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Centomila, uno, nessuno

La curiosa storia di Luigi Pirandello interpretata da Giuseppe Pambieri

La vita nuda, vissuta come un atto involontario e tutto sommato casuale: così, su una scena nuda, illuminata solo dalle videoproiezioni di Claudio Ammendola e Sara Angelucci sullo sfondo, immagini di mare, di olivi contorti, di una Sicilia aspra, emerge pian piano, a partire dalla morte, la vita di Luigi Pirandello, andata in scena in prima nazionale al Piccolo Teatro di Catania, in uno spettacolo scritto e diretto da Giuseppe Argirò, dal titolo Centomila, uno, nessuno.

Un lungo monologo, affidato a Giuseppe Pambieri, che indaga gli aspetti più intimi e significativi della vita del grande agrigentino: Pirandello, morto, ripercorre la sua esistenza, segnata da affetti familiari ambivalenti, da profonde incomprensioni, dalla follia della moglie, ma soprattutto in ogni momento accompagnata dalla sensazione di vivere come attraverso un vetro, guardando scorrere le vite altrui, estranee e al tempo stesso familiari. Trascorrono così gli anni dell'infanzia, vissuti in una famiglia dove il padre è assente, e dove domina onnipresente la figura della madre, e poi quelli universitari, segnati anch'essi da conflitti ma anche dalla scoperta a Bonn dell'amore libero, disinteressato, anni che si concluderanno con un matrimonio di convenienza, dove lo scrittore scoprirà la follia nei suoi aspetti più cupi e devastanti.

Un monologo dove la vita si mescola alle opere, dove Pirandello è se stesso e contemporaneamente i suoi personaggi: vive la sua vita e quella delle sue creature, in un binomio indissolubile tra arte ed esistenza, tra follia vissuta e follia ricreata nei drammi, che emergono a brandelli qui e là, da citazioni che sembrano fiorire dalla vita stessa.

Un lavoro, questo di Argirò, dal quale trasuda da un lato una profonda e meditata conoscenza non solo delle opere, ma anche della poetica di Pirandello, e che è riuscito, anche tramite l'ottima opera attoriale di Pambieri, a rendere viva e palpitante, al di là da reminiscenze erudite e da rimandi critici più o meno oziosi, la vicenda biografica e artistica di uno dei più grandi scrittori del Novecento.

Giuseppe Pambieri ha interpretato con estrema classe il monologo, dosando con attenzione le pause, le inflessioni, con una gestualità volta a volta convulsa o lenta alla quale si accompagnava una mimica di rara efficacia, riuscendo a calamitare senza un attimo di cedimento l'attenzione del purtroppo non numeroso pubblico. Il suo Pirandello si stagliava vivo sulla scena, personaggio egli stesso di un'esistenza tormentata, ma vissuta forse con la stessa nonchalance con la quale il grande attore l'ha presentata.

Giuliana Cutore

6/12/2016