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EDITORIALE

1/11/2025


Mahler inaugura la stagione concertistica

del Bellini di Catania

La Quinta Sinfonia in do minore di Gustav Mahler venne concepita nel 1901/1902, strumentata nel 1903 ed eseguita per la prima volta, sotto la direzione dello stesso autore, a Colonia il 18 ottobre del 1904. Essa può essere considerata forse la più disperata, dolorosa e struggente delle nove sinfonie portate a termine dal compositore boemo. La Trauermarsch (marcia funebre) iniziale svolge da un lato una funzione di introduzione lenta allo Stürmisch bewegt (tempestosamente mosso) del secondo movimento, dall'altro di esposizione di idee musicali varie. Il secondo movimento comincia in modo veloce e rapido ma ricade poi su un tema funereo e lamentoso con sprazzi e lampi di rabbia e d'ira. Un Corale in re maggiore porterà la sezione ad un finale agitato. Il terzo movimento, Scherzo, si manifesta quasi come un semplice Ländler, cugino campagnolo del valzer, che però tende pian piano a disgregarsi in sonorità dissonanti e quasi deliranti. Il quarto movimento, Adagietto, affidato alla sola sezione degli archi, si rivela un'oasi distensiva e lieve, quasi crepuscolare, dove i languidi interventi dell'arpa sembrano lenire e attenuare la contemplativa e attonita mestizia sonora del brano. Il regista Luchino Visconti amò a tal punto la pagina mahleriana che l'Adagietto venne utilizzato come uno dei temi conduttori del suo film del 1971 Morte a Venezia. Il quinto e ultimo movimento, Rondò-Finale, esplode in una gioia quasi panica, un'aurora di fulgore e bellezza dove il dolore e la mestizia vengono eliminati e rimossi per dar vita a una caleidoscopica baraonda di marcia e di danza che vedrà il suo epilogo nell'emersione ed espansione di un luminoso tema di Corale.

La suggestiva pagina sinfonica ha inaugurato venerdì 31 ottobre la Stagione di Concerti 2025/2026 programmata dal Teatro Bellini di Catania. A condure l'orchestra del teatro è stato il maestro Marcus Bosch, artista che ha esibito subito un robusto temperamento, spiccata musicalità e grande attenzione e cura nella lettura della partitura mahleriana. Il suo gesto poco ampio, stringato, composto, misurato e mai sbracciato o plateale, come è purtroppo consuetudine di tanti direttori tanto esibizionisti quanto superficiali, riusciva a essere tuttavia sempre preciso, incisivo, significativo e rilevante. Abbiamo potuto notare come il bravo conduttore tedesco sia entrato in grande sintonia con l'orchestra del Bellini, riuscendo a porre in atto un'interpretazione quanto mai coerente e razionale, dove attacco e rilascio dei suoni avveniva con estrema perizia e cura, e in cui l'intera dinamica, agogica ed espressività della conturbante pagina mahleriana veniva non solo rispettata ma ancor più esaltata e ridefinita con uno scavo profondo operato sugli impasti timbrici operati dalle corrette ed equilibrate connessioni fra di loro delle varie sezioni strumentali.

Va segnalato per il suo singolare pregio anche l'intrigante programma di sala redatto dalla giornalista Caterina Rita Andò, programma nel quale viene sottolineato, con veemenza e passione, l'alto valore dell'arte musicale come alta missione civile ed etica. Calorosi ed entusiastici applausi del numeroso pubblico convenuto hanno concluso la serata. La concessione di un seppur breve bis (richiesto fra l'altro a gran voce) non avrebbe certo guastato!

Giovanni Pasqualino

La foto del servizio è di Giacomo Orlando.

 

 

 

 

 

 


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