EDITORIALE
16/9/2025
Bellini 2025 sotto le stelle

Da sinistra: Mariano Buccino, Jack Swanson, Irina Lungu, Antonino Fogliani e Luigi Petrozziello.
Ha preso il via la quinta edizione del Bellini International Context, rassegna dedicata al Cigno catanese che si svolgerà tra Catania e Messina dal 13 al 28 settembre, in un lungo excursus che prevede manifestazioni di vario tipo che spazieranno tra musica, danza, prosa e attività circensi, e che troverà il suo culmine nella rappresentazione dell'opera che segnò il debutto di Bellini alla Scala di Milano nell'ottobre del 1827, cioè Il Pirata, ospitata dal Teatro Bellini di Catania, unico evento a pagamento (con un prezzo solo simbolico) di una proposta culturale offerta gratuitamente dalla Regione Siciliana, con la partecipazione di numerosi enti pubblici, a partire dal Comune di Catania e da quello di Messina, dai Conservatori e dagli enti lirici siciliani, passando per l'Arcidiocesi e l'Università di Catania e la Fondazione Taormina Arte Sicilia. Il Galà d'inaugurazione, dal titolo Vincenzo Bellini, il suo canto infinito per narrazione e suggestione di immagini, ha avuto luogo presso la Villa Bellini di Catania appunto il 13 settembre, e prevedeva la partecipazione dell'Orchestra e del Coro del Teatro Massimo Bellini di Catania, diretti rispettivamente da Antonino Fogliani e da Luigi Petrozziello, del soprano Irina Lungu e del tenore Jack Swanson, mentre la narrazione suggerita dal titolo era affidata a un testo di Stefano Valanzuolo, Il mio Bellini, ispirato all'obsoleto modello delle interviste impossibili, e recitato nel corso del concerto dallo stesso Valanzuolo e da Gaetano Aronica.
Il programma, ovviamente tutto dedicato al Cigno, si apriva con la Sinfonia da Norma, proseguendo con il recitativo e cavatina di Norma “Casta diva – Ah! bello a me ritorna”, con la scena e aria di Elvino “Tutto è sciolto – Ah! perché non posso odiarti” da La sonnambula, con l'introduzione da La Straniera “Voga, voga, il vento tace”, col coro “Guerra, guerra!”, sempre da Norma, con l'Introduzione da Il Pirata “Ciel! Qual procella orribile”, col Finale II da Beatrice di Tenda “Deh! se un'urna è a me concessa – Ah! la morte a cui m'appresso”, con la scena di Arturo “A una fonte afflitto e solo” da I Puritani, per concludersi col Finale II da Norma “Deh! non volerli vittime”.
L'orchestra del nostro Teatro, guidata dal rutilante Antonio Fogliani, ha trovato ancora una volta i suoi punti di forza nel notevole affiatamento tra i suoi elementi, fra i quali spiccava come sempre il primo flauto, affiatamento che, pur nelle distorsioni create di necessità dall'amplificazione, è riuscito a ricreare la magia delle melodie del nostro Cigno, in particolare nei momenti di più disteso lirismo, dove anche la bacchetta direttoriale riusciva per qualche istante a placare la sua irruenza. Precisi e puntuali anche gli interventi del Coro, la cui buona forma si è rivelata soprattutto nei brani affidati solo a esso, conferendo a quello da La Straniera quell'aria sognante che gli si confà e sprigionando una reale possanza bellica dal celeberrimo “Guerra, guerra!”.
Il soprano Irina Lungu, che avevamo già avuto modo di ascoltare nella Norma inaugurale del gennaio 2025 e che ricoprirà il ruolo di Imogene ne Il Pirata, ha confermato tutto sommato le sue notevoli doti di soprano lirico e una tecnica impeccabile, che le hanno consentito di avere un vero e proprio momento di grazia nella scena finale dalla Beatrice di Tenda, dove è riuscita realmente a emozionare il pubblico, che ha tributato un'autentica ovazione al dolore e alla disperazione che è riuscita a infondere alla figura della sventurata nobildonna. Meno convincente, forse per le difficoltà vocali e interpretative, è apparsa (come del resto anche a gennaio) la resa dei brani da Norma a lei affidati, in particolare del recitativo “Sediziose voci”, ma soprattutto dell'impervia cabaletta “Ah! bello a me ritorna”, cantata in modo un po' più lento del dovuto e con virtuosismi più simili a melismi che alle scintillanti variazioni che ci si sarebbe attese da una cantante del suo calibro. Molto più a suo agio la Lungu si trovava nel ruolo di Elvira, dove il suo talento di soprano lirico è riuscito a emergere nell'appassionato duetto “Vieni tra queste braccia”.
Vera e propria rivelazione della serata è stato invece il tenore Jack Swanson, che ha da subito colpito per la sua estrema musicalità, la sua ottima dizione e per una splendida zona medio-grave, che gli ha consentito di passare con estrema disinvoltura dal ruolo di Elvino a quello di Arturo, evidenziando in entrambi una perfetta padronanza del recitativo belliniano, una morbidezza di emissione ormai rara e un'impeccabile tenuta dei fiati, che ha confermato anche nel finale II di Norma, dove è riuscito a tratti a emergere su tutto il complesso orchestrale e vocale.
Da segnalare infine il basso Mariano Buccino, che è intervenuto sia nei brani da Norma che in quello da Il Pirata, evidenziando una voce potente e dalla timbratura bronzea.
Completavano l'aspetto visivo dello spettacolo le immagini naïf di Gitrop, che illustravano i momenti più salienti dei brani vocali, in uno stile forse volutamente ispirato alle strisce dei fumetti degli anni '60.
Giuliana Cutore
La foto del servizio è di Giacomo Orlando.
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