RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Orlando Furioso di Antonio Vivaldi

al Festival della Valleditria 2017

Il dramma per musica in tre atti Orlando Furioso, tratto dall'opera omonima di Ludovico Ariosto, libretto di Grazio Braccioli e musica di Antonio Vivaldi, venne rappresentato per la prima volta al Teatro Sant'Angelo di Venezia nel novembre del 1727. In realtà già nel 1713 era stato rappresentato nella città lagunare l'Orlando Furioso con la musica di Giovanni Alberto Ristori sul libretto di Grazio Braccioli, sempre al teatro Sant'Angelo, di cui Vivaldi era l'impresario. L'anno successivo viene rappresentato, con scarso successo, L'Orlando finto pazzo, stavolta con le musiche del Ristori in buona parte rielaborate da Vivaldi. Infine nel 1727 Vivaldi riprende l'opera riscrivendo le musiche ex novo ed ottenendo un successo ampio e di un certo rilievo.

L'edizione proposta al Festival della Valle D'Itria, presso il cortile del Palazzo Ducale di Martina Franca il 14 ed il 31 luglio 2017, ha utilizzato per la messa in scena dell'opera la partitura dell'Edizione Ricordi realizzata in collaborazione con l'Istituto Italiano A. Vivaldi e la Fondazione Cini di Venezia.

Ci rammarichiamo davvero che l'opera vivaldiana non sia stata rappresentata nella sua integrità ma riusciamo anche a capire che senza i tagli di parecchi recitativi la sua durata sarebbe stata presumibilmente insostenibile per tanta parte del pubblico presente, sicuramente non preparato e addestrato a sopportare dalle tre alle quattro ore di musica.

Cominciamo subito col dire che le scene di Massimo Checchetto si sono rivelate assolutamente deliziose, altamente avvincenti e assai afferenti alla simbologia fantastica e tutta barocca che il testo di fatto evoca. In perfetta sintonia con lo spettacolo si evidenziavano anche i sontuosi costumi di Giuseppe Palella, atti a celebrare un mondo immaginario grandioso e sfarzoso, senza ricadere mai, nemmeno per un attimo, nelle secche del realismo, mantenendo invece sempre alto il livello della mimesi. Ben azzeccati anche i disegni e gli arabeschi di luci disegnati da Giuseppe Calabrò che riuscivano a creare suggestivi giochi di riflessi e ombre. Anche le coreografie di Riccardo Olivier hanno contribuito non poco ad accrescere e valorizzare l'intera perfomance. La regia di Fabio Ceresa è riuscita molto bene a coordinare la componente musicale a quelle scenografica, mimica, gestuale e vocale, ottenendo dall'insieme una resa davvero affascinante e coinvolgente che il foltissimo pubblico presente ha mostrato di gradire manifestando caloroso entusiasmo e notevole consenso.

Diego Fasolis, che oltre come direttore d'orchestra si è anche prodigato come valente maestro concertatore al cembalo, ha saputo dare della esuberante partitura una lettura quanto mai corretta e precisa, unita a una raffinatezza e a una stilizzazione timbrica e coloristica di rara fattura, assecondato con estrema professionalità dalla compagine de I Barocchisti .

Sonia Prina, contralto specializzato nel repertorio barocco, sovente abile, efficace e significativo, nella sua esibizione del 31 luglio ci ha lasciato alquanto perplessi e disorientati, poiché ha evidenziato un fraseggio non sempre fluido e sciolto, afflitto da poca morbidezza e flessibilità vocale. Il soprano Michela Antenucci (Angelica) ha esibito sicurezza e nonchalance, riuscendo a controllare e rifinire il suo personaggio con puntualità e sicurezza. Il mezzosoprano Lucia Cirillo (Alcina) ha impresso forza e baldanza alla sua interpretazione, mettendo in campo una vocalità salda e una timbratura ben tornita, chiara e dai contorni definiti. Molto curati e rifiniti gli interventi vocali del mezzosoprano Loriana Castellaro (Bradamante) e di buon livello anche le esibizioni dei contraltisti Konstantin Derri (Medoro) e Philipp Mathmann (Ruggiero). Il baritono Riccardo Novaro (Astolfo) si esprimeva con piglio chiaro e ben definito.

Giovanni Pasqualino

3/8/2017