RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 

 

La favola bella

Bello come una favola bella che ieri come oggi illude, affascina e trascina in un mondo fatato, Il lago dei cigni è il primo dei tre balletti musicati da Pëtr Il'ic Cajkovskij, proposto per la prima volta al Teatro Bol'šoj di Mosca nel 1877: a differenza de Lo Schiaccianoci e de La bella addormentata, Il lago dei cigni non ebbe al debutto un'accoglienza entusiastica, causa soprattutto una compagnia di danza e un direttore d'orchestra non all'altezza né della partitura, né delle prestazioni tecniche richieste dal nuovo balletto, e dopo altre due produzioni tra il 1880 e il 1882 che non ebbero esito migliore, venne ripreso solo nel 1895, dopo la morte del compositore, al Teatro Mariinskij di San Pietroburgo, con le coreografie di Marius Petipa e Lev Ivanov, assistente di quest'ultimo, che curarono rispettivamente il primo e il terzo atto, e il secondo e il quarto, i cosiddetti atti bianchi. Questa versione, il cui libretto fu rielaborato dal fratello del compositore, Modest, apportò anche delle sostanziali modifiche alla parte finale della trama, che originariamente prevedeva la morte dei due amanti, Sigfrido e Odette, ad opera del malvagio mago Rotbart; nel finale del 1895, l'incantesimo di Rotbart si spezza e i due giovani saranno liberi di amarsi.

Ed è appunto la coreografia di Petipa-Ivanov, ormai diventata canonica, quella portata in scena dall'Opera and Ballet State Theatre di Tbilisi al Bellini di Catania il 24 gennaio, con repliche fino al 28, su scenografie di Vyacheslav Okunev e con la direzione della compagnia di Nina Ananiashvili: si tratta di una produzione che ha debuttato nel marzo del 2016 al Teatro dell'Opera di Tbilisi, passando poi anche in molti teatri italiani, e che è finalmente approdata a Catania, dove ha registrato già il tutto esaurito per ogni recita. Un tutto esaurito ben meritato, data l'alta qualità del balletto nel suo insieme, del virtuosismo dei danzatori e della sontuosa realizzazione dei costumi, questi ultimi realmente uno dei massimi punti di forza, almeno sul fronte visivo, dello spettacolo.

Le scene, tradizionali ma rese più suggestive dall'accorto disegno luci di Steen Bjarke, contribuivano a creare una magica atmosfera fiabesca, sia nel primo e nel terzo atto, dominati da vivaci caleidoscopi di colori, da luci smaglianti e da fondali realizzati con grande cura e attenzione per i particolari, dove i coloratissimi costumi catturavano l'attenzione degli spettatori in uno con le movenze dei danzatori, sia negli atti bianchi, immersi nella cupezza lunare di un bosco nordico, in cui il candore niveo dei cigni si stagliava lucidamente, rendendo ancor più inquietante l'iridescente costume da gufo del mago Rotbart. Una produzione senza dubbio raffinata e di grande impatto visivo, resa ancor più pregevole dalla grande perizia tecnica dei ballerini, dotati di perfetta sincronia e di ottimo affiatamento, sia nelle scene d'insieme, sia nelle danze del terzo atto, quando la danse napolitaine e la danse espagnole hanno riscosso entusiastici applausi per la bravura dei danzatori e per la vivace resa fonica dell'impeto tutto mediterraneo dei brani, applausi che non sono stati lesinati nemmeno alla magnifica scena tra il principe e la perfida Odile, il cigno nero, che è stato, insieme ai due atti bianchi nel loro complesso, senza dubbio la punta di diamante dello spettacolo.

L'orchestra del Bellini di Catania è stata diretta meticolosamente da Papuna Gvaberidze, pur se all'inizio con più attenzione all'aspetto coreutico in senso stretto che a quello sinfonico, con sonorità un po' roboanti, trovando poi una buona quadra sin dall'inizio del secondo atto, dove lo struggente lirismo di Cajkovskij è riuscito a prendere il sopravvento, in un equilibrio fonico e agogico che si è mantenuto intatto sino alla fine, grazie soprattutto ai numerosi interventi solistici, in special modo dell'arpa e del primo violino, e alla coesione di tutta la compagine orchestrale, che è riuscita a rendere travolgente e scintillante il magnifico terzo atto, e di una dolcezza struggente il finale.

Entusiastici e prolungati gli applausi del pubblico, foltissimo e composto in buona parte anche da giovani e giovanissimi, cosa non rara ogni volta che si porta in scena uno dei balletti di Cajkovskij.

Giuliana Cutore

25/1/2024

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.