizzazioni, i suoi patetici disappunti. La scrittura di Sulzer risulta moderna, scarna, essenziale, priva di inutili lungaggini e spoglia di noiose aggettivazioni. Essa avvince il lettore dall'inizio alla fine, evidenziando una propulsione icastica davvero rara nella letteratura contemporanea. Alquanto corretta, fluida e scorrevole ci è parsa la traduzione dal tedesco realizzata da Emanuela Cervini.

Giovanni Pasqualino

24/1/2014

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Giobbe Covatta all'ABC di Catania

Una serata all'insegna dello sberleffo

La satira nasce con l'uomo e scopo degli attori comici è certo quello di divertire, allietare, svagare e ricreare il pubblico. Ma in verità ci sono forse due modi di indurre alla risata: uno più leggero, ameno, superficiale, che si avvale dell'eterno contrasto uomo-donna, della barzelletta, del calembour, del motto di spirito ecc; ed un secondo più mordace, tagliente, acre, ma dall'intento più profondo, che intende diventare pedagogico, irriverente verso governanti, politici ed alti magnati della finanza, quasi rivalsa beffarda dell'uomo comune.

Quest'ultima tipologia di satira è tipica del comico “impegnato”, del comico contestatario, che vuole dar voce ai deboli, ai vinti, agli sconfitti, ai diversi, agli emarginati, ai discriminati, insomma un comico alla Dario Fo, alla Maurizio Crozza ed appunto alla Giobbe Covatta, per distinguerlo da quello più ovattato, disimpegnato e quasi cabarettista, come Gino Bramieri, Raimondo Vianello, Sandra Mondaini ed altri.

Venerdì 19 novembre, presso il teatro ABC di Catania si è esibito Giobbe Covatta, un comico che ha evidenziato ampiamente di appartenere alla gamma dei comici che come scriveva Orazio intendono con le loro interpretazioni cogliere le profonde contraddizioni della realtà e del sociale, il cui intento è quello «ridendo castigat mores» e nel contempo oltre loro stessi di far ridere anche la gente mettendo in ridicolo figure di ministri, onorevoli, giornalisti, divi, politici e ogni sorta di personaggio della vita pubblica.

Bersagli quasi fissi dello humor partenopeo messo in campo dall'abilissimo, versatile e spassoso comico sono stati il presidente del consiglio Silvio Berlusconi ed i ministri Brunetta, Gelmini, Carfagna, Bondi, messi alla berlina con una verve davvero esplosiva, scoppiettante ed esilarante, rimarcandone perfino gli enormi strafalcioni e svarioni. L'attore ha dimostrato di essere un eccellente showman, riuscendo da solo a tenere la scena per quasi due ore, modulando la voce con estrema accortezza ed abilità, utilizzando una gestualità elegante e disinvolta ma sempre perfettamente contestualizzata, non annoiando mai, perfino quando ha proposto la lettura della Carta Internazionale dei Diritti dell'Uomo. Il foltissimo pubblico assiepato nella platea del teatro ABC ha gratificato Giobbe Covatta di lunghi, calorosi e reiterati applausi.

Giovanni Pasqualino

20/11/2010