RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Attila

alla Fenice di Venezia

Attila, dramma lirico di Giuseppe Verdi, torna a essere rappresentato per cinque recite nel teatro in cui nacque il 17 marzo 1846. Opera del primo periodo, i cosiddetti “anni di galera”, ha conosciuto un oblio fino alla seconda metà del secolo scorso, poi una continua riscoperta tanto che oggi possiamo considerarla opera di repertorio, tanti i cantanti che si sono cimentati nei quattro ruoli principali, ardui, scolpiti musicalmente e di grande spessore drammatico.

Lo spettacolo presentato a Venezia è la ripresa dell'inaugurazione del Teatro Comunale di Bologna 2016, con quale era coprodotto assieme al Teatro Massimo di Palermo. Sulla concezione registica di Daniele Abbado, Gianni Carluccio (scene, costumi, disegno luci), Daniela Cernigliano (costumi) e Simona Bucci (movimenti coreografici) in sostanza restano le impressioni non entusiastiche espresse nella recensione di Bologna. La narrazione è sommariamente banale e senza particolari focalizzazioni sui personaggi, movimenti convenzionali e carenza di spessore sui personaggi di Attila e Odabella, che avrebbero meritato più attenzione. Molte scene opinabili con figuranti accosciati dei quali non ho capito il senso, e l'assurdità dell'assassinio di Attila prima appeso a funi calate dall'alto. Tutto scorre senza grande disturbo, ma resta tutto dimenticabile. Il palcoscenico veneziano, più ristretto di quello di Bologna, dava un senso più raccolto alla visione e in parte era un'aggiunta positiva. Costumi senza stile, l'impronta principale erano lunghi cappotti senza stile, scena stilizzata ma senza riferimenti storici, non spettacolare ma passabile.

Sul podio abbiamo avuto Riccardo Frizza, il quale pur confermando le sue doti di concertatore a mio avviso firma una delle sue migliori direzioni da me udite in teatro. Complice anche una precisa e attenta orchestra, egli concerta con grande dinamismo, sfoggiando sonorità molto belle nei momenti lirici, introduzione atto I, ma anche battaglieri e con ritmo sostenuto nei passi concitati. Una bellissima prova stilistica del primo Verdi. Molto buona la performance del coro, diretto da Claudio Marino Moretti, il quale conferma anche in quest'occasione il rilevante livello raggiunto negli ultimi anni.

Protagonista era il basso Roberto Tagliavini, che ha fornito prova d'ottima interpretazione accomunata a un canto rifinito, ben delineato nei registi e di forbito timbro. Rispetto alla sua esibizione veronese di qualche anno fa, ha notevolmente migliorato sia l'interpretazione sia lo stile del canto, cui si deve rendere un sincero plauso. Diversamente l'Odabella di Vittoria Yeo ha avuto qualche difficoltà nell'ardua parte vocale. La voce della cantante coreana è molto bella ma non è un drammatico d'agilità, pertanto le difficoltà sono state soprattutto nel registro grave, totalmente afono, per far fronte alle impegnative volate nel settore acuto. A mio parere la cantante sta osando un po' troppo nella scelta del repertorio, troppo oneroso per i suoi mezzi, e non vorrei che questo compromettesse una voce di assoluto rilievo che però andrebbe amministrata diversamene. Bisogna riconoscerle che rispetto alla recente “piatta” Giovanna d'Arco di Parma, ora abbiamo ascoltato un accento e un fraseggio più incisivi e pertinenti.

Molto bravo Julian Lim, Ezio, che esibisce una linea di canto di gran classe, rifinita e molto omogenea anche se non particolarmente raffinata nell'accento, ma nel complesso una prova molto apprezzabile. Il Foresto di Stefan Pop era impegnato a mostrare muscoli vocali e acuti sparati, in uno stile decisamente ormai sorpassato. Peccato perché il tenore possiede dei mezzi non comuni, che se amministrati diversamente avrebbero dato risultati di altro stampo. Per questo dovrebbe impegnarsi curando il fraseggio, il colore modulato e cantare anche in piano e non tutto forte. Speriamo in futuro in occasioni migliori.

Bravissimo Mattia Denti, Leone, timbro scuro ed espressivo nel canto, tutto lineare e con ampio sfoggio di colori, al suo pari anche l'Uldino di Antonello Ceron, che in questi ruoli si riconferma interprete e cantante di riferimento. Teatro esaurito in ogni ordine e pieno successo al termine.

Lukas Franceschini

16/12/2016

La foto del servizio è di Michele Crosera.