RECENSIONI
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direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

Il barbiere di Siviglia a Verona

in versione cartone animato

Innovativo e brillante l'allestimento de Il barbiere di Siviglia di Gioachino Rossini presentato al Teatro Filarmonico, nuova produzione della Fondazione Arena con la regia di Pier Francesco Maestrini e la scenografia animata di Joshua Held.

Allestimenti del Barbiere , essendo una delle opere più rappresentate, ne sono stati creati di tutti generi, tuttavia mai mi era capitato di assistere ad uno spettacolo in versione cartone animato. Il connubio tra opera e cartone animato non è certamente nuovo, valga quale esempio il celebre film Fantasia di Walt Disney con la direzione musicale di Leopold Stokovski, pertanto lo spettacolo veronese come idea non è nuova, tuttavia è originale, se non unica, perché i personaggi veri interagiscono con la visualizzazione animata dei cartoni diversamente usati da come li intendiamo solitamente. Già nell'ouverture vediamo proiettata la figura di un Rossini pingue e buffissimo che a letto, il compositore è risaputo amava oziare, compone l'opera all'ultimo minuto poco prima dell'alzarsi del sipario. Quando l'opera prende forma, i personaggi non sono altro che una caricatura fisica, anche nei costumi, di Rossini stesso, infatti sono tutti piuttosto grassi e portano divertenti e impossibili parrucche settecentesche. Il gioco drammaturgico efficace dello spettacolo consiste appunto non solo nella proiezione del cartone ma nel continuo scambio dei personaggi con i fumetti, il tutto realizzato con estrema cura e rilevante senso umoristico, non mancando di citare scene cinematografiche di comune memoria, Rosina sdraiata su un letto di rose (American Beauty). Almaviva nel travestimento del secondo atto prende le sembianze di Luciano Pavarotti, un omaggio simpatico all'indimenticato tenore, e ancora la presenza nella visione animata di Beethoven e Verdi che plaudono al compositore, il primo era ammirato dal pescarese, il secondo venerava Rossini (basti pensare che il Requiem sarebbe stato ideato per la sua morte).

Spassosissimo poi che durante la grande aria di bravura del Conte i musicisti si siedono ad ascoltare, arriva poi Giovanni Allevi sul quale si siede Pavarotti, schiacciandolo! Tutto funziona in un vortice di azione, colori, brio, spesso anche esagerato, ma con il Rossini buffo si può fare e funziona alla grande. Per rendere ancora più credibile l'operazione sono stati aggiunti i rumori di scena tipici dei cartoni, non disturbavano e facevano sorridere molto. Se proprio bisogna trovare un appunto è che tutto questo in molti momenti distraeva la concentrazione che si doveva alla musica e al canto, ma non è poi grave perché il prodotto era veramente ben fatto e divertente, e allora piuttosto di assistere a scialbi spettacoli migliore quest'opzione.

Queste poche righe non bastano per raccontare tutto ciò che accade in palcoscenico, uno spettacolo da vedere assolutamente. L'idea di questo nuovo Barbiere nacque in Brasile tempo addietro e ci sono voluti quasi due anni di lavoro per realizzarlo. Ne valeva la pena. Un plauso va ai due artefici Mestrini e Held, ma anche ai cantanti che si sono trovati in una situazione del tutto estranea alla prassi operistica. Il pubblico che gremiva in ogni settore il Filarmonico era diviso, i giovani entusiasti, gli anziani sconcertati e con il pollice verso. Chi scrive, che è diversamente giovane, sta dalla parte di coloro che si sono divertiti moltissimo.

A tanta estrosità visiva corrispondeva un'adeguata e molto professionale prova musicale. Stefano Montanari, maestro concertatore, è un validissimo direttore, il quale ha un senso teatrale innato cui somma dinamiche e ritmo esemplari che rendono l'opera frizzante briosa e nel pieno rispetto della filologia. Plauso a Montanari per aver suonato i recitativi, i quali erano virtuosi come raramente capita di ascoltare, la formazione di clavicembalista è esemplare. L'orchestra dell'Arena di Verona segue il direttore con grande professionalità e coinvolgimento, una delle migliori prove offerte negli ultimi anni.

Christian Senn è un Figaro molto divertente scenicamente e sornione, si esibisce in una prova vocale convincente anche se in taluni momenti leggermente opaco e non del tutto rifinito. Molto buona la prova offerta da Annalisa Stroppa, Rosina, omogenea nei registri, brillantissima nella coloratura e fantasiosa nelle variazioni. Edgardo Rocha ha una voce tipica da tenore leggero e disegna un Almaviva di classica scuola, elegante e corretto ma il settore acuto non è ben rifinito ed il rondò finale “Cessa di più resistere” lo mette un po' a disagio, evidenziando tali lacune

Strepitoso il Bartolo di Omar Montanari capace di interpretare un personaggio buffo ma in parte caricaturale senza cadere nello stereotipo della scialba comicità. Vocalmente è un bass-baritono chiaro con eccellente sillabato e una pastosità di timbro esemplare accomunato ad un senso teatrale di rango. Questo cantante meriterebbe maggior occasione in tale repertorio, speriamo in un futuro prossimo. Marco Vinco, Basilio, era perfettamente calato nel ruolo del prete intrigante e fintamente vanesio. Rispetto ad una recente Bohème scaligera, ho trovato il cantante in forma smagliante, voce uniforme, ben calibrata nei registri e più autorevolezza nella precisa dizione.

Irene Favero era una Berta di gran bravura e spiccata simpatia, Salvatore Grigoli corretto nel doppio ruolo di Fiorello e un ufficiale. Perfettamente calato nel compito il Coro diretto da Vito Lombardi.

Al termine successo trionfale, come citato prima, soprattutto da parte del pubblico giovane.

Lukas Franceschini

24/4/2015

Le foto del servizio sono di Ennevi.