RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Remaigining Aria

Le metamorfosi del barocco

La sottile contiguità fra le diverse forme musicali trova peculiare espressione nel secondo progetto discografico a firma Dario Savino Doronzo, talentuoso flicornista il quale non si accontenta di seguire strade già battute, ma ambisce scoprire nuovi percorsi fornendo inedite chiavi di lettura per quanto credevamo acquisito, e che invece si mostra in metamorfica veste. Il concetto di artificio, tipico del barocco, viene declinato in maniera tanto ardita da lasciare sorpresi. La scelta di arie che costituisce l'ossatura del disco Remaigining Aria (edito da digressione music), molte delle quali derivate da una pregevole uscita discografica di Cecilia Bartoli di alcuni anni fa, è un pretesto per operare una vera e propria riscrittura del cui onere è investito il compositore Daniele Sardone. L'orizzonte espressivo è assolutamente vario, e spazia dalle suggestioni propriamente classiche agli accenti popolari ed etnici, dai ritmi caraibici al citazionismo più spiazzante. La tavolozza timbrica basica del Duo Re-Imagine, composto dal già citato Doronzo e dal bravo pianista Pietro Gallo, è arricchita in alcune tracce dal mirabile clarinetto di Gabriele Mirabassi. Cesti, Cavalli, Alessandro Scarlatti, Caldara, Porpora e gli altri compositori compresi nel progetto appaiono in vesti totalmente nuove, come se fossero stati improvvisamente liberati dalle limitazioni cronologiche che ne definiscono l'identità stilistica.

Rispetto al primo disco firmato dal Duo, Reimaigining Opera, che trattava il melodramma come standard di improvvisazione jazzistica, siamo qui un passo oltre. Le arie, stravolte nei loro valori ritmici e dinamici, passate attraverso una vera e propria macchina del tempo, appaiono sovente irriconoscibili. Per comprendere le variazioni rispetto agli originali bisogna entrare all'interno del processo musicale. Ciò non toglie che il disco sia di per sé perfettamente godibile, anche prescindendo dalla comprensione del lavoro certosino sotteso alla sua creazione. In particolare affascina il suono del flicorno soprano, più affine a quello di un corno che a una tromba, in grado di evocare atmosfere astratte e immateriali che trascendono la temporalità comune. Veste grafica accattivante, con un ulivo stilizzato a suggerire la particolare commistione di passato e presente che costituisce l'obiettivo, pienamente raggiunto, dell'operazione.

Riccardo Cenci

17/9/2023