RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


Armida

al Rossini Opera Festival 2014

Pesaro, 7 agosto 2014 (prova generale). Il Rossini Opera Festival 2014 è stato inaugurato con Armida. L'odierna edizione, la XXXV dal 1980, è dedicata alla memoria di Claudio Abbado che qui firmò uno dei più grandi successi del festival: Il Viaggio a Reims nella prima ripresa moderna. Armida è un dramma per musica su libretto di Giovanni Schmidt che Rossini compose per il San Carlo di Napoli quando era diretto dall'impresario Domenico Barbaja, il quale da astuto mercante di musica non si era lasciato sfuggire il più interessante ed innovativo compositore del momento. Il Barbaja intratteneva allora una relazione, non tanto segreta, con la primadonna del teatro, tale Isabella Colbran, per la quale Rossini scrisse tutte le opere napoletane e in seguito divenne sua moglie. Armida è tratta da passi della famosa Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso ed è uno dei tanti lavori operistici ispirati a tale testo, basti pensare a quante Armide si conoscono di altri compositori, cito solo ad esempio Händel, Haydn, Jommelli, Gluck. Rossini nel comporre Armida fa un primo approccio al mondo fantasistico della magia ed il fatto è alquanto particolare, nel campo serio non aveva mai praticato tale strada. Altro elemento peculiare è che nell'opera c'è una sola presenza femminile, il compositore rinuncia ai ruoli en travesti a lui tanto cari, attorniata però da uno stuolo di tenori (ben 6), un altro elemento il basso Astarotte è ruolo di margine. Armida rispecchia pertanto le prerogative canore della Colbran (da cui deriva il nome dei ruoli composti per lei) che potremo sintetizzare in soprano corposo con capacità di scendere nel grave rasente al mezzosoprano ma con altrettanta capacità di sfavillare nel registro acuto, nell'agilità sostenuta e nel personaggio della grande tragédienne.

Allestire oggi tale opera è ardua impresa tant'è non vi sono cantanti adatte, e nel passato si possono contare solo tre autorevoli interpreti. La scelta del Rof è caduta su Carmen Romeu, soprano spagnolo che ha frequentato l'accademia del Festival negli anni scorsi. Le doti vocali sono anche interessanti pur su una voce modesta e di limitata ampiezza, con un centro in parte rifinito, un'espressività di fraseggio corretta e un sostanziale colore drammatico. Manca nel registro acuto e nelle agilità di forza, sia come mezzi limitati, sia come accento, pertanto la sua è stata una prova incompleta perché i limiti sono evidenti. Il Rinaldo di Antonino Siragusa si metteva su un piano leggermente superiore almeno come vocalità, anche se tende spesso ad essere nasale e molte puntature erano tirate, ma la linea di canto è buona ed uniforme.

Non particolarmente efficaci Randall Bills e Dmitry Korchak nel doppio ruolo di Goffredo/Ubaldo e Gernando/Carlo. Il primo limitato nei mezzi, nella dizione, aspro e monocorde, l'altro con gravi problemi d'intonazione e una linea di canto precaria a dispetto di una voce interessante. Grossolano e sfuocato Carlo Lepore, che proprio un basso non è, corretto Vassilis Kavayas quale Eustazio. Non brillavano neppure l'Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna diretti da Carlo Rizzi. Il direttore non trova una lettura di particolare spessore in particolare nelle grandi pagine drammatiche come il finale, limitandosi ad un accompagnamento banale e poco curato sia negli insiemi sia nelle parti solistiche, gli ottoni e il violoncello da censurare. Il Coro istruito da Andrea Faidutti ha delle grosse falle nella sezione dei bassi, migliore la parte femminile.

Lo spettacolo era affidato a Luca Ronconi, il quale aveva allestito anche la precedente edizione del 1993. Coadiuvato dal fedele collaboratore Ugo Tessitore, dalla scenografa Margherita Palli e dalla costumista Giovanna Buzzi, egli affronta il dramma in maniera fiabesca e senza sconcertanti trovate, anzi si rifà alla tradizione dei pupari, tutto sembra un racconto fantastico di magia e storia. Devo affermare che non è il solito Ronconi, è molto stilizzato e trova nel primo atto maggiore inventiva e stilistica aderenza al testo, rispetto ad un secondo ove il magico giardino di Armida è ridotto ad una colonna, e al terzo un po' troppo spaesato. Il regista ha lavorato bene con i cantanti, quelli che l'hanno seguito, e reso con eleganza lo stile dell'opera e la drammaturgia dei personaggi. Le scene di Margherita Palli sono lineari e cromatiche e di grande impatto scenico, rispettando eleganza e sobrietà. Bellissimi i costumi di Giovanna Buzzi che ricalca alla perfezione e con grande sfarzo i paladini crociati con elmi e corazze. Essendo un'edizione critica è stato eseguito anche il balletto integrale, con musiche meravigliose, e la compagnia Abbondanza/Bertoni ha ottenuto un meritato successo su una coreografia-pantomima, di valore, curata da Michele Abbondanza.

Lukas Franceschini

12/8/2014

Le foto del servizio sono state fornite dall'Ufficio Stampa del Rossini Opera Festival.