RECENSIONI
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Sulle ali del Cigno

tra Catania, Messina e Palermo

Da sinistra: Gianna Fratta, Leonardo Catalanotto, Caterina Sala, Josè Maria Lo Monaco e Ioan Hotea.

L'edizione 2023 del Bellini International Context, che quest'anno vedrà un'interessante sinergia tra le province di Palermo, Messina e Catania, con spettacoli, incontri, mostre che si snoderanno dall'8 settembre al 6 ottobre attraverso le tre succitate città, culminando a Catania il 23 e 26 settembre con la messa in scena de I Puritani e il 27 e 29 a Messina con il Vittorio Emanuele che ospiterà Norma, capolavoro assoluto del Cigno, si è aperta appunto l'8 settembre al Bellini di Catania con un Galà lirico-sinfonico interamente dedicato alle musiche del nostro compositore, tranne una sparuta incursione nel repertorio di Giovanni Pacini, anch'egli catanese ma per caso, che lunga tradizione ha indicato come rivale del Cigno, giungendo a incolparlo indirettamente, tramite la nobildonna russa Giulia Samoyloff, sua amante (contro la quale sarà allestito un “processo postumo” il 21 settembre al Teatro Sangiorgi), sia della caduta di Norma al debutto sia, con argomenti che hanno del fantascientifico, della prematura morte del Cigno.

Il concerto inaugurale, introdotto da Gianna Fratta che ha illustrato la rassegna, è stato dedicato al musicologo catanese Domenico De Meo, scomparso il 15 ottobre del 2022, uomo di eccellente cultura musicale ma soprattutto di grande simpatia umana, scanzonato e sincero, il cui graffiante senso dell'umorismo vivificava il parterre del nostro Teatro, studioso che a Bellini ha dedicato la vita, e al quale la nostra città dovrebbe certo ben più che una memoria di circostanza.

Ha aperto la serata la Sinfonia da Il Pirata, eseguita dall'orchestra del Bellini, diretta dal maestro Leonardo Catalanotto, che ha sostituito Fabrizio Maria Carminati, cui una indisposizione ha impedito di salire sul podio. I brani strumentali, che prevedevano anche la Sinfonia da Il falegname di Livonia di Pacini, quella da I Capuleti e i Montecchi e il Preludio dalla Beatrice di Tenda, hanno evidenziato una buona tenuta orchestrale, venata qua e là da un'irruenza talvolta eccessiva soprattutto nella scelta delle sonorità, compensata però da un'egregia prestazione della sezione fiati, dove spiccava come sempre il primo flauto affidato al maestro Salvatore Vella.

Sul versante vocale, sul palco si sono alternati il soprano Caterina Sala, il mezzosoprano Jasé Maria Lo Monaco e il tenore Ioan Hotea, che hanno offerto un generoso excursus sul repertorio belliniano. Il giovane soprano, che ha interpretato la celeberrima “Ah! Non credea mirarti” con la cabaletta “Ah! Non giunge” da La Sonnambula, duettando poi con Ioan Hotea, dalla stessa opera, in “Son geloso del zefiro errante” e da I Puritani con “Vieni fra queste braccia”, ha dato certamente prova di una notevole tecnica vocale, di una buona dizione, ma non altrettanto di una padronanza di fraseggio adeguata alle melodie belliniane, evidenziando purtroppo una certa tendenza a scoprire gli acuti; si tratta comunque di lacune, che una più matura esperienza del repertorio del Cigno potrà senz'altro colmare. Il tenore Ioan Hotea, cui sono stati affidati “Nel furor delle tempeste” da Il Pirata e “Tutto è sciolto” con la cabaletta “Ah! perchè non posso odiarti” da La Sonnambula, oltre ai succitati duetti con la Sala, si è rivelato cantante generoso e passionale, anch'egli però non immune da mancanze da imputare senz'altro a una scarsa esperienza, quali la tendenza a forzare e a trascurare il ruolo vitale che ha la sinuosità del fraseggio nel canto belliniano. Maria Josè Lo Monaco, che ha interpretato l'arioso di Adalgisa “Sgombra è la sacra selva” da Norma, “Dopo l'oscuro nembo” da Adelson e Salvini e da I Capuleti e i Montecchi “Deh, tu bell'anima”, seguito da “O tu, mia sola speme… Ah! Crudel! Che mai facesti?” in coppia con la Sala, si è rivelata invece la punta di diamante della serata, sia per la bellezza timbrica della voce, che sfoggiava una zona media dalle sonorità piene e rotonde, sia soprattutto per un'innata musicalità, unita a una raffinata eleganza di fraseggio, che le hanno permesso di rendere davvero commoventi i brani a lei affidati.

Al termine l'orchestra ha risposto ai calorosi applausi del pubblico replicando la Sinfonia da I Capuleti e i Montecchi.

Giuliana Cutore

9/9/2023

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.