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Buenos Aires

Berlioz in concerto

Il famoso Teatro Colón dell'Argentina non si trova da tempo nel suo miglior momento ma riesce a mandare avanti una stagione lirica con sette-otto titoli, parecchi concerti di canto e qualche titolo anche in una sola recita in forma di concerto, com'è accaduto con La damnation de Faust di Berlioz che figurava a fine agosto in un ciclo di concerti sinfonico-vocali. Non senza intoppi perché con qualche artista sostituito senza che si sapesse il motivo, questa volta il maestro Marc Piollet se n'è andato durante la prova generale: le spiegazioni – non ufficiali – vanno dal malore a prove giudicate insufficienti. In ogni caso finalmente si apriva il sipario – per modo di dire – con l'orchestra Filarmonica di Buenos Aires e il coro del Teatro Colón (istruito da Miguel Martínez, molto bravo) e anche il coro di bambini del Teatro (preparato da César Bustamante, anche bene) diretti da Srba Dinic, che ha fatto il possibile per portare a termine la difficile partitura. Naturalmente impossibile parlare qui d'interpretazione perché già dovevamo accontentarci di un'esecuzione piatta, tutta in forte – la celebre Marcia ungherese sembrava molto meno impressionante vista la quasi nulla differenza di volume. L'orchestra Filarmonica di Buenos Aires suonava in modo corretto e poco più…

Tra i cantanti la prova migliore nell'insieme era quella di Hernán Iturralde nei panni del diavolo (che sostituiva l'anche annunciato Fernando Radó), con buona voce e un'interpretazione accettabile nelle intenzioni. Arturo Chacón-Cruz che si presentava con questo titolo al pubblico argentino nel ruolo del titolo cantava una prima parte con timbro opaco e un'emissione poco facile che per fortuna cambiavano in meglio nella seconda parte (a partire dell'apparizione di Marguerite) soprattutto negli acuti, sicuri e squillanti. Purtroppo dimenticava che si trattava di una versione da concerto e si dimenava come se si trattasse di un'opera verista, senza arrivare però agli eccessi ben noti di qualche suo collega e conterraneo.

Adriana Mastrangelo era Marguerite, piuttosto un soprano corto e non un mezzosoprano con degli acuti striduli e un fraseggio assolutamente generico. Corretto il Brander di Lucas Debevec Mayer.

Jorge Binaghi

24/9/2019

La foto del servizio è di Prensa Teatro Colón/Arnaldo Colombaroli.