RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il Barbiere di Siviglia al Rossini Opera Festival 2014

Pesaro, 8 agosto 2014 (prova generale). Il secondo titolo del Rossini Opera Festival 2014 è stato Il Barbiere di Siviglia, ovvero l'opera più famosa e conosciuta dell'intero catalogo rossiniano.

Il Barbiere, essendo il melodramma più allestito di Rossini e tra i più rappresentati al mondo, non figura in molte edizioni della storia del Rof, giustamente c'erano altri titoli da recuperare, tuttavia un paio d'anni or sono è stata allestita un'esecuzione in forma di concerto con la nuova edizione critica curata da Alberto Zedda. Un lavoro molto interessante sotto il profilo musicologico che è descritto dall'autore nel programma di sala. Trattasi principalmente di piccoli ma importanti aggiustamenti strumentali e vocali sovente non considerati dalla prassi esecutiva. Dissento invece, e lo dico con il più ampio rispetto amorevole, dal M.o Zedda quando afferma che il protagonista dell'opera è Figaro senza scanso di equivoci. Chi scrive è fermamente convinto che il protagonista dell'opera sia il Conte, al quale sono riservate ampie pagine musicali più che ad ogni altro co-protagonista, considerando anche che nelle edizioni odierne è stato ripristinato il rondò finale, autentico gioiello musicale acrobatico, che mette ancor più in risalto il ruolo scritto per Manuel Garcia. Figaro, Rosina, Bartolo non sono per nulla secondari ma il Conte ha rilievo predominante, e oggi con l'esecuzione del rondò si pone su un piano notevolmente superiore, anche nella scelta del cast.

L'edizione vista ed ascoltata al Teatro Rossini era uno spettacolo curato interamente dall'Accademia di Belle Arti di Urbino (ideazione, progettazione, elementi scenici movimenti di regia, video e costumi) che potremo definire una sorta di semiscenica, ma molto elaborata nella sua creazione cui presumo abbiano corrisposto non meno prove di un normale spettacolo. Il risultato è stato molto felice, non si sono cercate soluzioni astruse ma si è seguito di pari passo il libretto con un pizzico d'inventiva teatrale di fattura che ha divertito e soddisfatto il pubblico. Unico appunto che mi permetto di fare è l'utilizzo eccessivo della platea come palcoscenico, ritengo sia in parte un errore perché uno spettacolo deve essere realizzato sul palco sia per luogo naturale sia per non penalizzare parte del pubblico costretto a non vedere o doversi girare in continuazione.

L'elemento più interessante di questo Barbiere è stato il direttore Giacomo Sagripanti, giovane musicista che ha fornito una prova molto convincente quale concertatore, staccando tempi brillanti, accurato nel dettaglio, è venuto in soccorso più volte al cast e reggendo le redini dello spettacolo con sapiente energia.

Sul cast invece calano ombre e luci, forse più ombre. A cominciare da Juan Francisco Gatell che ha oggi una voce talmente sfibrata da rasentare la macchietta, in varie occasioni l'intonazione era precaria e con tali presupposti era scontato che naufragasse clamorosamente nell'aria finale. Da questo cantante ho ascoltato performance più dignitose, forse sarebbe il caso di una pausa di riflessione e scelta di repertorio. Florian Sempey era un simpatico Figaro, abbastanza corretto e con voce rotonda e pastosa, tuttavia sono da raffinare le agilità non sempre precise, ma considerata la giovane età l'auspicio è d'obbligo. Chiara Amarù è stata una discreta Rosina, molto accurata e scandita nel recitativo, più sommaria nel canto, soprattutto nella zona grave che tende a gonfiare facendo pensare che forse del tutto mezzosoprano non sia. Note dolenti per Paolo Bordogna, basso troppo caricato di vecchiume nell'interpretazione a scapito di un canto non rifinito e di un sillabato parlante. Su un gradino superiore si colloca il Basilio di Alex Esposito, almeno per intenzioni ed omogeneità vocale, pur considerando che il ruolo è troppo basso rispetto alle sue corde e avrebbe molte altre opportunità di ruolo per emergere. Vivace e simpatica la Berta di Felicia Bongiovanni, corretti Andrea Vincenzo Bonsignore (Fiorello e Ufficiale) e Alberto Pancrazi (Ambrogio).

L'orchestra del Teatro Comunale di Bologna ha ben figurato rispetto l'opera della sera precedente, uniforme ed abbastanza ben calibrata. Un'ultima considerazione. Il Rof è un festival internazionale che vanta ben XXXV edizioni, ci si domanda come sia possibile proporre un coro amatoriale in tale contesto, il Coro San Carlo di Pesaro cui porgo simpatia e rispetto, possono essere comprensibili problemi di budget ma è sicuramente scelta non condivisibile.

Lukas Franceschini

14/8/2014