RECENSIONI
-

_ HOMEPAGE_ | _CHI_SIAMO_ | _LIRICA_ | _PROSA_ | _RECENSIONI_| CONCERTI | BALLETTI_|_LINKS_| CONTATTI

direttore responsabile _ Giovanni Pasqualino_


 

 

 

 


 

La vera Sicilia… spiegata ai siciliani

In qualunque circostanza dell'esistenza sociale di un essere umano, si arriva a un momento in cui la misura è decisamente colma: colma per le miriadi di sciocchezze pseudointellettuali che si è costretti a sentire, colma per le ingiustizie e i favoritismi perpetrati a ogni piè sospinto, e a favore di individui degni tutt'al più di andare a spazzare le strade (senza offesa per gli operatori ecologici), colma per il vedersi sistematicamente ignorati e magari derisi da gente al di sotto ancora degli individui succitati, ma soprattutto colma per le assurdità e le storture di una gestione politica folle, squinternata, che spende e spande incurante di ogni possibile dissesto finanziario, che piazza militari all'Assessorato Regionale al Turismo, Sport e Spettacolo, che eleva a posizioni di rilievo personalità incapaci di gestire non un teatro, ma nemmeno un oratorio di provincia, che pensa alle fontane quando le strade sono peggio di una pista da cross, che pompa a più non posso iniziative culturali di nessun rilievo e che vengono sistematicamente sberleffate su internet e così via…

Di questa misura che definire colma è dir poco, e allo stesso tempo di una feroce demistificazione di tutte le scempiaggini spacciate come dogmi da intellettuali assolutamente mercificati e dediti ad acquistare laute prebende e benefici vari con l'elogio sperticato di una sicilianitudine che non si sa bene cosa sia, ma che consente di mantenere uno status quo e un immobilismo di gattopardiana memoria, si è fatto risentito e fiero interprete Ottavio Cappellani, con una pièce brillante e dissacratoria dal titolo La Sicilia spiegata agli eschimesi, in scena al teatro ABC il 17 novembre. Il lavoro, una produzione del Teatro Mobile di Catania, che ha visto la partecipazione dello stesso Cappellani, di Guglielmo Ferro, di Francesca Ferro e di Plinio Milazzo, si è avvalso delle musiche dal vivo di Mario Venuti e dei video di Francesco Maria Attardi, video che hanno commentato, punteggiato e soprattutto avvalorato con documenti tratti dalla rete le affermazioni più estreme di Cappellani, che in un'ora abbondante di spettacolo ha allegramente e con dovizia di particolari sputtanato nell'ordine: amministratori comunali, assessori alla cultura, sindaci, presidenti della Regione, intellettuali vari e luoghi comuni con i quali certa stampa e certa propaganda affliggono da decenni, a date prestabilite, le poche menti ancora pensanti della nostra isola.

Chi si fosse aspettato una carrellata di peana alla sicilianitudine sarà rimasto senz'altro deluso, e magari si sarà sentito a disagio nel sentirsi improvvisamente nudo delle proprie menzogne e di quei comodi preconcetti sui quali ha costruito un'esistenza, e soprattutto quando è stata presa di mira, con uno spirito di denuncia degno di applausi da far crollare un teatro, la festa delle feste, la kermesse agatina sulla quale da tempo immemorabile mangiano e stramangiano giornalisti allineati, reporter, preti, venditori di cera e altra bella gente. Francesca Ferro, con verve irresistibile, ha descritto la festa per quello che è: altro che città che si stringe intorno alla Santa, altro che abbraccio, altro che devozione incontenibile e spontanea, come recitano anno per anno le penose dirette televisive delle emittenti locali: una festa che è un'orgia collettiva, un omaggio a una vergine martire a suon di dolci allusivamente erotici, un mercimonio di cera, palloncini e disastri che spesso culminano in incidenti dovuti alla cera che ricopre le strade per una buona settimana dopo la festa, e che talvolta finiscono nel sangue, in una morte che non ferma la processione, e in una serie infinita di portafogli rubati a opera di delinquenti travestiti da devoti…

Né basta: perché Cappellani ha preso di mira personalità, catanesi e non, alle quali, complice la politica, si deve la devastazione sistematica degli enti culturali più accreditati e antichi dell'isola, personalità che per anni hanno pubblicizzato a dismisura se stesse organizzando premi, mostre, concertini e kermesse varie, nel corso dei quali venivano premiati, mostrati, chiamati e osannati sempre i soliti, che poi erano in gran parte intellettuali compiacenti e compiaciuti, fornitori di collaborazioni e riduzioni teatrali che avrebbero fruttato bei soldini, in un circolo vizioso degno del più infimo dei gironi infernali.

Spettacolo di denuncia, ma anche riflessione amara di chi, per non essersi voluto allineare (e in Sicilia ce ne sono tanti), si è visto magari chiudere in faccia porte e portoni in Italia, per essere poi noto Oltralpe, più o meno come i tanti cervelli in fuga da un'Italia dove guitti, incompetenti, venduti e opportunisti mangiano a quattro ganasce, ringhiando contro chi tenta di strappar loro la preda dalle zanne.

Giuliana Cutore

19/11/2018