RECENSIONI
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Jordi Savall

La vita come musica

“Quando tiro l'archetto, è come se strappassi un piccolo frammento del mio cuore vivo”, afferma Monsieur de Sainte Colombe nel libro di Pascual Quignard Tutte le mattine del mondo, dal quale Corneau trasse l'omonimo film, una frase che ben si adatta a definire l'arte di Jordi Savall, infaticabile esploratore del repertorio rinascimentale e barocco di ogni derivazione geografica. Compare sul palcoscenico dell'Aula Magna dell'Università Sapienza appoggiandosi a un bastone, l'andatura leggermente faticosa, l'abbigliamento del colore della notte sul quale spicca l'ampia chioma di capelli bianchi. Eppure, quando abbraccia la viola da gamba, il tempo sembra non essere trascorso da quel lontano 1974, anno di fondazione dell'ensemble Hespèrion XX, oggi ribattezzato XXI, che da allora lo segue fedelmente. Accanto a lui un gruppo di musicisti navigati come Xavier Diaz-Latorre alla chitarra, Andrew Lawrence-King all'arpa barocca e David Mayoral alle percussioni.

Assistere a un loro concerto significa viaggiare in epoche e luoghi remoti. Elemento caratterizzante l'idea della musica come testo aperto, incline all'improvvisazione, lontano da qualsiasi codificazione definitiva; una concezione estremamente moderna. Repertorio incentrato sulla pratica della Follia e del Canarios, ovvero su quelle forme strumentali che prevedono l'uso di un motivo nel basso come base per successive variazioni ed elaborazioni contrappuntistiche. Un modo che affonda le radici nella cultura popolare e nella danza. Ecco dunque le Diferencias sobre las Folías di Antonio Martín y Coll, dall'invenzione barocca basata sull'alternanza di strofe lente e veloci, cui l'uso delle nacchere fornisce una ritmica tipicamente iberica. Il Fandango di Santiago de Murcia trasuda sensualità, come dimostra il breve testo di Casanova letto dall'arpista. Sonorità di stampo arabeggiante caratterizzano la Morisca di Pedro Guerrero, tratta dal Cancionero de Medinaceli risalente al sedicesimo secol. Il sipario era stato aperto da Diego Ortiz, compositore di Toledo, con le Recercadas sobre Tenores (ovvero su quei canti chiamati Tenori), che esalta il virtuosismo della viola. Atmosfere catalane, dalla peculiare emotività, spiccano in El Testament d'Amèlia e ne La Filadora. Dalla Spagna si passa all'ambito anglosassone con The Manchester Gamba Book, nel quale la particolare accordatura della viola genera inedite sonorità, come spiega al pubblico lo stesso Savall. La nota Greensleves offre ulteriori spunti all'invenzione strumentale, così come Todo el mundo en general dell'organista Francisco Correa de Arauxo. Savall esalta le potenzialità della viola da gamba, dimostrando di saper imitare non solo le sfumature della voce umana, ma anche del canto degli uccelli. Il risultato è assolutamente ipnotico, ammaliante per il pubblico presente in sala. Dopo aver espresso la propria solidarietà alle vittime di Gaza e la contrarietà verso ogni guerra, Savall offre due bis di compositori anonimi; un canto processionale e un inno di gioia rivolto alla Madonna, tratti da un codice del 1780. La sala, colma in ogni ordine di posti, risponde con entusiasmo.

Riccardo Cenci

19/2/2024